Roy, Jennifer - Avevano spento anche le stelle

estersable88

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La vera storia di Syvia Perlmutter: un racconto di coraggio, disperazione e sopravvivenza.
Per oltre cinquant'anni dalla fine della guerra, Syvia, come tanti altri sopravvissuti all'Olocausto, si rifiuta di parlare degli anni trascorsi nel ghetto
di Lodz, in Polonia. Seppellisce il passato e guarda avanti. A un certo punto, però, si rende conto che è importante condividere la sua esperienza e così
inizia a raccontare la sua storia alla nipote: dalla vita tranquilla nel ghetto, ai primi rastrellamenti degli ebrei, al tentativo del padre di nasconderla
in una buca scavata nel cimitero e sottrarla così alla ferocia nazista. Fino a quando l'intera famiglia sarà scoperta e Syvia rischierà la vita.

Quando i nazisti cominciarono a rastrellare le città e i ghetti in cerca di ebrei da deportare, Syvia era solo una bambina: aveva cinque anni quando, davanti a una torta al limone che non mangerà mai, capisce di essere ebrea, di dover lasciare casa sua a Lods e di dover scappare con la sua famiglia senza sapere se farà mai ritorno tra quelle mura amiche. Ha otto anni quando i tedeschi prendono tutti i bambini dalle case degli ebrei e la sua famiglia, per proteggerla, la nasconde in una buca nel cimitero del ghetto. Ha dieci anni ed ha già sulle spalle un carico di paura, dolore, sgomento quando i russi liberano il ghetto il 19 gennaio 1945. Ed è proprio con le parole di Syvia, tornata a parlare di questa triste vicenda dopo cinquant’anni, che la nipote Jennifer racconta la sua storia.
L’espediente della narrazione in tono autobiografico – come se fosse un diario scritto dalla stessa Syvia man mano che viveva quelle atrocità – è particolarmente d’effetto: il pregio di questo libro è, infatti, che racconta con la semplicità degli occhi di una bambina una storia di dolore e dalle conseguenze molto più grandi di tanti adulti. Tutto in queste pagine fa rabbrividire ma non sconvolge: all’inizio il tono di Syvia è diretto, semplice, quasi non curante, di una bambina che non capisce bene cosa le accade intorno. Questo ha l’effetto opposto di creare nel lettore un timore incipiente per ciò che accadrà. Man mano che si prosegue nella lettura, però, tutto diventa drammatico, angosciante, ineluttabile, ma la voce di Syvia resta sempre, invariabilmente, quella di una bambina che, sebbene rischi la vita ogni giorno, sia costretta alla prigionia, agli stenti, dimostra sempre coraggio e la saggezza tipica di chi sa che se sbaglia non avrà occasione di tornare indietro e metterà in pericolo gli altri. Questa è una storia di coraggio, abnegazione, altruismo, una storia non originale, ma certamente toccante soprattutto perché riguarda dei bambini.
Libro breve e coinvolgente. Consigliato.
 
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