considerazione metafisica sulla lettura dei libri

antonio1976

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Tempo fa vidi un film bellissimo, si intitola "viaggio in inghilterra", una figura secondaria (molto tormentata, quanto affascinante) di questo film pronuncia questa frase "leggiamo per sapere che non siamo soli".

E' una frase che mi ha molto colpito e che rispecchia in pieno ciò che vivo e sento quando leggo, voi che ne pensate?
 

Minerva6

Monkey *MOD*
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Non so come la intendi tu, ma io posso dire che insieme ad un libro non mi sento mai sola e il potermi identificare nei personaggi di cui sto leggendo la storia per me è fondamentale, se mi ritrovo in loro, in qualche pensiero o azione che compiono, mi sento completa ed appagata :ad:.
 

antonio1976

New member
Non so come la intendi tu, ma io posso dire che insieme ad un libro non mi sento mai sola e il potermi identificare nei personaggi di cui sto leggendo la storia per me è fondamentale, se mi ritrovo in loro, in qualche pensiero o azione che compiono, mi sento completa ed appagata :ad:.

intendo proprio questo!
 

Monica

Active member
Bella la domanda :) Ho visto quel film, così ben fatto.La domanda che si fa Hopkins deriva dal suo particolare stile di vita,così rigido , privo di emozioni e di contatti umani .
In un crto senso riconosce che la lettura,per lui, è un modo di mettersi in contatto con le emozioni di altre persone ( a lui sconosciute) e quindi di non sentirsi più così solo.
Ed è vero,quando leggi un romanzo sai che in quel momento nel mondo ci sono altri che stanno leggendo il tuo stesso libro e si riconoscono in determinati personaggi.Si stabilisce un filo sottile ed invisibile,secondo me molto affascinante.
 

Grantenca

Well-known member
CONSIDERAZIONI DA LOCKDOWN (Anche sulla lettura di libri).
Feste in lockdown, difficilissimo poterlo immaginare solo un ‘anno fa.
Sto leggendo un buon libro (il mulino sulla Floss), che assimilo e quasi centellino come un buon vino, a piccole dosi, e che comunque mi aiuta a trascorrere queste giornate forzatamente troppo simili.
Già la mia attuale vita da pensionato non è, soprattutto d’inverno, particolarmente vivace, ma questa pandemia l’ha ancor di più appiattita e devo trovare in qualche modo qualcosa che mi impedisca di fossilizzarmi del tutto.
Ho molto tempo per pensare, questo sì, e ho fatto una riflessione sulla fortuna che mi ha assistito dandomi la possibilità di leggere qualche libro , attività certamente non particolarmente eccentrica, ma non ovvia o banale come potrebbe apparire ad un primo esame. Ho una istruzione media superiore (istituto tecnico commerciale), una istruzione alla portata di chiunque ovviamente, ma non è sempre stato così.
Ai tempi della mia giovinezza verso i dodici, tredici anni, si passava direttamente dai banchi di scuola ai banchi di lavoro. La grande maggioranza (almeno l’80% qui in provincia) con la scuola media inferiore aveva concluso la sua preparazione didattica. Io sono entrato nell’altro 20% anche e soprattutto per una serie di eventi abbastanza casuali.
Se non avessi continuato gli studi certamente oggi non leggerei libri di letteratura. Ne sono certo, perché non avevo il sacro fuoco dell’istruzione a tutti i costi o della lettura di testi letterari. Ho imparato ad apprezzare i libri solo al terzo anno dell’Istituto tecnico, grazie ad un professore di lettere (restato indelebilmente nella mia memoria) che aveva saputo convincermi con argomenti molto convincenti del fascino di questa arte.
E’ pur vero che, da quel momento, sono stati molti di più i libri di letteratura che ho letto che il mio impegno sui testi scolastici, ma senza quella ”scintilla” non avrei certamente iniziato a leggere. E’ vero che poi, con l’inizio del lavoro, non ho continuato la lettura con la dovuta frequenza, qualche libro ogni tanto…., e la verità è che ho passato il 95% del mio tempo tra il lavoro e hobby molto prosaici. E l’altro 5% ? Libri, cinema, vacanze, teatro ( in musica soprattutto)in ordine di importanza. Non ho dedicato molto tempo, come vedete, a queste premianti attività, e mi rendo benissimo conto che il mio tempo libero lo potevo utilizzare diversamente, anche se è facile dirlo adesso, ma già solo questo tempo minimo che ho dedicato soprattutto alle letture ( Letteratura e un po’ di storia) mi fa pensare che non tutti hanno avuto la mia fortuna e le mie possibilità.
Se non avessi continuato gli studi la mia vita sarebbe stata completamente un’altra. Non voglio dire migliore o peggiore, questo non si può sapere, ma diversa, assolutamente diversa, questo sì. Avrei avuto altre frequentazioni, un altro lavoro, magari un altro matrimonio, altri interessi per il tempo libero (su questo fino ad un certo punto però) ma difficilmente avrei conosciuto Hans Fallada o Gitta Sereny.
Avrei avuto una vita migliore e più serena? Anche questo non si può sapere, avrebbe anche potuto essere il contrario, anche se è vero che la felicità non sempre va a braccetto con la conoscenza.
Ho voluto esporre queste considerazioni da Lockdown per rimarcare il fatto che, al di là delle nostre legittime volontà, aspirazioni e comportamenti, sia spesso il caso che decide, in un modo o in un altro, parti importantissime della nostra esistenza.
 
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