Del Amo, Jean-Baptiste - Il sale

Jessamine

Well-known member
TRAMA
Il sale narra l'unica giornata della vita di Luoise e dei suoi tre figli, Jonas, Albin e Fanny. Vite legate e corrose dalla salsedine del mare della cittadina francese di Sète.
Col pretesto di una cena, l'anziana madre decide di riunire i figli, ormai adulti e lontani, nella casa paterna. Sembra una tranquilla occasione per rivedersi, ma l'attesa dell'incontro assume in ognuno di loro le forme di un confronto definitivo.

COMMENTO

Quando tutto sarà finito, voi dubiterete di me, del ricordo che vi resterà di me. Le cose vanno così, i vivi travisano la memoria dei morti. Mai sono più lontani dalla verità.*

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Sono molte le parti di questo romanzo che ho sottolineato e diligentemente trascritto, eppure mi sembra giusto aprire questa recensione partendo proprio dalla fine.*
Perché questo è un romanzo che parte dalla fine, e parla della fine. La fine di una storia, quella della famiglia di Louise, che è ben decisa a far tornare a casa i suoi figli, per una cena.*
“Il sale” è un romanzo che parla d’assenza, e di ciò che resta dopo l’assenza, di tutte le pieghe vuote della vita che vengono riempite da immagini posticce e ricordi e icone idealizzate (nel bene e nel male).*

Assente è anche la comunicazione, perché ogni personaggio, a modo suo, è prigioniero della sua stretta tragedia, e sembra non esserci scampo alla solitudine e all’isolamento, nemmeno nel cuore degli affetti familiari.*

E poi, sopra a tutto, aleggiano le assenze di chi non è più in vita: la piccola Lèa, Fabrice, e soprattutto, Armand. L’assenza di Armand è rumorosa e ingombrante come l’uomo era stato in vita: dispotico, violento, incombente.

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"Pensava ad Armand senza pensarci veramente: gli scomparsi ci abitano senza fine. Non sono un’immagine, ma un’impronta indelebile: un velo tra noi stessi e il mondo, un'aspra malinconia. Ormai niente le arrivava, nessuna immagine, nessun suono, nessun sentimento, senza essere impastato del ricordo di Armand."

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L'assenza di Armand sembra dominare ogni cosa, così come la sua presenza sembrava aver dominato ogni angolo della sua famiglia quando era in vita, eppure Del Amo, in una costruzione delicatissima, riesce a mostrare tutte le luci e le ombre del personaggio. E poi fa un passo oltre, mostando anche le trasparenze.*

La scrittura di Del Amo è qualcosa di notevole: è una scrittura sinestetica, ricercata, attenta ad ogni sfumatura del linguaggio. È evidente che c'è un grande labor limae dietro ogni pagina, ogni riga, eppure resta una prosa molto ancorata nel mondo, fatta di luce, di colori, di consistenze e concretezze.*

La trama, probabilmente, non è la cosa più rivoluzionaria e originale a cui si potrebbe pensare: un po'*woolfianamente*in una sola giornata Del Amo *ci fa conoscere una intera famiglia, scandagliando i recessi del detto e soprattutto di quanto non è mai stato detto, intrecciando legami, spargendo amarissimo sale su ferite che non hanno mai smesso di far male.*

C'è un padre dispotico e violento che non ha mai rivelato a nessuno i particolari della sua fuga da un'Italia in guerra; c'è un figlio che non ha mai saputo allontanarsi davvero dall'ombra di suo padre, e quando ci ha provato non ha avuto nessuno che fosse al suo fianco ler riconoscere il suo coraggio; c'e poi un altro figlio, il più giovane, il più debole, sensibile e fragile, che nonostante l'affetto soffocante di sua madre si rivela l'unico in grado di recidere con forza il cordone ombelicale; c'è una figlia che è a sua volta madre, e non lo è più, ed è consumata per sempre da un'assenza che mai nulla potrà colmare; infine, c'è una moglie e una madre che ha amato, forse male, ma ha amato, e si è trasformata in una figura silenziosa che trova conforto in ciò da cui da giovane ha cercato di scappare.

Una storia di fallimenti e di distanze incolmabili, e lo sgretolarsi dei legami familiari posto sotto un microscopio che a volte pare ribaltarsi e trasformarsi in caleidoscopio.

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"Malgrado tutto li allontanasse, i suoi genitori non si erano separati. Avevano accettato il fallimento delle loro vite, piuttosto che riconoscere quello del loro matrimonio."*

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Una storia forse banale, ma rappresentata con una padronanza e uno stile davvero peculiari. Come ha detto qualcun'altro in una bella recensione, se Del Amo trovasse la giusta storia farebbe davvero scintille.*

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Ho trovato la parte centrale un po' sotto tono rispetto all'inizio abbagliante e al bellissimo e intenso finale, ma forse questa sensazione è dovuta più al fatto che l'inizio e la fine siano davvero notevoli, che a una oggettiva mancanza della parte iniziale.*

Lo stile a volte scivola un po' nel gratuito e nel grottesco, calcando un po' la mano su scene disturbanti di cui forse si sarebbe potuto fare a meno, ma ammetto di essermi lasciata trascinare dal fascino un po' morboso di certe immagini.*

Non ho apprezzato moltissimo i dialoghi, che ho trovato spesso artefatti e puramente letterari (architettati ad arte, incisivi, bellissimi da farsi scivolare sulla lingua, ma del tutto irrealistici), ma mi rendo bene conto che lo scopo di Del Amo non è mai stato quello di scrivere un dialogo realistico.

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Tutto sommato, l'ho trovato un romanzo di grande spessore, da leggere e assaporare a piccole dosi, e ingrado di infestare(sì, proprio infestare, come una presenza un po' maligna e perturbante) la mente del lettore anche a distanza di parecchio tempo dopo il termine della lettura.*

Del Amo è decisamente un autore da tenere d'occhio, e dopo gli ottimi risultati ottenuti da Modus Legendi, spero che la NEO porti in Italia anche le altre sue opere.
 
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