Io sto leggendo l'edizione Adelphi del 2015, quella con la prefazione di Emmanuel Carrere, che non mi sembra nemmeno troppo spoilerosa (sì, sono un caso perso, non riesco a trattenermi e finisco sempre per leggere le prefazioni prima dei libri :HIPP).
Non conoscevo la storia di Andràs Toma, l'uomo ungherese rimasto in un manicomio russo per cinquant'anni senza mai imparare il russo e senza che nessuno si sforzasse di trovare un modo per comunicare con lui. Terribilmente angosciante, ma anche molto interessante.
Per ora sono arrivata circa a pagina 40 (non mi sembra ci siano capitoli :?) e devo dire che per ora mi sta piacendo molto: è scorrevole, e l'autore riesce a rendere molto bene il senso di angoscia, spaesamento e alienazione provato dal protagonista. Forse sono un po' influenzata dalle parole di Carrere, ma mi sembra che la cosa più angosciante qui non sia tanto il fatto che il protagonista non comprenda questa strana lingua, quanto piuttosto la totale mancanza di voglia di comunicare di tutto il resto del mondo: nessuno che si sforzi di comprendere i suoi gesti, nessuno che noti la sua disperazione e le sue difficoltà... un incubo, davvero.
Ovviamente è ancora presto per qualsiasi giudizio, ma per ora mi sembra che sia un libro nelle mie corde (anche se credo lo leggerò in pausa pranzo, riservandomi qualcosa di meno angosciante per la sera :HIPP).