Atwood, Margaret - L'ultimo degli uomini

elisa

Motherator
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[FONT=&quot]La terra è sconvolta da una catastrofe planetaria, in cui si muove un unico sopravvissuto. A fargli compagnia ci sono alcuni esseri apparentemente umani ma creati artificialmente. Come si è giunti a tutto questo? Ce lo narra il protagonista, l'ultimo degli uomini, attraverso il racconto della sua vita che coincide con il processo di distruzione del pianeta e della razza umana. Un romanzo che, mentre porta in scena un intenso e archetipico rapporto d'amore e di amicizia tra due uomini e una donna, sferra attacchi violenti contro quella scienza che rinuncia a una visione umana del mondo, che dimentica e annulla l'esigenza più profonda, e quindi inestirpabile, dell'umanità: la spiritualità in tutte le sue molteplici espressioni.


Un romanzo apocalittico, il mondo raccontato in un probabile futuro dove la scienza riuscirà a governare l'esistente fino ad arrivare a ricreare un mondo artificiale dove gli uomini "naturali" saranno così rari da essere quasi estinti. Margaret Atwood ha la capacità di raccontare il futuro come una parabola, puntuale, efficace, affascinante, coinvolgente e assolutamente possibile. [/FONT]



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qweedy

Well-known member
E' il primo libro della trilogia di MaddAddam, seguito da "L'anno del diluvio" e "L'altro inizio".
L'ultimo degli uomini mi resterà in mente per come il protagonista si aggrappa alle sue amate parole in un mondo di numeri e formule, recita parole insolite e desuete come un mantra, o per tranquillizzarsi, o forse per ritrovare la propria identità. Ci sono molte riflessioni in questo primo libro, sulla genetica, sulla tecnologia, sullo sfruttamento.

Mi piace molto Margaret Atwood, il suo stile di scrittura asciutto e conciso, ma i suoi libri mi lasciano sempre anche un po' insoddisfatta.
 
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