Sinossi
Non era affatto sicuro, Singer, di voler pubblicare questo romanzo in una lingua che non fosse lo yiddish: perché dentro ci sono cose che esitava a mettere sotto gli occhi dei lettori americani, e del resto del mondo. C'è, per esempio, il «lato oscuro» di quella via Krochmalna da lui resa un luogo letterariamente mitico, dove viveva, in condizioni di estrema miseria, la comunità ebraica di Varsavia (e la sua stessa famiglia): i bassifondi, i bordelli, i covi dei ladri, dei ricattatori e dei magnaccia; e un accenno a un argomento tabù: il traffico, a opera di malavitosi ebrei, di ragazze giovanissime, che dagli shtetl dell'Europa orientale venivano mandate a prostituirsi in Sudamerica; e, come se non bastasse, un ebreo che va a letto sia con gli uomini che con le donne: atto ignominioso, inammissibile. Ma tutto questo, per noi lettori di oggi, passa in secondo piano rispetto al nucleo incandescente del romanzo, che è una doppia storia di amour fou: quella tra Keyla la Rossa, una irresistibile puttana quasi trentenne, e suo marito Yarme, un seducente avanzo di galera; e quella, ancora più straziante e furibonda, tra la stessa Keyla e Bunem, il figlio diciannovenne di un rabbino, che con lei riuscirà a raggiungere l’America, la terra di tutte le speranze e di tutte le disillusioni. Sullo sfondo, la vita brulicante, ardente, odorante e maleodorante di via Krochmalna, prima, e poi delle miserabili strade di New York dove vivevano gli emigrati all’inizio del secolo scorso: affreschi possenti, che non a caso molti hanno accostato a quelli ottocenteschi di Dickens e Dostoevskij.
Allora in linea di massima il libro mi è piaciuto e lo consiglio ma, non so perchè, non sono entrata in empatia con i personaggi. E' stata una lettura distaccata ma che mi ha lasciato comunque un alone di tristezza alla fine.
-ATTENZIONE SPOILER -
Mi ha infastidito molto Bunem. Mi ha dato l'idea del ragazzino che fa i capricci, che si crede grande, scappa e poi scopre che la realtà è ben peggiore di quello che si era immaginato e, soprattutto, non c'è nessuno a dirgli cosa fare e quindi si trova spaesato e non sa cosa fare. Piuttosto che cogliere l'occasione per crescere, prendersi la resposabilità di decidere qualcosa e pagarne poi le conseguenze (nel bene e nel male), preferisce non far nulla. Non potrà mai avere una evoluzione positiva un personaggio simile.
Su Keyla non so bene cosa pensare. Non l'ho trovata una donna forte, una classica "eroina" dei romanzi, ma non è nemmeno un personaggio negativo. Ho apprezzato che lei ci prova a migliorare, ad uscire dalla sua condizione, ma essendo umani si ricade facilmente nelle spirali negative che ci portano verso il basso. Non apprezzo però l'esasperazione in questi momenti di "down", questi sbalzi di umore in cui un momento è tutto talmente nero da non vedere soluzioni oltre la morte al un momento dopo andrà tutto a meraviglia inizieremo un'altra vita migliore in un altro posto.
Inoltre la sinossi del libro inizia così: Non era affatto sicuro, Singer, di voler pubblicare questo romanzo in una lingua che non fosse lo yiddish: perché dentro ci sono cose che esitava a mettere sotto gli occhi dei lettori americani, e del resto del mondo. C'è, per esempio, il «lato oscuro» di quella via Krochmalna
Ero curiosa di questo aspetto, ma io non ho visto niente di questo. Si sono un gruppo di ebrei e si in via Krochmalna non sono propriamente dei cittadini modello, ma non è descritto niente di diverso da altri quartieri. L'essere ebreo è in sottofondo, è il contesto generale ma non è che siano dei malviventi migliori o peggiori di altri...
Non era affatto sicuro, Singer, di voler pubblicare questo romanzo in una lingua che non fosse lo yiddish: perché dentro ci sono cose che esitava a mettere sotto gli occhi dei lettori americani, e del resto del mondo. C'è, per esempio, il «lato oscuro» di quella via Krochmalna da lui resa un luogo letterariamente mitico, dove viveva, in condizioni di estrema miseria, la comunità ebraica di Varsavia (e la sua stessa famiglia): i bassifondi, i bordelli, i covi dei ladri, dei ricattatori e dei magnaccia; e un accenno a un argomento tabù: il traffico, a opera di malavitosi ebrei, di ragazze giovanissime, che dagli shtetl dell'Europa orientale venivano mandate a prostituirsi in Sudamerica; e, come se non bastasse, un ebreo che va a letto sia con gli uomini che con le donne: atto ignominioso, inammissibile. Ma tutto questo, per noi lettori di oggi, passa in secondo piano rispetto al nucleo incandescente del romanzo, che è una doppia storia di amour fou: quella tra Keyla la Rossa, una irresistibile puttana quasi trentenne, e suo marito Yarme, un seducente avanzo di galera; e quella, ancora più straziante e furibonda, tra la stessa Keyla e Bunem, il figlio diciannovenne di un rabbino, che con lei riuscirà a raggiungere l’America, la terra di tutte le speranze e di tutte le disillusioni. Sullo sfondo, la vita brulicante, ardente, odorante e maleodorante di via Krochmalna, prima, e poi delle miserabili strade di New York dove vivevano gli emigrati all’inizio del secolo scorso: affreschi possenti, che non a caso molti hanno accostato a quelli ottocenteschi di Dickens e Dostoevskij.
Allora in linea di massima il libro mi è piaciuto e lo consiglio ma, non so perchè, non sono entrata in empatia con i personaggi. E' stata una lettura distaccata ma che mi ha lasciato comunque un alone di tristezza alla fine.
-ATTENZIONE SPOILER -
Mi ha infastidito molto Bunem. Mi ha dato l'idea del ragazzino che fa i capricci, che si crede grande, scappa e poi scopre che la realtà è ben peggiore di quello che si era immaginato e, soprattutto, non c'è nessuno a dirgli cosa fare e quindi si trova spaesato e non sa cosa fare. Piuttosto che cogliere l'occasione per crescere, prendersi la resposabilità di decidere qualcosa e pagarne poi le conseguenze (nel bene e nel male), preferisce non far nulla. Non potrà mai avere una evoluzione positiva un personaggio simile.
Su Keyla non so bene cosa pensare. Non l'ho trovata una donna forte, una classica "eroina" dei romanzi, ma non è nemmeno un personaggio negativo. Ho apprezzato che lei ci prova a migliorare, ad uscire dalla sua condizione, ma essendo umani si ricade facilmente nelle spirali negative che ci portano verso il basso. Non apprezzo però l'esasperazione in questi momenti di "down", questi sbalzi di umore in cui un momento è tutto talmente nero da non vedere soluzioni oltre la morte al un momento dopo andrà tutto a meraviglia inizieremo un'altra vita migliore in un altro posto.
Inoltre la sinossi del libro inizia così: Non era affatto sicuro, Singer, di voler pubblicare questo romanzo in una lingua che non fosse lo yiddish: perché dentro ci sono cose che esitava a mettere sotto gli occhi dei lettori americani, e del resto del mondo. C'è, per esempio, il «lato oscuro» di quella via Krochmalna
Ero curiosa di questo aspetto, ma io non ho visto niente di questo. Si sono un gruppo di ebrei e si in via Krochmalna non sono propriamente dei cittadini modello, ma non è descritto niente di diverso da altri quartieri. L'essere ebreo è in sottofondo, è il contesto generale ma non è che siano dei malviventi migliori o peggiori di altri...