Von Arnim, Elizabeth - La fattoria dei gelsomini

Jessamine

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TRAMA
Quando tutto sembra perduto, tra un capriccio del destino e l’altro, la saggia Daisy trova un’inattesa via di fuga da chi vuole la sua rovina. È un torrido pomeriggio estivo nella casa di campagna di lady Daisy e della figlia Terry. Gli ospiti sono allo stremo, il calore è insostenibile, le vivande non all’altezza della dimora. Per sconfiggere la noia, il vecchio Mr Topham e l’amico Andrew si immergono in una lunga partita a scacchi, che durerà ben oltre il momento in cui l’ultimo ospite va a dormire. Ma allora, come fa Terry, la mattina dopo, a sapere chi ha vinto? Il sospetto, anzi la certezza, dell’adulterio del marito Andrew si insinua nella mente di Rosie, e quando quest’ultima racconta ogni cosa alla madre, la scaltra e avida Belle non trova soluzione migliore che pianificare un ricatto ai danni di lady Daisy per garantirsi una rendita a vita... Raccontato con la sottile ironia e l’irresistibile verve che distinguono la scrittura di Elizabeth von Arnim, questo appassionante romanzo, ancora inedito in Italia, ci accompagna in una rocambolesca fuga in Provenza, ma soprattutto tra le pieghe di rapporti familiari e sociali spesso ridicoli, talvolta esilaranti, ma sempre tortuosi.

COMMENTO
Avevo aspettative decisamente alte, riguardo a questo libro: non so perché, ma leggendo la quarta di copertina e alcune recensioni, avevo inteso di aver davanti una sorta di giallo guarnito dall'ipocrisia dell'alta società, ma evidentemente ero del tutto fuori strada.
L'alta società e la sua ipocrisia ci sono, ma c'è anche poco altro.
Al contrario di molti, ho apprezzato tanto la scena d'apertura: una minuziosa descrizione di un estenuante pranzo, che culmina, in mezzo alla calura soffocante e alla compagnia forzata di persone che non si sopportano ma che fingono di adorarsi, nella minuziosa descrizione degli effetti di un orribile dolce all'uva spina sugli stomaci dei convitati. L'ho apprezzata perché era grottesca, esasperata, ma finissima: una descrizione piena di ironia, che in poche righe è riuscita a rendere perfettamente il carattere di ogni personaggio e i rapporti sociali (quelli evidenti, e quelli nascosti) che legano ognuno di loro.
Ecco, peccato che poi il libro si perda completamente. La miriade di personaggi presentati con dovizia di particolari all'inizio, poi svanisce nel nulla per buona parte del romanzo: sono completamente inutili, dimenticati, del tutto superflui, fino a quando la Arnim li tira fuori dal cappello in un finale affrettatissimo e insoddisfacente.
Tutto si sembrerebbe concentrarsi su Rosie, una figuretta scialba e totalmente eclissata da chiunque le stia attorno, pronta a rimettersi alle decisioni e al volere di chiunque, ma poi, più o meno a metà del romanzo, si comprende che la vera protagonista sarà Mumsie, la madre di Rosie.
Il problema di questo romanzo è che non si riesce ad empatizzare per nessuno, mai: non che io abbia per forza bisogno di un personaggio positivo per riequilibrare la faccenda, tutt'altro, ma mi aspettavo almeno di simpatizzare, in qualche modo, con almeno uno dei protagonisti. E invece no, perché nessuno, neanche nei pochi momenti di debolezza in cui le maschere cadono, è un personaggio anche solo un minimo credibile. Ci sono due passaggi in particolare in cui, credo, la Arnim avrebbe voluto strappare un sospiro di commozione al lettore, ma tutto quello che ha ottenuto da me è stato alzare gli occhi al cielo e voltare velocemente la pagina, sperando che tutto finisse presto.
I personaggi sono piatti come tavole, completamente privi di spessore, irrealistici, insopportabili in tutto e per tutto. Alla fine speravo solo in uno scandalo così travolgente da portare un po' di movimento, e invece niente. Se anche i personaggi non avessero messo in piedi tutto quel circo di visite e arrivi improvvisi in Provenza, probabilmente le cose si sarebbero sgonfiate nel giro di un paio di settimane nell'indifferenza più totale.
In questo romanzo speravo di trovare ironia tagliente e scene brillanti, invece, dopo un inizio estremamente promettente, mi sono ritrovata ad annoiarmi terribilmente, al punto che sono stata tentata di abbandonare la lettura ad una cinquantina di pagine dalla fine.
Mi è stato detto che ci sono titoli decisamente più accattivanti, della Arnim, ma sinceramente non credo di avere molta voglia di darle una seconda possibilità.
 
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