Anni Ottanta. Le estati a Bari vecchia trascorrono tra i vicoli di chianche bianche, dove i ragazzini si rincorrono nei dedali di viuzze, in mezzo ai profumi delle lenzuola stese e all’aroma dei sughi. Maria cresce insieme ai due fratelli più grandi, Giuseppe e Vincenzo. È una bambina piccola e bruna, dai tratti selvaggi che la rendono diversa dalle coetanee: una bocca grande e due occhi quasi orientali che brillano come punte di spillo. Ha un modo di fare insolente, che le è valso il soprannome di Malacarne. Vive immersa in una terra senza tempo, in un rione fatto di soprusi subìti e inferti, a cui è difficilissimo sottrarsi. L’unico punto fermo, negli anni tra l’infanzia e l’adolescenza, è Michele, figlio della famiglia più disgraziata di Bari vecchia. L’amicizia tra i due si salda e rinforza, nonostante l’ostilità delle famiglie e i colpi bassi della vita. Finché quel sentimento, forte e insieme delicato, quasi fraterno, non diventerà amore. Un amore che, anche se impossibile, li preserva dal rancore verso il resto del mondo e dalla decadenza che li circonda.
In un quartiere alla periferia di Bari, un'amicizia inattesa, come un fiore su una terra arida
Un amore contrastato ma indistruttibile
Maria è sempre stata – e si è sempre sentita – diversa dagli altri, dalle compagne di scuola tutte più belle e donne di lei, dagli altri ragazzi, dai membri della sua famiglia. Maria era una Malacarne, un'insolente, una temeraria, una che non si lascia fermare da niente e da nessuno, né dai funesti presagi della nonna Antonietta, né dall'ira di suo padre, né dalla strafottenza del fratello Vincenzo, né dalla cattivissima fama della famiglia del suo migliore e unico amico, Michele. Lei va avanti per la sua strada, soffre, ma stringe i denti impegnandosi forsennatamente nello studio per uscire, un giorno, da tutto quello che il quartiere, il rione porta con sé.
Il rione è Bari vecchia, quella che oggi è stata riqualificata, ma che negli anni Ottanta era al culmine della violenza che, come un'epidemia, colpiva tutte le case, le strade, le famiglie che ci venivano a contatto. La ffamiglia di Maria è una famiglia perbene, ma il rione non perdona e, che si sia vittime o carnefici, si viene tutti colpiti dal male. Unico punto fermo nell'infanzia di Maria è Michele, proprio quell'amico che viene dalla peggiore famiglia di Bari Vecchia, i Senza Sagne, un'amicizia troncata nel suo fiorire da un evento tragico che pone l'inimicizia tra le due famiglie, ma che è destinata a non finire.
"Storia di una famiglia perbene" è un libro bellissimo, che descrive divinamente una realtà triste e per niente facile e lo fa in modo assolutamente realistico, senza violenza gratuita, ma con l'occhio amorevole di chi quella realtà l'ha conosciuta e ne ha sofferto. Una storia dalle mille sfaccettature, come mille sono le anime di un mondo, di un microcosmo chiuso, di un regno del malaffare nel quale non può far a meno che spuntare un fiore, un filo d'erba tenace e indistruttibile.
Rosa Ventrella è stata per me una piacevolissima scoperta: una prosa semplice, quasi didascalica soprattutto all'inizio, ma forse per questo più evocativa e d'impatto. Ho divorato ed adorato questo libro che non posso non consigliare. Una storia di riscatto, di rinascita, ndi amore nonostante le difficoltà della vita.
In un quartiere alla periferia di Bari, un'amicizia inattesa, come un fiore su una terra arida
Un amore contrastato ma indistruttibile
Maria è sempre stata – e si è sempre sentita – diversa dagli altri, dalle compagne di scuola tutte più belle e donne di lei, dagli altri ragazzi, dai membri della sua famiglia. Maria era una Malacarne, un'insolente, una temeraria, una che non si lascia fermare da niente e da nessuno, né dai funesti presagi della nonna Antonietta, né dall'ira di suo padre, né dalla strafottenza del fratello Vincenzo, né dalla cattivissima fama della famiglia del suo migliore e unico amico, Michele. Lei va avanti per la sua strada, soffre, ma stringe i denti impegnandosi forsennatamente nello studio per uscire, un giorno, da tutto quello che il quartiere, il rione porta con sé.
Il rione è Bari vecchia, quella che oggi è stata riqualificata, ma che negli anni Ottanta era al culmine della violenza che, come un'epidemia, colpiva tutte le case, le strade, le famiglie che ci venivano a contatto. La ffamiglia di Maria è una famiglia perbene, ma il rione non perdona e, che si sia vittime o carnefici, si viene tutti colpiti dal male. Unico punto fermo nell'infanzia di Maria è Michele, proprio quell'amico che viene dalla peggiore famiglia di Bari Vecchia, i Senza Sagne, un'amicizia troncata nel suo fiorire da un evento tragico che pone l'inimicizia tra le due famiglie, ma che è destinata a non finire.
"Storia di una famiglia perbene" è un libro bellissimo, che descrive divinamente una realtà triste e per niente facile e lo fa in modo assolutamente realistico, senza violenza gratuita, ma con l'occhio amorevole di chi quella realtà l'ha conosciuta e ne ha sofferto. Una storia dalle mille sfaccettature, come mille sono le anime di un mondo, di un microcosmo chiuso, di un regno del malaffare nel quale non può far a meno che spuntare un fiore, un filo d'erba tenace e indistruttibile.
Rosa Ventrella è stata per me una piacevolissima scoperta: una prosa semplice, quasi didascalica soprattutto all'inizio, ma forse per questo più evocativa e d'impatto. Ho divorato ed adorato questo libro che non posso non consigliare. Una storia di riscatto, di rinascita, ndi amore nonostante le difficoltà della vita.