Shi, Yang Shi - Cuore di seta

estersable88

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Per tutto il viaggio me ne restai con la testa appoggiata al sedile. Era la prima volta che volavo, mi facevano male le orecchie, avevo un po' di nausea,
e mi spaventavo ogni volta che l'aereo traballava. Nei pochi momenti che ero sveglio sbirciavo verso il finestrino alla mia sinistra e inventavo storie
coi personaggi che le forme delle nuvole di volta in volta mi suggerivano. Erano nuvole di mían hūatáng, 'cotone caramella', lo zucchero filato che spiluccavo,
in Cina, fra le bancarelle dei mercatini serali. Era il marzo del 1990 e, a soli undici anni, stavo volando verso Oūzhōu, l'Europa, insieme a Mama, mia
madre...
Inizia così l'avventura di Shi Yang Shi in Italia, un mondo sul quale ha spesso fantasticato ma che scoprirà fin da subito molto diverso da come lo aveva
immaginato. Dopo un viaggio interminabile, infatti, il piccolo Yang, in Cina studente brillante e figlio unico adorato di genitori benestanti, si ritrova
a Milano, senza il padre, costretto a dormire insieme a Mama su giacigli improvvisati nella cucina di una famiglia di conoscenti, alle prese con una lingua
di cui non sa nemmeno una parola e circondato da lǎowài, stranieri dagli occhi grandi e naso grosso che si assomigliano un po' tutti. Tutto per lui è nuovo
e difficile, e dopo solo pochi mesi che sembrano però una vita intera, i suoi sogni di bambino si sono già accartocciati l'uno dopo l'altro di fronte alla
realtà. A mano a mano che questo accade, lo strappo che la partenza da Jǐnán ha prodotto nel suo giovane cuore di seta avanza, inesorabile e silenzioso.
Perché la sua anima è divisa, in bilico, tra la vecchia vita in Cina e la nuova in Yìdàlì, tra vecchie e nuove abitudini, tra la voglia di rispettare la
tradizione e la famiglia e il desiderio di affermare se stesso, realizzando i suoi sogni. Come se dentro di lui germogliasse invisibilmente un seme biforcuto,
che non sa se svilupparsi verso l'obbedienza o la ribellione. Nel raccontarci i tentativi fatti per raggiungere un equilibrio faticoso quanto delicato,
Yang ci trasporta nel suo mondo multicolore di giovane cinese cresciuto in Italia regalandoci una storia che sa essere amara, ma anche divertente e piena
di speranza.


Shi Yang Shi, oggi attore trentottenne, ci racconta la sua storia di immigrato clandestino, di bambino arrivato in Italia dalla Cina con la madre per migliorare la condizione sociale della famiglia.
In Cina la sua era una famiglia benestante e lui era uno studente modello, il primo della classe. Ma quando, dopo varie peregrinazioni, Yang arriva a Milano è costretto a vivere in condizioni miserevoli, a ringraziare lo zio per l’ospitalità, a dormire su una branda, a parlare con Baba – il padre – solo da lontano al telefono della rosticceria dello zio dove lavora con la madre. E a scuola non riesce a brillare, non conosce l’italiano, non riesce a farsi degli amici, il suo essere ammirato per l’impegno nello studio si trasforma in sinonimo di derisione da parte dei compagni… Yang cresce e soffre, diviso tra la voglia di ribellarsi e la pressione della responsabilità di onorare la famiglia di cui è l’unico erede. Ma non c’è solo la difficoltà di adattarsi, c’è anche l’adolescenza che irrompe confondendo, agitando, accrescendo lo strappo fatto con la partenza al suo cuore di seta. Così cominciano i conflitti, le tensioni sessuali, le incomprensioni con i genitori… ma pian piano qualcosa cambia e Yang comincia a capire che deve essere lui a prendere in mano le redini della sua vita, a dover decidere per il suo futuro. Così affronta la sua omosessualità, cambia percorso di studi, comincia a decidere per sé e ritorna a volare alto come un dragone.
Questa è una storia di distacchi e partenze, di turbamenti e piccole vittorie personali, di crescita, di cambiamento e di speranza per il futuro. Un libro breve ma intenso, una lettura gradevole che sa di tradizione, cultura e voglia di farcela. Consigliato!
 
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