Ciao Tanny
scusa se sono stata così poco assidua nei commenti, ma sono stata presa dal vortice natalizio di auguri, parenti e regali.
Sono comunque andata avanti nella lettura, ma sono ancora ben lontana dalla fine.
Ho iniziato infatti da poco la quarta parta.
La narrazione mi sembra che abbia perso verve.
Anche se ripensandoci non saprei perché.
Tutto è descritto e riportato al minimo dettaglio, forse troppo.
Sembra di perdere il senso generale della storia. Anche se ripensando a tutto quello che è successo finora, si ha la sensazione di un lento ma inesorabile decadimento dell'entusiasmo e dell'ammirazione che si poteva respirare nella prima parte del libro, di fronte all'incredibile resistenza morale e psicologica di Panagulis durante la prigionia.
Come se ci prendesse una sorta di disincanto, di fronte ad un "eroe" che non trova la sua strada, nemmeno i campi di battaglia su cui mostrare il suo valore, che non sa decidere che arma usare.
Come se ciò che non hanno potuto le torture fisiche e psicologiche, ciò che non ha potuto la solitudine di una prigionia inumana, sia riuscito invece all'isolamento in cui il protagonista si trova una volta in libertà.
Un isolamento che in ogni caso non riesce a spezzare.
Mi ha colpito molto l'incontro la descrizione con i "grandi vecchi" in Italia, gli unici che sembrano dargli ascolto: Parri, Pertini e Nenni.
Nenni quasi profetizza su di lui, su come lo veda come un anarchico, cosa che Panagulis rifiuta anche se non la capisce bene in quel momento. Profetizza su come si renderà conto che la resistenza armata non è la strada per la democrazia in Grecia anche se non lo dice apertamente, su come Panagulis avrà modo di meditare comunque su tutto ciò durante il suo esilio.
Adesso sono al momento in cui Panagulis torna ad Atene dopo la caduta della Giunta e trova ad accoglierlo uno sparuto gruppetto di amici e parenti.
Ha ormai rinunciato all'idea della resistenza armata, ha rotto quasi con tutti, o meglio ha sempre rifiutato di cercare un strada per la liberazione del suo paese attraverso la politica ufficiale, quella delle tessere, dei partiti, delle ideologie.
E' un uomo isolato, complesso, scomodo, incompreso e a sua volta incapace di comprendere veramente la sua gente, i suoi connazionali e i meccanismi che regolano la strada che ogni popolo sceglie per governarsi, ma non arreso, ancora non arreso.
Francesca