Roth, Philip - Quando lei era buona

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Da bambina Lucy Nelson vede il padre alcolista finire in galera. Da quel giorno ha cercato di redimere qualunque uomo le capitasse intorno, per la rovina sua e dei suoi amanti. Quando Roy e Lucy iniziano a uscire insieme, lui lo fa perché sta cercando se stesso, lei perché non sopporta più una madre remissiva e un padre ubriacone. Si innamorano, o cosi credono. Quando Lucy cede alle estenuanti insistenze, alle canzoni romantiche e alle parole rassicuranti di Roy e "va fino in fondo", rimane incinta. Da quel momento in avanti, come in una tragedia greca in cui, qualunque cosa si faccia, non si può sfuggire al destino, tutto precipita. Lucy non vuole ripercorrere le orme della madre, non vuole diventare la moglie di un uomo egoista, debole e fallito, ma si convince di essere già quel tipo di donna, trascinando il matrimonio - e se stessa - alla rovina. Uscito subito prima del Lamento dì Portnoy, questo terzo romanzo di Philip Roth contiene già tutto il sarcasmo, l'ironia tagliente, l'inquietudine morale delle opere della maturità. Ma possiede una caratteristica che lo rende una stella preziosa: è l'unico romanzo del maestro di Newark ad avere per protagonista una donna. Con Lucy, Roth consegna alla storia della letteratura un personaggio agghiacciante e commovente, incarnazione di una donna che lotta per non sprofondare nella propria follia.
 

Roberto89

MODerato
Membro dello Staff
Questo è il primo libro che leggo di Roth, quindi non mi sento di dare un giudizio finale. Anzi, credo possa venirne fuori solo un commento "abbozzato", che andrebbe rifinito almeno dopo una seconda lettura del romanzo e magari di qualche opera più matura dell'autore. Comunque...

Il libro mi è piaciuto in buona parte, l'ho trovato invece un po' carente in qualche aspetto. Ripeto ancora che non so se si tratti di "difetti" propri dell'autore o di caratteristiche proprie di questo romanzo, comunque i personaggi mi sembrano un po' troppo distanti, ho faticato ad affezionarmi a uno qualunque di loro (senza contare il fatto che ci ho messo un po' per individuare la protagonista, per sentire che la storia parlava di lei e non di tutta la sua famiglia); sotto questo aspetto sembra più un resoconto storico che un romanzo. Poi odio i salti temporali da una cosa a un'altra, assieme al fatto di riassumere prima una parte del racconto e poi, subito dopo o poco oltre, approfondirla. Ripeto, sembra troppo tecnico, formale.
Passando ai pregi, mi piace come Roth è entrato nei personaggi, specie in quello principale, facendo avvertire, anche se con continui passaggi fra punto di vista interno-esterno, l'illusione e al contempo la lotta interiore della protagonista.

Evito di aggiungere altri commenti perché credo siano aspetti ancora incerti, ci vorrebbe una seconda lettura, che però dovrà aspettare un po'... Non è certo un romanzo leggero, anche se credo nemmeno un capolavoro. Comunque lo consiglio, magari però non come primo approccio a quest'autore.
 
Ultima modifica:
Alto