Di Pietrantonio, Donatella - Bella mia

qweedy

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"La storia di una donna che si ritrova a improvvisarsi madre, nonostante quell'idea di sé fosse stata abbandonata da tempo, con un adolescente taciturno e scontroso. E ciò che succede alla protagonista e io narrante di questo romanzo, quando la sorella gemella, che sembrava predestinata alla fortuna, rimane vittima del terremoto de L'Aquila. Il figlio Marco viene affidato in un primo tempo al padre, che però non sa come occuparsene. Prendersi cura del ragazzo spetta dunque a lei e alla madre anziana, trasferite nelle C.A.S.E. provvisorie del dopo-sisma. Da allora il tempo trascorre in un lento e tortuoso processo di adattamento reciproco, durante il quale ognuno deve affrontare il trauma del presente, facendo i conti con il passato. Ed è proprio nella nostalgia dei ricordi, nei piccoli gesti gentili o nelle attenzioni di un uomo speciale, che può nascondersi l'occasione di una possibile rinascita."

Protagonista principale è il terremoto che ha colpito L'Aquila nel 2009 e la difficile rinascita dei sopravvissuti. Cosa resta dopo un terremoto oltre ai morti e ai feriti, agli sfollati, alle case violate, al pianto dei sopravvissuti, al dolore per chi non ce l’ha fatta? Il romanzo parla di due gemelle che il terremoto ha diviso per sempre lasciando a una delle due l’incarico di fare da madre, lei che madre non ha mai voluto essere, al figlio adolescente della gemella, Olivia, rimasta sotto le macerie. L’io narrante è Caterina, la gemella superstite, che ha ripreso a dipingere le sue terrecotte ma dentro è in frantumi come sono andate in frantumi le sue terrecotte. L’assenza è la presenza onnivora del romanzo con cui Caterina, Marco, il nipote, e la nonna devono fare i conti tutti i giorni e tutte le notti.

Personalmente ho apprezzato molto di più L'Arminuta.
 

alessandra

Lunatic Mod
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Credo che nessuno avesse ancora parlato, in letteratura, del terremoto de L’Aquila, e in effetti non c’è niente di strano in questo, considerando che si tratta di storia recente. Donatella Di Pietrantonio, per me, conferma il talento e l’efficacia narrativa già dimostrata ne L’Arminuta, raccontando in maniera sensibile e toccante lo sperdimento di persone rese “orfane” (chi in senso letterale, chi no) di una parte della loro vita: madre, figlia e un nipote adolescente che ha perso la madre, oltre che la casa, in un periodo già di per sé costellato di contraddizioni e difficoltà di crescere. La vera protagonista è forse la generazione di mezzo, rappresentata da una ceramista perennemente indecisa che, cresciuta all’ombra della gemella più vivace e intraprendente, non è mai riuscita a definire se stessa. In un certo senso questo libro è il romanzo di formazione di un adolescente e contemporaneamente quello di una persona già adulta; la storia di come da una situazione di privazione può nascere qualcosa, di come la crisi e la perdita portino spesso alla rinascita. Una storia intima di affetti sussurrati, non ostentati. Veramente bello; a parer mio senz’altro tra le migliori scrittrici italiane attuali, se non la migliore.
 
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