Perutz, Leo - Tempo di spettri

bouvard

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Il titolo originale di questo libro è “Wohin rollst du, Apfelchen – Dove mai te ne vai, melina – dal verso di una filastrocca che ritorna più volte. Il titolo italiano - in apparenza più “allettante” - secondo me invece non rende affatto l’idea che Perutz voleva trasmettere. Una mela che rotola non si sa mai dove va a finire, proprio come la vita e il destino degli uomini. E proprio come il viaggio del protagonista.
Considerato che Perutz è un autore che per tre quarti dei suoi libri ti fa credere una cosa per poi dirti nell’ultimo quarto che invece stava parlando d’altro una traduzione del titolo più aderente all’originale secondo me sarebbe stato meglio.
Trama: Durante la Prima Guerra Mondiale 4 militari austro-ungarici in un campo di prigionia russo stringono un patto: se verranno liberati uno di loro – estratto a sorte – tornerà lì per uccidere il capitano Seljukov. Colpevole di averli umiliati e soprattutto di aver fatto morire in modo atroce un loro compagno di prigionia.
Già durante il viaggio di ritorno in treno verso Vienna però 3 dei 4 militari si mostrano titubanti a tener fede a quel patto stretto in circostanze estreme. Titubanza che diventa rifiuto una volta ritornati alla vita normale. Così non è per Georg Vittorin – il quarto – che si imbarca in una assurda, quanto picaresca caccia all’uomo attraverso mezza Europa…
SPOILER VARI. Man mano che Vittorin si intestardiva nel suo proposito di continuare la caccia mi chiedevo chi glielo facesse fare. E soprattutto mi chiedevo chi glielo facesse fare agli altri ad aiutarlo! Perché questo è l’assurdo Vittorin – maldestro, sprovveduto, poco accorto – ha finito sempre con il cavarsela e uscire vivo dalle situazioni più disperate mentre tutti quelli che lo hanno aiutato ci hanno rimesso la pelle o quasi.
Alla fine c’è il colpo di scena, o meglio più che colpo di scena è una vera e propria beffa perché Vittorin scopre che tutto il suo affannoso e rischioso peregrinare per l’Europa poteva anche risparmiarselo! Seljukov lo ha ritrovato infatti proprio nella sua Vienna. Insomma poteva “Starsene a casa, aspettare e poi un giorno prendere una strada e svoltare l’angolo. Tutto qui, non ci sarebbe stato bisogno di fare altro”.
Visto che di spoiler ne ho fatti abbastanza evito almeno di dirvi se è riuscito ad ammazzarlo oppure no.
Il libro è secondo me una bella lettura, scorrevole e interessante, ma non un capolavoro e neppure il miglior libro di Perutz.
 
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