Deaver, Jeffery - Fiume di sangue

LettriceBlu

Non rinunciare mai
Trama:
Incaricato di scegliere la location per un film di bulli e pupe, Pellam approda a Maddox, cittadina fluviale dello Stato del Missouri. Ma non fa in tempo ad ambientarsi che si ritrova per caso ad assistere a un regolamento di conti, proprio davanti al suo camper. Le vittime sono un criminale già noto alle autorità, una ragazza innocente e un poliziotto, il quale, più fortunato degli altri due, non finisce all'obitorio ma solo in ospedale. Sospettato di aver visto molto più di quanto non abbia fatto in realtà, Pellam diventa l'uomo più ricercato della Terra: dalla polizia locale che lo vuol far parlare, dall'FBI che gli vuole cavare un particolare nome, da una misteriosa bionda che lo vuole e basta, oltre che - ovviamente - dai criminali che lo vogliono eliminare per sempre. Per salvarsi, deve necessariamente trasformarsi da preda in cacciatore...

Commento:
Se non sapessi cosa è stato in grado di scrivere, leggendo questo libro direi che Deaver scrive molto bene, ma sul thriller ha le idee un po’ confuse. Conosco per fortuna quali e quante idee geniali abbia tirato fuori, quindi mi rende felice poter sostenere quanto sia migliorato da questo suo racconto. Ha fortunatamente perfezionato tantissimo il modo di rappresentare i personaggi, qui a mio giudizio non tratteggiati esattamente in maniera chiara. Soprattutto il protagonista, stranamente, è stato quello che mi è risultato più difficile da comprendere: sono aumentati i dubbi su di lui che già avevo dal primo libro, e non ho esattamente compreso alcune sue scelte. Si è percepito anche quanto Deaver avesse ancora pochissima esperienza nel giostrare i colpi di scena e rendere insospettabili i veri colpevoli e moventi: in genere è proprio questo uno dei suoi punti forti, ma qui ciò che doveva essere nascosto era fin troppo intuibile, o spesso il racconto perdeva di chiarezza rendendo alcuni passaggi non perfettamente comprensibili.
Ho ritrovato il solito Deaver in tutto il racconto di ciò che capita al poliziotto Donnie Buffett, per molti versi una bozza che aprirà la strada al personaggio di Lincoln Rhyme che ha reso Deaver il grande autore che oggi stimiamo.
Ho avuto più che mai l’impressione che il territorio di Deaver è la polizia di qualunque tipo e tutto ciò che le concerne, se esce fuori da quel campo i casi che racconta ne risentono tantissimo (a parte un’eccezione).
Non credevo di arrivare a dire mai questa frase, ma con grande rammarico non consiglio questo libro, soprattutto “per il bene di Deaver”: chi lo legge e lo conosce poco se ne fa un’idea totalmente sbagliata ed è un peccato perché non dandogli una seconda possibilità (decisione che capirei) si perderebbe dei veri capolavori.
 
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