Slimani, Leila - Ninna nanna

velmez

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Attraverso la descrizione chirurgica, certosina, della giovane coppia e della figura intrigante e misteriosa della tata, Ninna nanna, acclamato Premio Goncourt 2016, affonda lo sguardo nelle nostre concezioni dell’amore, dell’educazione, dei rapporti di forza che si celano dietro il denaro, parlandoci di pregiudizi culturali e di classe e del tempo in cui viviamo.

L'unico fatto del libro lo si scopre nelle prime tre pagine, il resto è la ricostruzione narrativa/psicologica degli antefatti... un libro incredibile, molto crudo e molto forte, a un certo punto soffocante... mi piacerebbe confrontarmi con qualcuno sulla lettura di questo libro!
Lo consiglio a chi ha un buon pelo sullo stomaco e magari non ha figli piccoli...
 

estersable88

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Mi hai incuriosita, l'ho messo in lista e credo che lo comincerò a breve.
 

estersable88

dreamer member
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E’ singolare: ho letto “Ninna nanna” in poche ore, per combattere l’insonnia e, ironia della sorte, non avrei potuto scegliere libro più adatto. Per definirlo mi viene in mente una sola parola: agghiacciante. Questo libro tiene avvinti come una nenia soporifera che calma e copre i rumori molesti. E la protagonista, Louise, con il suo aspetto da bambolina invecchiata, troppo fragile e perfetta, fa proprio questo: entra nelle case, accudisce i bambini, vizia i genitori, come un balsamo che allevia le tensioni e riporta la calma e l’ordine. Nonostante il suo impegno e la sua dedizione, però, nessuno riesce a considerarla più che una domestica, una persona di servizio; nessuno si accorge dell’abisso di solitudine, umiliazione, sottomissione che Louise si porta dietro, nessuno vede il baratro in cui sta precipitando finché, dopo tanti anni passati ad occuparsi degli altri, dopo l’ennesimo atto di irriconoscenza, il vaso trabocca.
Questo non è un giallo, quello che è accaduto lo scopriamo subito, nella prima frase del libro: due bambini, Mila e Adam Massé, sono stati uccisi, li ha uccisi Louise; ha cercato di uccidere anche se stessa, ma non ci è riuscita. Resta “solo” da capire perché l’ha fatto. No, questo non è un giallo, ma quasi lo diventa mentre scandagliamo il passato di Louise, con i fallimenti e le continue delusioni, ed analizziamo la vita familiare dei Massé, lei avvocato super impegnata a farsi una posizione, lui musicista con orari di lavoro impossibili. Presi dalle loro vite i coniugi e i loro figli sono diventati dipendenti da Louise, ma per la tata il rapporto ha assunto una connotazione diversa: si è, a suo modo, affezionata a quella famiglia e lo ha fatto in modo morboso. Così, quando ha capito che presto non avrebbero più avuto bisogno di lei, la sua follia ha toccato il culmine.
Non è un libro cruento, ma non fa sconti e tiene incollati suscitando un gusto perverso: siamo inorriditi, ma bramiamo dettagli, vogliamo sapere di più, scavare più a fondo.
Troppo crudo per essere un romanzo, troppo poco asettico per essere una cronaca, questo libro ci ammonisce sui comportamenti che tutti, indistintamente, siamo portati a tenere ogni giorno: siamo troppo presi da noi stessi per accorgerci dei bisogni degli altri finché questi non arrivano a toccarci direttamente. E questo è ancora più vero se gli altri sono persone che, per qualche motivo, riteniamo inferiori a noi.
Un pugno dello stomaco necessario, consigliato a chi ha una mente disposta ad analizzare il comportamento altrui nel modo più razionale possibile, senza lasciarsi sopraffare dall’indignazione o dall’orrore.
 
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