Rodenbach, Georges - Bruges la morta

Jessamine

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TRAMA
Incapace di superare il lutto per la morte della giovane e bellissima moglie Ofelia, Hugues Viane si trasferisce, insieme ai cimeli della defunta, a Bruges, dove vive nel ricordo e nella nostalgia della donna perduta. Esce di casa soltanto quando si fa buio e passeggia tra le stradine malinconiche della città, che alimentano ulteriormente la sua tenace, invincibile tristezza. Una sera, per caso, incontra una donna, Jane Scott, che sembra la copia esatta della moglie. Con il passare del tempo, però, si rivela molto diversa da lei: capricciosa, irrequieta, futile, amante del lusso e della ricchezza, Jane ha assai poco da spartire con l'anima, la grazia, la dolcezza di Ofelia. E l'insana relazione fra i due, nutrita soltanto di false illusioni, prenderà presto una piega del tutto inaspettata. Bestseller internazionale nell'Europa simbolista e decadente, Bruges la morta fu pubblicato per la prima volta nel 1892. A oltre un secolo di distanza, questa storia tragica e avvincente mantiene intatta la sua fortissima capacità di suggestione, rivelandosi una lettura indimenticabile. Un libro che sembra sostare a un crocevia, condensando l'immaginazione di un'intera epoca e nello stesso tempo lanciando verso il futuro la sua provocazione fantastica.

COMMENTO
A volte ho come l'impressione che alcuni romanzi arrivino nel momento sbagliato: in questo caso, ad esempio, sono certa di essere arrivata troppo tardi.
“Bruges la morta” ha un fascino sottile, uno stile ricco e molto carico, che trascina il lettore in un vortice di simbolismi e metafore ricche e vagamente esasperate.
Il protagonista è un eterno vedovo, un uomo che dopo la perdita della giovane e amatissima moglie si trincera nel suo dolore come se questo potesse dargli un'identità e un posto nel mondo: non si tratta di incapacità di superare il lutto, perché nemmeno per un istante Hugues prova a vivere i suoi sentimenti in maniera sincera.
In un parossistico gioco di metafore e somiglianze, Hugues decide di trasferirsi a Bruges, dove le stradine decadenti, i rintocchi cupi delle campane, il lento incedere silenzioso delle beghine e le fredde acque dei canali sembrano adattarsi al meglio al suo folle e disperato proposito di vivere nel lutto e nel dolore. La città diviene così specchio e traino dei sentimenti del protagonista, che si rispecchia nell'ambientazione e al tempo stesso sembra voler assorbire ad ogni costo la tristezza del luogo.
Se avessi letto questo breve romanzo da adolescente, sicuramente me ne sarei innamorata: avrei adorato ogni complicata descrizione, mi sarei crogiolata nei canali che si fanno fredde arterie di una colonna vertebrale ghiacciata, mi sarei beata di quel languore malinconico che è lo stato d'animo del protagonista. Purtroppo, temo d'essere arrivata un po' tardi: riconosco che questo romanzo abbia in sé una certa grandezza, ma è come se non riuscisse più a far risuonare le mie corde.
Il protagonista mi ha irritato fino allo sfinimento, la caratterizzazione psicologica non ha raggiunto la lucidità che avrei sperato, ho trovato tutto troppo veloce e lento al tempo stesso: mi sono annoiata a morte durante la scena affidata agli occhi della vecchia domestica, mentre avrei preferito leggere molto di più della spirale di follia in cui il protagonista sembra piombare di punto in bianco.
Non so, durante tutta la lettura non facevo altro che sentire che il romanzo avrebbe dovuto piacermi, riconoscevo i punti di forza della scrittura di Rodenbach, ma comunque non riuscivo a sentirmi soddisfatta dalla lettura.
 
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