Aronofsky, Darren - Madre!

estersable88

dreamer member
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Mi dispiace, purtroppo non riesco a fare una recensione migliore o diversa da questa per descrivere questo film, perciò riporto quasi integralmente l'articolo che ho scritto per il n. 11 del giornalino del forum.

“MADRE!”: UN FILM DALLE MILLE INTERPRETAZIONI


Ho deciso di dare un taglio personale a questa recensione sia perché non sono una giornalista o un critico cinematografico, quindi non avrei le competenze per qualcosa di più tecnico, sia perché di un film come questo non si può parlare in tono obiettivo senza risultare asettici o, peggio, scontati o saccenti. L’ho visto, ne ho discusso con un’amica appassionata di cinema – come faccio spesso per cogliere quel quid che rischia di sfuggirmi a causa della non-visione – ed ecco cosa ne è venuto fuori. Vi anticipo che… è coraggioso e geniale!

Cosa penseremmo noi se, una sera, uno sconosciuto bussasse alla nostra porta scambiando la nostra casa per un B&B, accomodandosi senza problemi nel nostro salotto e nostro marito lo invitasse a fermarsi per la notte trattandolo come il migliore degli amici? Penseremmo nell’ordine:”Mio marito è ammattito” e “Questo tizio porta guai!”. E non sbaglieremmo… anzi, il presentimento diverrebbe certezza se, in piena notte, l’uomo vomitasse l’anima nel nostro bagno, nudo e con una ferita sulla costola destra. E’ quello che accade a due coniugi, Lui uno scrittore famoso bloccato dalla mancanza d’ispirazione, Lei una giovane donna taciturna e tranquilla. I due vivono in una casa isolata che Lei ha ricostruito interamente dopo un incendio rendendola bianca e luminosa, una specie di “Paradiso”. E’ questa la routine apparentemente tranquilla che lo sconosciuto sconvolge con il suo arrivo e con quello, inaspettato, di sua moglie la mattina dopo. I due ospiti non accennano a voler trovare un’altra sistemazione e ben presto si capisce che in realtà non sono capitati lì per caso: l’uomo è in fin di vita e vuole conoscere lo scrittore che ammira tanto. La conoscenza viene, però, turbata ed interrotta dall’arrivo dei due figli degli ospiti, già impegnati in un violento alterco: la situazione degenera, la scena si scalda e si verifica un evento traumatico che dà inizio al più completo delirio. Le conseguenze che ne deriveranno sono inimmaginabili.
Che “madre!” non sarà un film “normale” lo capiamo subito, sin dal primo minuto: il primo piano di una donna che brucia tra le fiamme, le rovine di una casa devastata da un incendio e il rumore assordante seguito dal titolo del film “mother!” (che abbia tanto da raccontare lo capiamo già da com’è scritto…). Immediatamente ci colpiscono il rumore di qualcosa che brucia e lo sguardo sicuro di un uomo che ha con sé una pietra preziosa con un cuore pulsante all’interno. E’ questa pietra, questo cuore che catalizza l’attenzione e conquista il centro della scena: per tutto il film l’uomo lo custodisce gelosamente nel suo studio, sembra in grado di ridare vita a tutto ciò che lo circonda… E sarà anche una delle ultime cose che vedremo alla fine: il cuore, la donna, la casa. Questo è il trittico su cui ruota il ciclo interminabile di creazione e distruzione. Per l’intera durata del film si ha il dubbio che sia tutto un sogno dal quale la protagonista, dopo un’escalation di dolore ed estraniamento, si sveglia; è come se la scena si muovesse incessantemente tra presente e flash-back, in una sorta di rigenerazione della realtà o dell’incubo, con la telecamera che segue continuamente un uomo e una donna che vivono in questa casa che si distrugge e si ricrea assorbendo i legami e gli umori di chi ci abita. E’ evidente – ce lo mostrano i colori e i suoni – che esiste una connessione profonda tra la protagonista e la casa: sono in simbiosi, è come se la casa fosse viva e vi fosse empatia tra le due anime. La casa prova le stesse emozioni della donna e Lei se ne prende cura devotamente per consentire a Lui di creare. Luci ed ombre, prevalenza di buio, inquadrature strette, primi piani sui volti dei personaggi - mai campi lunghi – ad accrescere il senso di claustrofobia che toglie il fiato e fa vivere l’angoscia della protagonista e della casa. Impossibile non provare empatia con la protagonista: si soffre con Lei e le si rimprovera la troppa pacatezza e “purezza”, ci si irrita con Lui per la sua eccessiva filantropia rivolta solo verso gli altri e mai verso colei che ha accanto e che lo aiuta e lo ispira, si vorrebbe urlare, con tutte le forze, insieme a Lei quel “No!” feroce e liberatorio nella culminante scena finale. E per tutto il tempo ci si chiede:”Ma che cosa sto guardando?”. La genialità di Aronofsky – che ha scritto anche la sceneggiatura e curato la co-produzione - è stata lasciare spazio all’interpretazione. Certamente questa storia non va vista solo come una crisi di coppia con implicazioni tragiche: c’è un forte simbolismo in tutte le scene, c’è un continuo richiamo o addirittura un’allegoria della Bibbia, ma le interpretazioni possibili sono tante. Parabola biblica, gestazione di un’opera creativa, cannibalizzazione di un’idea o la storia d’amore e DIPENDENZA tra un uomo e una donna, comunque vogliamo vederlo, “mother!” scuote e destabilizza. E’ un film complesso, angosciante, claustrofobico, a tratti delirante, ma spietatamente realistico. Ci sono scene forti, soprattutto nel finale, che non tutti si aspettano di vedere su uno schermo e che hanno spaccato la critica. Certo è che, nel bene e nel male, Aronofsky fa parlare di sé con un film diverso, originale, anticonvenzionale, che si distingue in un cinema troppo pieno di prodotti che si uniformano a se stessi ed al gusto comune.
Una menzione d’onore va di certo all’attrice protagonista, Jennifer Lawrence, magistrale nell’interpretazione, nella mimica facciale, nell’espressività in un ruolo non facile per il quale la cantonata era dietro l’angolo.
A me “madre!” è piaciuto perché spiazza e lascia il dubbio. E thriller psicologico, è drammatico, è horror, è apocalittico… è un buon film!
 
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