Szabó, Magda - Abigail

Jessamine

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TRAMA
Seconda guerra mondiale: un generale dell'esercito ungherese, vedovo, segretamente nelle liste di coloro che non desiderano il conflitto, decide di proteggere l'unica figlia inserendola in un isolato collegio. Comincia per Georgina Vitay un duro percorso formativo tra le mura dell'austero istituto dalle rigide regole, verso una crescita che la porterà a vedere la realtà sotto la superficie, tra conflitti con le compagne, ribellioni, insofferenza verso gli insegnanti. La osservano la misteriosa Abigail, una statua che pare avere misteriosi poteri, ed il segreto protettore inserito nel collegio dal padre che la veglia in incognito.

COMMENTO
Ho pensato e ripensato a lungo su cosa scrivere in questa recensione, perché Magda Szabò è una delle mie autrici preferite, e ha scritto romanzi di una potenza e di un'incisività a dir poco unici, dunque mi aspettavo grandi cose anche da questo romanzo. E invece... e invece “Abigail” mi ha delusa. Fa un po' male, scriverlo, ma è la verità.
Intendiamoci, la prosa della Szabò è sempre magistrale (peccato che qui sia stata martoriata da una traduzione e un editing piuttosto approssimativi, sono riuscita a trovare almeno una ventina di refusi pure io che di solito non vedo un errore nemmeno se mi fa ciao ciao con la manina), e la storia, sotto sotto, ha una sua potenza narrativa, ma il quadro generale mi ha abbastanza annoiata. Per certi versi mi ha ricordato un po' “Ballo in maschera”: forse la Szabò dà il meglio di sé quando si cala nei panni di donne un po' più grandi, eppure non riesco a capire dove stia il problema: anche Georgina Vitay, così come la Kriszti di “Ballo in maschera”, è resa egregiamente, con una grandissima attenzione a tutte le sfumature dell'animo umano e alle pieghe più nascoste e complesse di un carattere, eppure tutto questo potenziale è soffocato da una storia che non decolla mai, non per davvero.
Georgina Vitay viene strappata da una vita fatta di agi, bei vestiti e feste da ballo organizzate nella casa dell'estrosa zia Mimò per essere rinchiusa al Matula, austero e a dir poco soffocante collegio calvinista, dove le allieve si comportano come un angosciante misto fra soldatini e sante francescane. La Szabò intreccia molto bene il racconto della crescita di una ragazzina costretta a maturare e a prendere coscienza di molte cose in un contesto a dir poco alienante, assieme con il lento insinuarsi della guerra in un'Ungheria provata e devastata dalle perdite al fronte. Il problema è che, forse, questo secondo aspetto resta sempre un po' sullo sfondo: è più che altro una strizzata d'occhio al lettore, che sa che cosa accadrà, mentre gli elementi principali della trama continuano ad essere grembiuli, regole ridicole e la severità impersonale di un luogo che somiglia molto più a un carcere che a una scuola.
Leggendo, mi sono sentita un po' come Georgina quando si rende conto che i giochi delle sue compagne sono solo giochi di ragazzine molto piccole, che della vita non sanno niente, e che non hanno mai fatto esperienze, e si aggrappano come possono ai residui dell'infanzia, non avendo altri mezzi per avanzare. I tormenti di Gina sono comprensibili, capisco per quale motivo la Szabò abbia insistito tanto su questioni futili come una punizione o le chiacchiere di un gruppo di ragazzine, ma per tutto il tempo mi sono sentita dalla parte sbagliata del racconto. Ci sarebbe stato così tanto altro da raccontare, tante vicende avvincenti, la storia dell'oppositore di Arkod, Mici Horn, le vicende politiche che avviluppano i due presidi... e invece ci ritroviamo a dover sopportare quattrocento pagine sulle sofferenze di una ragazzina in collegio.
Vero è che si tratta di un romanzo per ragazzi, ma è un romanzo per ragazzi invecchiato proprio male: risente di tutti i segni del tempo trascorso, non riuscirebbe mai ad interessare un ragazzo, e riesce molto bene ad annoiare un adulto, che ad un certo punto vorrebbe chiudere la porta del Matula in faccia a Gina e gettarsi nel mondo, per seguire le vicende interessantissime di cui qui abbiamo soltanto un assaggio.
Molti dei colpi di scena, poi, mi sono sembrati terribilmente prevedibili, e non capisco se questo fosse voluto oppure no.
Mi dispiace molto essere così dura, perché Magda Szabò è davvero un'autrice che non mi ha mai deluso, però questo romanzo non è riuscito a toccare nessuna delle corde che solitamente la Szabò riesce a far risuonare in maniera così precisa e unica.
 

Trillo

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Prima di leggere questo post non avevo mai sentito questa scrittrice. Il tuo commento mi ha talmente incuriosito che ho cercato discussioni su altri suoi libri e devo dire che i tuoi commenti appassionati e potenti mi hanno spinto ad acquistarli. Ho deciso di comprare "La porta" e "La ballata di Iza" che, anche leggendo gli altri commenti, mi sono sembrati i più adatti per cominciare a conoscere questa scrittrice. Spero di leggerli quanto prima, intanto grazie per l'ispirazione.
 

Jessamine

Well-known member
Prima di leggere questo post non avevo mai sentito questa scrittrice. Il tuo commento mi ha talmente incuriosito che ho cercato discussioni su altri suoi libri e devo dire che i tuoi commenti appassionati e potenti mi hanno spinto ad acquistarli. Ho deciso di comprare "La porta" e "La ballata di Iza" che, anche leggendo gli altri commenti, mi sono sembrati i più adatti per cominciare a conoscere questa scrittrice. Spero di leggerli quanto prima, intanto grazie per l'ispirazione.

Ciao!
Mi fa davvero piacere sapere che i miei commenti ti hanno spinto a scoprire la Szabò: anche io ci sono "inciampata" un po' per caso, e ne sono rimasta folgorata.
I due libri che hai acquistato sono fra i più belli, suoi (insieme a Via Katalin, che però è forse un pochino più criptico, almeno nella prima parte, quindi come primo approccio potrebbe un po' far storcere il naso), quindi secondo me iniziando da loro non puoi proprio sbagliare.
Spero proprio che ti piacciano :)
 
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