Calvino, Italo - La giornata di uno scrutatore

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
Questo racconto o romanzo breve mi è piaciuto molto, è stato pubblicato nel 1963 però la storia si svolge 10 anni prima (data in cui l'autore ha iniziato a scriverlo) all'interno di un seggio elettorale sito nel Cottolengo di Torino, un istituto religioso dove sono ricoverati migliaia di minorati fisici e mentali.
Non è affatto noioso come a qualcuno potrebbe sembrare dal titolo (tra l'altro a me interessa anche l'argomento elezioni, ho fatto diverse volte la scrutatrice) perché è denso di riflessioni che il protagonista, Amerigo Ormea, fa riferendosi soprattutto alla normalità o meno dell'essere umano.
E' autobiografico perché lo stesso Calvino era iscritto al partito comunista e si trovò un paio di volte al Cottolengo, la prima per poco tempo in qualità di candidato e la seconda proprio come scrutatore.
Molto interessanti i riferimenti a poeti e filosofi e alla ideologia marxista. Ed anche la critica ai religiosi che volevano votare per i pazienti inabili al voto per far vincere la democrazia cristiana.
Ho trovato diversi punti di contatto con Amerigo, devo trovare il tempo per postare le citazioni segnate.

P:S: strano che non ci fosse ancora qui in PB, ma io non l'ho trovato
 
Ultima modifica:

Minerva6

Monkey *MOD*
Membro dello Staff
D'improvviso gli venne da pensare a un mondo in cui non ci fosse più la bellezza.
Ma porre la bellezza troppo in alto nella scala dei valori, non è già il primo passo verso una civiltà disumana, che condannerà i deformi a esser gettati dalla rupe?
Quando parla così riferendosi ai minorati del Cottolengo mi è venuto da pensare a L'idiota del Dosto

«Gratitudine a Dio». Gratitudine per le sventure? Amerigo cercava di farsi passare il nervoso riflettendo (la teologia gli era poco familiare) a Voltaire, Leopardi, (la polemica contro la bontà della natura e della provvidenza), poi -naturalmente- Kierkegaard, Kafka, (il riconoscimento d'un dio imperscrutabile agli uomini, terribile).

s'impelagava - per la sua abitudine a guardare le cose dal punto di vista dell'avversario e la sua riluttanza a esprimere concetti ovvi
succede spesso anche a me

Nulla lo scandalizzava quanto la faciloneria con cui popoli si moltiplicano, e più affamati e arretrati sono meno la smettono di far figli, non tanto perché li vogliono ma perché abituati a lasciar fare alla natura, alla disattenzione, all'abbandono.

...erano lacci dello stesso nodo o garbuglio in cui sono legate tra loro - dolorosamente, spesso (o sempre) - le persone.

L'umano arriva dove arriva l'amore; non ha confini se non quelli che gli diamo.

Calvino in una nota sul finale dice:ho cercato di basarmi sempre su cose viste coi miei occhi (in due occasioni, nel 1953 e nel 1961); ammesso che questo possa importare, in un racconto che è più di riflessioni che di fatti
Ecco perché ho apprezzato molto questo libro
 

Lark

Member
Libro bellissimo, mi è piaciuto molto. Più che l'attività cui è impegnato il protagonista penso che l'accento Calvino lo ponga sul luogo in cui c'è il seggio: una casa di cura, manicomio, mondo a parte, e le riflessioni che fa sono meravigliose. Protagonista umano e volubile, radicato nel suo tempo, molto intenso, sviluppato alla perfezione in poco più di 80 pagine. Ne consiglio la lettura a tutti!
 
Alto