Alderman, Naomi - Ragazze elettriche The power

qweedy

Well-known member
Cosa succederebbe se delle “ragazze elettriche” iniziassero a trasmettere il “potere” a tutte le donne e nel giro di pochi anni gli uomini fossero esclusi dalla vita pubblica (e non solo)?

Alderman immagina con straordinaria precisione un mondo dominato dalle donne che, improvvisamente, scoprono dentro di loro un potere latente, una mutazione genetica: una matassa, legata alla clavicola,da cui parte un potere enorme, la capacità di emanare energia elettrica dal palmo delle mani. Una caratteristica che emerge con sempre più frequenza nelle adolescenti di quattordici, quindici anni, ma che può anche essere in qualche modo risvegliata nelle donne adulte, da altre che possiedano l’energia. Prima nelle zone del mondo in cui i diritti delle donne sono stati calpestati: Medio Oriente, India, Africa. Grazie al potere si spezzano le catene sociali imposte dal maschilismo. Ma anche in Europa e negli Stati Uniti le cose iniziano a cambiare.

L’ascesa al potere delle donne, nonostante i primi mesi rivoluzionari, si trasforma in una copia carbone dei regimi guidati dagli uomini. Con un’unica differenza: se prima ne erano vittime le donne, ora lo sono gli uomini. Le donne ora distruggono, violentano, seviziano e uccidono proprio come prima di loro avevano fatto gli uomini.
In questo mondo distopico dove anche Dio è donna, gli uomini sono ridotti in schiavitù, seviziati e uccisi, la crudeltà accompagna ineludibilmente la conquista e l'esercizio del potere. Il nodo centrale intorno a cui tutto ruota, è la chiave di lettura della storia stessa: perché le persone abusano del potere? Perché possono, è la semplice, disarmante risposta.
Le donne che scoprono questa forza straordinaria dentro di loro si lasciano corrompere dal desiderio di potere, diventando sempre più brutali, venendo contro lo stereotipo di un naturale istinto femminile ad essere creature pacifiche e accudenti. Il potere corrompe, tanto gli uomini quanto le donne, l’odio represso esplode in scariche elettriche sempre più forti e se a comandare fosse la popolazione femminile è difficile dire con certezza che il mondo sarebbe un posto finalmente più pacifico, giusto, sicuro.
Come spesso accade, il titolo originale "The power" è molto più azzeccato del titolo italiano: potere non solo come capacità di emanare energia elettrica, ma anche potere come sopraffazione.

“Ne consegue che la natura e l’uso del potere umano possono cambiare in due modi. Nel primo è quando un ordine viene emesso dal palazzo, un comando rivolto al popolo che impone ‘Così sia’. Ma l’altro, il più certo, il più inesorabile, si ha quando quelle migliaia di migliaia di punti luminosi inviano ciascuno un nuovo messaggio. Quando il popolo cambia, il palazzo non può opporsi.

Come è scritto: ‘Lei accoglie il fulmine nell’incavo della mano. Gli ordina di colpire’.

"Agli uomini non è più permesso di guidare automobili.
Agli uomini non è più consentito di possedere aziende.
Agli uomini non è più permesso di riunirsi, nemmeno in casa, in gruppi più grandi di tre, senza una donna presente.
Agli uomini non è più consentito votare – perché i loro anni di violenza e indegnità hanno dimostrato che non sono adatti a prendere decisioni o a governare.
Una donna che colga un uomo a disubbidire a queste leggi in pubblico è non solo autorizzata, ma tenuta a punirlo immediatamente."



Consigliatissimo!
 

Jessamine

Well-known member
E’ intelligente, ma non si applica.

Questo potrebbe essere il riassunto della mia recensione. Vorrei avere il tempo di approfondire meglio le riflessioni che mi ha suscitato questo libro, e, chissà, forse un giorno riuscirò anche a farlo. Il punto è che ho trovato “Ragazze elettriche” un romanzo animato da un’idea di fondo geniale, ma realizzato un po’ malino.

L’idea è che un giorno le ragazze (dapprima le adolescenti, poi tutte le neonate, e infine, quasi si trattasse di un’epidemia volontaria, le donne tutte) sviluppano attorno alla clavicola una non meglio identificata matassa che le rende capaci di inviare attorno a sé delle scariche elettriche. Da questo momento in poi, il genere debole, sottomesso, spesso sfruttato si ritrova ad avere un potere per forza di cose sconosciuto agli uomini. La Alderman si domanda, quindi, che cosa succederebbe se una parte della popolazione mondiale si ritrovasse improvvisamente in grado di soverchiare, opprimere e comandare un’altra. Non è difficile immaginare che le cose non andrebbero a finire in maniera proprio idilliaca. Come, del resto, in ogni situazione in cui una parte ha qualcosa che un’altra parte invece non ha. E’ pur vero che gli spunti di riflessione dati da questo romanzo sono tanti e interessanti, però, nel complesso, ho trovato che ci fossero troppe debolezze.

Innanzitutto, quello che non mi ha convinta è stata proprio la struttura del romanzo: la Alderman copre un arco narrativo di diversi anni, cercando di mettere in scena una descrizione corale, ma questo porta solo a un po’ di confusione e un mancato approfondimento di praticamente tutto. Non si capisce cosa sia la matassa, come agisca, con quale criterio si diffonda. Non si capiscono alcuni passaggi temporali, succedono un sacco di cose, eppure al lettore sembra sempre che non sia successo niente. I personaggi sono un po’ delle macchiette, sembra che ognuno entri in scena con un cartello che annuncia il suo typos letterario: “la figlia femmina e illegittima di una famiglia mafiosa”, “la ragazzina che ha subito abusi ed è mossa solo dalla vendetta”, “la politica fredda e pronta a tutto per appagare la sua sete di potere”... ecco, i personaggi proprio non mi sono piaciuti. Sono tanti, ma hanno tutti la stessa voce (pure Eve, dietro i suoi sermoni – che, francamente, ho trovato non poco noiosi).

Quella sarebbe potuta essere una narrazione molto potente si perde un po’ in passaggi di trama troppo rapidi e francamente un po’ inverosimili, che non danno il tempo al lettore di soffermarsi su questioni importanti a livello politico ed etico. Insomma, sto pensando in particolare a tutta la storia di Roxie, che sinceramente non mi pare stia granché in piedi, e ad un certo punto prende un po’ una piega da soap opera.

Ecco, forse il mio è un giudizio un tantino severo, ma avevo sentito così tante volte accostare “Ragazze elettriche” alle opere di Margaret Atwood (che, a quanto ho capito, è stata una mentore per Naomi Alderman), che francamente mi aspettavo molto di più. Qui non ho ritrovato la stessa incisività de “Il racconto dell’ancella”, e forse la differenza fra i due romanzi è così evidente proprio perché “Ragazze elettriche” si rifà moltissimo, anche in maniera piuttosto esplicita, al capolavoro della Atwood. E il confronto, ahimé, non regge.
 
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