Fforde, Jasper - Il caso Jane Eyre

Jessamine

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TRAMA
C'è un 1985 diverso: i libri sono il bene più prezioso, il tempo tende a flettersi all'improvviso e i confini tra realtà e fantasia sono molto morbidi.
È il mondo di Thursday Next, trentaseienne dolce e coraggiosa, di professione Detective Letteraria.
Thursday ha le sue ombre: non riesce a dimenticare il fratello Anton, caduto in Crimea (dove la guerra non è mai finita) e rimpiange un amore perduto.
Ma è una donna piena di risorse. Fa bene il suo lavoro; la rallegrano gli incontri fortuiti con il padre, disertore della CronoGuardia, e le visite al lavoratorio del vecchio e stravagante zio Mycroft.
Zio Mycroft è un inventore, affascinato dall'elasticità del tempo, dello spazio della realtà. Dopo lunghi esperimenti, ha trovato la chiave per entrare e uscire (fisicamente!) da un'opera letteraria.
Ma l'invenzione cade nelle mani sbagliate.
Acheron Hades, criminale diabolico, il terzo uomo più ricercato del pianeta, se ne appropria.
Sottrae il manoscritto di Jane Eyre dalla casa natale di Charlotte Brontë, piomba nel romanzo sul più bello e rapisce la povera Jane Eyre in camicia da notte. Poi chiede un riscatto insostenibile... Milioni di fan di Charlotte Brontë sono disperati.
Scende in campo Thursday Next. Le indagini la riportano a Swindon, dove vive il suo antico amore. Tra dilemmi sentimentali, pressioni della potentissima Goliath Corporation, sfide all'ultimo sangue con Acheron Hades... riuscirà a portare in salvo Jane Eyre e a rimettere in sesto la sua vita?


COMMENTO
Jane Eyre è, per me, il classico più riscritto per eccellenza: l'ho conosciuta da bambina, leggendo “La bambinaia francese” della Pitzorno (e da lì non sono mai più riuscita a guardare Rochester con simpatia, mai); l'ho incontrata di nuovo ne “Il grande mare dei Sargassi” (e di nuovo, la simpatia per i nemici di Rochester non ha fatto che crescere), e poi l'ho ritrovata in questo romanzo, un romanzo di cui avevo sentito parlare benissimo, ma dal quale non ero certa di aspettarmi qualcosa di mio gradimento.
Per un certo verso, credo di averlo apprezzato molto di più di quanto mi aspettassi, anche se moltissime cose mi hanno lasciata perplessa.
Credo che Jasper Fforde abbia una immaginazione a dir poco fervida: ci sono dei passaggi che sono semplicemente geniali, non si può che alzare le mani ed ammetterlo: l'ucronia che ha reso l'Inghilterra un Paese dove l'arte è presa non sul serio, ma di più (potresti anche essere preso a manganellate, se affermi di apprezzare l'astrattismo in mezzo ad una manifestazione di classicisti), i William meccanici, i brevissimi e spassosi interventi del padre della protagonista, tutte le invenzioni dello zio Mycroft... una gioia per la mente, davvero. Peccato, però, che dietro questo vulcano di idee inesauribili, una più folle e azzardata dell'altra, ci sia ben poco a tenere insieme il tutto.
Per carità, forse in parte la colpa è anche mia, che proprio non riesco ad apprezzare in nonsense fine solo a sé stesso (potrebbe essere fine anche a qualcosa d'altro, in effetti?), ma avrei voluto che ci fosse un po' più di sostanza. Ho avuto come l'impressione che Fforde, tutto preso dalla foga delle sue idee travolgenti, si sia un po' scordato della trama, e abbia lasciato in secondo piano quelli che sarebbero dovuti essere i cardini fondamentali del tutto.
Ci sono troppe, troppe cose che vengono solo lanciate sul tavolo senza mai essere approfondite, e questo, alla lunga, porta a deconcentrare un po' il lettore, e a fargli abbassare la guardia: si finisce col leggere senza prestare attenzione, perché tanto sembra che tutto sia legato solamente al momento, sia pretesto per mostrare una situazione assurda e un po' irriverente, ma fondamentalmente non importante ai fini della trama. Ecco, se ci fosse stata una maggiore pulizia, se Fforde (o il suo editor) avesse avuto il coraggio di riconoscere che certe idee sono belle, ma non funzionali alla storia, sicuramente tutto avrebbe avuto maggiore equilibrio e un'incisività del tutto diversa. Così ci si ritrova ad annaspare tra miriadi di personaggi buffi di cui alla fine nemmeno ci si ricorda il nome, facendo la spola tra avventure tragicomiche di cui non si capisce il senso (tutta la scena dell'incidente temporale in autostrada che cosa caspita c'entrava con il resto del romanzo?), faticando a capire quando e come Jane Eyre dovrebbe comparire sulla scena.
Inoltre, c'è un enorme problema: la protagonista è semplicemente insulsa, una vocetta neutra e scialba che non si riesce mai a riconoscere, di cui, francamente, non m'importava niente. E per di più il romanzo è scritto in prima persona, cosa che rende il tutto ancora più problematico (soprattutto quando, a caso, in due o tre punti la narrazione passa in terza persona, solo per risolvere degli inghippi che avrebbero richiesto pagine e pagine di spiegazione). Ecco, tutto ciò che riguarda la protagonista (e l'insensata, noiosa, insopportabile storia d'amore) mi ha infastidita e annoiata, facendo perdere del tutto il mordente ad una storia che dovrebbe essere brillante e spigliata.
Certo, se si cerca una lettura leggera e divertente questo romanzo risponde decisamente alle aspettative, e non posso dire di averlo letto controvoglia, ma dubito fortemente che leggerò il secondo volume della serie, ecco.
 

Spilla

Well-known member
Jaeesamine , con le sue recensioni, non mi delude mai. È puntuale, precisa, capace di argomentare con cura ogni aspetto, proponendo visioni alternative alla propria per amore di completezza e diplomazia. Bravissima (detto così sembra ironico, invece ti assicuro, Jess, che non lo è per niente).

Io sarò molto più rozza e terra terra: Il caso jane Eyre è, in assoluto, uno dei peggiori libri che io abbia letto negli ultimi otto/nove anni.
Fine.
 

Jessamine

Well-known member
Grazie, Spilla :)
Però in questo caso non è diplomazia, il libro non è esattamente il mio genere e ci soni tante cose che non mi hanno convinta, però qualche mezza risata me l'ha strappata.
Ecco, non ho fatto fatica a finirlo, ma quando l'ho rimesso sullo scaffale accanto al secondo volume della saga, non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello di prendere in prestito anche lui :mrgreen:
 

Spilla

Well-known member
Grazie, Spilla :)
Però in questo caso non è diplomazia, il libro non è esattamente il mio genere e ci soni tante cose che non mi hanno convinta, però qualche mezza risata me l'ha strappata.
Ecco, non ho fatto fatica a finirlo, ma quando l'ho rimesso sullo scaffale accanto al secondo volume della saga, non mi è passato neanche per l'anticamera del cervello di prendere in prestito anche lui :mrgreen:

Ma che strano :rolleyes::rolleyes::SISI
 
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