Bussi, Michel - Ninfee Nere

Kira990

New member
"A Giverny, in Normandia, la casa di Monet, e in particolare il giardino e il celeberrimo laghetto delle ninfee più volte ritratto dal grande pittore, sono meta di turisti e appassionati d’arte. È in questo quadro idilliaco che l’ispettore Laurenc¸ Sérénac si trova a dover risolvere il caso dell’omicidio di Jéro^me Morval, insigne chirurgo oftalmologo, trovato ucciso con un bizzarro rituale sulle rive del ruscello fatto costruire da Monet, deviando il corso di un fiume, per alimentare appunto il laghetto delle ninfee. Gli indizi sono pochi e contraddittori, una strana omertà regna in paese, si scava nelle ombre della vittima, nel giro dei mercanti d’arte, si viene a sapere che Morval era un appassionato di impressionismo da anni sulle tracce di un Ninfee di Monet, una misteriosa ipotetica ultima tela del maestro mai ritrovata, ma quanto all’omicida la polizia brancola nel buio. L’unica che sembra disposta a collaborare con le indagini è Stéphanie, la bella maestra di Giverny, di cui l’ispettore puntualmente si innamora. Salvo il fatto che Stéphanie è anche la moglie del sospettato numero uno."

E' un giallo e in quanto giallo ammetto di non aver capito nulla fino praticamente alla fine! Ovviamente l'effetto è voluto, si intuisce a fine libro che ci sono delle omissioni che, altrimenti, farebbero capire tutto dall'inizio.
Ho letto recensioni meravigliose, in cui decantavano Bussi e questo libro: non sono pienamente concorde con queste recensioni. E' un bel giallo, particolare l'ambientazione, ma nella prima metà del libro l'ho trovato un pò noioso, ho faticato un pò. Si riprende poi nella seconda metà. Sicuramente interessante l'intreccio, il giallo e come viene poi tutto spiegato alla fine (ovviamente non posso dire nulla al riguardo), ma manca di qualcosa che ti trasporta, che ti faccia restare incollato alle pagine, quel qualcosa che invece, per paragone, ho trovato in Uomini che odiano le donne.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
“Ninfee nere”… che dire di questo giallo francese intriso d’arte e di cultura? Dirò che è davvero singolare, che è inconsueto e che non mi è piaciuto.
Non è affatto brutto, intendiamoci! E’ solo che non mi ha catturata, non mi ha colpita ed in alcuni punti l’ho trovato assurdamente banale e noioso. Tutto ruota intorno al paesino di Giverny, alla pittura di Monet la cui presenza ingombrante si avverte ancora, anche a distanza di oltre settant’anni. Una serie di morti, tutte inspiegabili e tutte avvenute con lo stesso modus operandi, scuotono la’ordinata routine del paese. C’è una donna, un’anziana ombra nera, che vede e sa tutto, ma che sembra invisibile agli altri, tanto gli occhi si sono abituati a vederla aggirarsi con passo claudicante per le strade tanto conosciute. Quale sarà la chiave di questa storia? Dove porterà il nastro argentato dei ricordi?
L’atmosfera chiusa del paesino di provincia che i tanti turisti non riescono a portar via, la presenza di Monet e l’ombra della vecchia signora, il concatenarsi degli eventi, la superficialità dell’ispettore… tutto questo contribuisce a dare alle pagine un che di claustrofobico ed un senso di catastrofe imminente e ineluttabile. Nonostante questo, però, la tensione non aumenta quasi mai, è come se nulla svegliasse il lettore dal torpore sonnolento del paese… e il finale, imprevisto ed inaspettato, non getta l’attesa chiarezza sulla storia. Un'altra cosa, poi, non mi permette di dare un giudizio positivo a questo giallo: a me piace – ma è solo questione di gusto personale – che alla fine della lettura di un giallo/thriller il cerchio si chiuda, i pezzi del puzzle si incastrino… qui, però, pur con tutto l’impegno e la condiscendenza possibile, qualcosa proprio non torna.
Non consiglio né sconsiglio apriori questo libro… se intravedete una minima possibilità che i “difetti” che io vi ho riscontrato possano essere superati e che possa piacervi… dategli una chance. Io, dal canto mio, mi terrò la mia perplessità.
 

LettriceBlu

Non rinunciare mai
Concordo pienamente con le due precedenti recensioni: questo thriller non mi è piaciuto affatto. Non tanto per la follia dell'assassino e ciò che si è spinto a fare nel corso degli anni, che anzi sono tutto sommato i tratti meno originali della trama, ma per come il racconto è stato costruito. La rivelazione finale avrebbe dovuto farmi esclamare per la sorpresa, invece la mia reazione è stato un impreco non esattamente fine. Il cerchio diciamo che con un po' di fatica quadra, però scombina tutta la concezione che il lettore si è costruito con fatica dei personaggi. (Potreste dirmi che in quanto fan di Deaver sto criticando quello che è anche uno dei maggiori punti di forza del mio autore preferito, ma in realtà sono due modi di scombinare tutto completamente diversi: i personaggi di Deaver hanno spesso vari strati e maschere che gli vengono tolte nel corso delle storie, in questo caso invece Bussi sovrappone le sue creature, confondendone i profili, distorcendone le personalità e fondendone le vite.) Tutto il racconto è un continuo salto temporale, ma l'effetto dell'ingarbugliatissima ed artificiosa narrazione fa si che il lettore abbia dei sospetti, ma non gli siano forniti abbastanza indizi per potersene accorgere.
Lo stile è lento e difficile da seguire, soprattutto i capitoli dal punto di vista di Fanette, che oscillano in continuazione da una terza persona onnisciente alla trasposizione senza filtro dei pensieri della bambina, che tra l'altro ha, insieme all'amico Paul, un linguaggio troppo ricco per la sua età che la rende poco credibile.
 

qweedy

Well-known member
Non conoscevo Michel Bussi, leggo che è l’autore francese di gialli attualmente più venduto oltralpe.

Concordo con i post precedenti sul fatto che questo romanzo non ha il ritmo di un thriller, è più sonnolento, è più romanzo che giallo.
Ma mi è piaciuto perché è insolito e singolare, intriso di arte impressionista e mi ha colpito il modo inconsueto e originale di chiudere il cerchio alla fine.

Ho dato 8 come votazione, che per me è piuttosto alta.
 
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