Di Pietrantonio, Donatella - Mia madre è un fiume

estersable88

dreamer member
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Il racconto di un amore tra madre e figlia "andato storto da subito". Un romanzo potente e vitale, in cui le vicende personali si uniscono alla storia
corale di un'Italia contadina, ritratta dagli anni di guerra fino ai nostri giorni. Quando Esperia mostra i segni di una malattia che le toglie la memoria,
è tempo per la figlia di prendersi cura di lei e aiutarla a ricostruire un'identità smarrita. Inizia così, giorno dopo giorno, il racconto di un passato
dal quale riaffiorano ricordi dolcissimi e crudeli, riprendono vita le figure dei familiari e degli abitanti della piccola comunità montana che le ha viste
nascere e crescere entrambe. In un Abruzzo luminoso e aspro, che affiora tra le pagine come una terra mitologica e lontana, le fatiche della campagna,
l'allegria dei matrimoni, la ruvidezza degli affetti, l'emancipazione dall'analfabetismo e la fine della sottomissione femminile si intrecciano al racconto
di una lenta metamorfosi dei sentimenti in un indissolubile legame madre-figlia che oscilla tra amore e odio, nostalgia e rifiuto.



Tina è in quella fase della vita nella quale si sa che restano ancora molti anni da madre, ma pochi da figlia. E’ in questa fase, in cui cominciano a diminuire le recriminazioni e si percepisce vagamente cosa significa essere madre, che Tina si ritrova a dover assistere la sua di madre, Esperia, colpita da una malattia, l’atrofia cerebrale, che le ruba i ricordi e le confonde le idee. A Tina spetta il compito di raccontare alla madre la sua vita, chi è, chi è stata, cos’ha vissuto lei e la sua famiglia. Momenti che Tina non ha vissuto, ma che deve ripercorrere in una sorta di diario a ritroso per ridare una memoria, una vita, a quella madre che quarantasette anni prima l’ha data a lei una vita, a quella madre inflessibile, scostante, incapace di dimostrare affetto. Un affetto che a Tina è sempre mancato, che ora la madre istintivamente vorrebbe darle, ma che lei non vorrebbe ricevere. Una storia intima, familiare, di paese, una storia come ce ne sono tante nella nostra Italia contadina, che ha vissuto la guerra, il ritorno di chi era partito, il riabituarsi agli altri, gli anni positivi e quelli di crisi, il cambiamento, la rivoluzione, l’emancipazione femminile. C’è un po’ di tutto questo in queste pagine, in una mescolanza perfetta ed equilibrata tra ricostruzione storica e ricordo. E Donatella Di Pietrantonio descrive tutto questo con penna sicura, in quel suo stile così caratteristico, essenziale, d’impatto che ritroviamo anche nel libro che l’ha fatta conoscere al grande pubblico – “L’arminuta” – e che ricalca bene quella realtà contadina che lei descrive così bene.
Così, tra sapori, riti, superstizioni, ci caliamo in punta di piedi in una famiglia comune ed allargata che è un po’ quella di tutti noi. Una buona lettura che consiglio e che ho apprezzato anche più dell’”Arminuta”.
 

elisa

Motherator
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La lettura non è male perché lo stile c'è, ma manca la storia, quella che scorre sotto i nostri occhi è più un'introspezione personale dell'autrice che non dona spessore a quello che racconta. Anche se mi sono identificata nella figlia.
 
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