Deaver, Jeffery - L'uomo del sole

LettriceBlu

Non rinunciare mai
Trama:
Jennie era una studentessa modello, serena, tranquilla, diligente: su questo tutti concordano quando viene ritrovata morta in un letto di fiori infangati vicino a uno stagno. Mentre si diffonde l'idea che il colpevole sia un serial killer che colpisce con la luna piena, il detective Bill Corde non ci mette molto a scoprire che la verità porta altrove: Jennie aveva avuto relazioni con parecchi studenti e alcuni insegnanti, e sembra che siano in molti a volerlo nascondere. Ben presto l'indagine di Corde si intreccia con i tormenti della sua vita privata: qualcuno lascia affettuosi biglietti firmati "l'uomo del sole" a sua figlia di nove anni, Sarah, che ha gravi problemi di apprendimento e vive in un mondo tutto suo. Lo stesso qualcuno che minaccia sia lui sia la moglie. E se l'uomo del sole fosse il killer di Jennie? E se invece la pista giusta fosse un'altra, quella che colloca sul luogo del delitto il figlio adolescente di Corde? Un caso intricato che vede in gioco il destino di un’intera famiglia.

Commento:
Non tra i suoi più adrenalinici e sensazionali, ma comunque molto gradevole. È stato interessante leggere di un poliziotto che non è completamente senza macchia e senza paura, che ha fatto errori ma è anche tanto determinato a scovare un omicida crudele e senza scrupoli. Come al solito Deaver ci fa addentrare più in profondità del necessario nel mondo di ogni personaggio, protagonista in particolare, delineando perfettamente ogni singolo membro della sua famiglia, fornendo moltissimi particolari della loro storia.
L’autore ha molta considerazione e rispetto delle disabilità che colpiscono gli esseri umani, e in questa storia si è concentrato sui disturbi dell’apprendimento da cui è affetta la figlia del protagonista, approfondendoli con molta cura e precisione. Amo che sottolinei sempre quanto ognuno di noi abbia almeno un talento, anche se spesso ci vuole il giusto aiuto per portarlo alla luce e purtroppo non sempre le persone che ci vogliono bene sono in grado di capirlo accecate dalle loro convinzioni e preoccupazioni.
Caso che porta con sé tante complicazioni: dalle manovre per le elezioni del nuovo sceriffo che si terranno a breve, a quelle dell’università cittadina che rischia di chiudere per mancanza di fondi e non si può permettere una cattiva reputazione. Mi è piaciuta la figura di Kresge, più del protagonista: ha fatto sognare con le sue speranze, sciogliere il cuore con l’amore per moglie e figli non urlato a gran voce, ma sempre palpabile, e riflettere con le sue paure per ciò che comporta uccidere un uomo.
Altro tema fondamentale è stata la difficoltà di ciò che comporta l’adolescenza, grazie alle storie di Philip e Jamie, figlio del protagonista. Si è passati dallo sconforto per un padre assente al dolore per uno che sa solo infliggere terribili punizioni; dall’influenza che può avere un film rendendo la vita un po’ più sopportabile e mettendo le basi per un’amicizia speciale, a ciò che una canzone può far fare ad un ragazzo fragile che cerca solo un po’ di affetto.
Come quasi sempre, negli ultimi capitoli è concentrata la maggior parte dell’azione, in questo caso sia sul piano fisico che su quello mentale: l’assassino sapeva il fatto suo, è stato molto tosto averla vinta su di lui.
In genere ritengo che l’uso del tempo presente faccia perdere d’intensità la narrazione, invece in questo caso l’alternanza col passato è servita a dare l’effetto opposto: il presente veniva utilizzato solo per enfatizzare certi momenti e riflessioni facendole risaltare sul resto.
 
Alto