Dick, Philip - Labirinto di morte

qweedy

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"Quattordici persone, nevrotiche e alienate nel loro rapporto con il lavoro e con il mondo esterno, decidono di lasciare una Terra disumana e oppressiva e di partire per il pianeta Delmak-O.
Per Ben Tallchief, dopo una vita fallimentare, sembra aprirsi un futuro di euforica comunione con gli altri; e così è anche per Seth Morley, insoddisfatto del suo lavoro. Ma all’improvviso il satellite delle comunicazioni viene distrutto e i quattordici umani si ritrovano da soli sul pianeta, in un crescendo di misteri, terrore e morte. La realtà oggettiva vacilla, e l’intero paesaggio sembra solo un inganno dei sensi, un fondale di cartapesta dove gli uomini si agitano come marionette mosse a caso da una divinità folle e imperscrutabile."

Scritto nel 1968, in questo romanzo Dick elabora un sistema religioso ad-hoc, dove più divinità (forse parte della stessa divinità), il Distruttore, l’Intercessore, il Demiurgo, Colui-Che-Cammina-In-Terra, prendono parte agli eventi improbabili che accadono ai vari protagonisti. Sogno o realtà in un mondo cupo e misterioso, dove si dibattono personaggi egocentrici, vittime delle loro ossessioni e delle loro paure, mossi da una inspiegabile follia. Le vicende storiche del Sessantotto oltre al disgregarsi della vita affettiva dell’autore, piantato anche dalla quarta moglie e sprofondato nel baratro della tossicodipendenza, potrebbero spiegare un'atmosfera così cupa e disperata. Ma nel finale un cenno di speranza rimane.

Secondo alcuni, A Maze of Death (che nelle intenzioni di Dick si sarebbe dovuto chiamare The Name of the Game is Death), è un'opera minore e l'ispirazione potrebbe provenire da Dieci piccoli indiani di Agatha Christie.
 
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