Ferrante, Elena - Storia della bambina perduta

Jessamine

Well-known member
TRAMA

Storia della bambina perduta è il quarto e ultimo volume dell'Amica geniale. Le due protagoniste Lina (o Lila) ed Elena (o Lenù) sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e "rinascite". Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita. Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l'altro allo scontro con i potenti fratelli Solara). Ma il romanzo è soprattutto la storia di un rapporto di amicizia, dove le due donne, veri e propri poli opposti di una stessa forza, si scontrano e s'incontrano, s'influenzano a vicenda, si allontanano e poi si ritrovano, si invidiano e si ammirano. Attraverso nuove prove che la vita pone loro davanti, scoprono in se stesse e nell'altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del loro legame d'amicizia. Intanto la storia d'Italia e del mondo si srotola sullo sfondo e anche con questa le due donne e la loro amicizia si dovranno confrontare...

COMMENTO

Non è facile parlare della conclusione di questa saga: è stato detto tanto, da voci pi< o meno autorevoli. Ci sono state disamine critiche, polemiche sterili, vesti stracciate e urla al miracolo.
Dal canto mio, mi trovo particolarmente in difficoltà nello stendere due righe su questo romanzo, perché mi sento in qualche modo isolata dalla mia mente. Non so quanto questo possa avere senso, non so quanto possa avere senso scriverne in una recensione, ma è un periodo strano, dove mi sembra di essere lontanissima da tutto quel nucleo lucido e critico che mi ha sempre permesso di leggere qualcosa con attenzione. Sarà che ho smesso di studiare, sarà che sono stanca, sarà che il tempo è poco e gli interessi sono cambiati e ormai la lettura mi sembra qualcosa di sempre pi< distante e meno viscerale, ma mi sembra d'essere tornata ad avere il senso critico di un'adolescente.
Fatto sta che sento di avere nella testa un enorme globo intricato di pensieri, su questa saga, ma è un globo lontano e distante, impenetrabile, che io stessa non riesco a decifrare.
Mi resta solo un confuso insieme di sensazioni, il disappunto per un inizio e una parte centrale troppo, troppo simile ad una soap opera; la vaga impressione che la Ferrante abbia una penna abilissima, ma che qui si sia ritrovata imbrigliata nella sua stessa rete, incapace di lasciarsi andare, confinata da una narrazione sempre pi< solipsistica e chiusa in sé stessa; il rimpianto per quello che la saga avrebbe potuto essere, e che non è stata (anche se non riesco a mettere bene a fuoco queso fantasma); il disagio che mi causa Lila, il disagio di quest'amicizia che non è mai stata amicizia, il disagio per la violenza e il dolore e la solitudine infinita in cui tutti i personaggi, nessuno escluso, sono immersi.
Ho finito col detestare la voce di Elena (Greco o Ferrante, credo che la differenza sia poca), ho detestato il suo egoismo e il suo sguardo arrogante e sempre pronto a distogliere l'attenzione dai punti focali delle vicende, per concentrarsi solo su una disamina interiore incentrata solo su sé stessa.
Eppure, nonostante fosse passato pi< di un anno da quando avevo preso in mano il terzo volume della saga, nonostante non ricordassi quasi nulla delle vicende dei troppi (troppi, davvero) personaggi, ho continuato a leggere, ammaliata, incapace di posare il volume.
Sento di aver perso completamente il punto centrale del romanzo e della saga, e mi sento amareggiata, delusa e anche un po' confusa.
Non mi è piaciuta, la storia di quest'amica geniale, ma non sono riuscita a non leggerla.
Credo che questo voglia dire qualcosa, e spero anche di essere in grado di capire che cosa, prima o poi.
 

RosaT.

Leghorn Member
Lascio un mio commento complessivo alla quadrilogia della Ferrante ...
Effettivamente ho aspettato un po' a leggerlo rispetto alle date di pubblicazione, anche se era nella mia lista da sempre, e devo dire la verità, mi ha spronato definitivamente la visione della serie TV, meno male :) ...

Ci sono dei libri da cui non vorresti separarti mai, e vorresti poter parlare direttamente con i protagonisti che ne fanno parte, chiedere, approfondire, farsi spiegare meglio parti poco chiare o interpretati secondo i propri stati d'animo. Ecco tutto questo è la quadrilogia della Ferrante.
Tante pagine a tratti divorate e a tratti lette lentamente per assaporare meglio le sensazioni e per non separarsi troppo in fretta. Entriamo nelle vita di Elena Greco e attraverso di lei in quella di Raffella Cerullo, percorriamo con loro decenni di vita e di storia di Napoli e d'Italia che si intrecciano tra loro. Una amicizia forte, un legame di dipendenza, complementarietà e diversità di amore e conflitto di genialità ogni volta a proprio modo, di dolori e riscatti. Con maestria attraverso descrizioni si percepiscono vivide le paure, i tormenti, le passioni e tutti i personaggi prendono forma, escono dalla pagine, con la sensazione di poterli riconoscere nel mondo odierno. Ci si trova coinvolti sia in situazioni di estrema quotidianità, sia dall'enigma delle due amiche di ambivalenza. Poca perfezione (anche se Elena la ricerca costantemente) in tutto il lungo cammino, ma come dice Elena "... a differenza che per i racconti, la vita vera, quando è passata, si sporge non sulla chiarezza, ma sull'oscurità."
 

Kira990

New member
Ho sentimenti contrastanti su questa saga. Mi ritrovo abbastanza nella frase di Jessamine: Non mi è piaciuta, la storia di quest'amica geniale, ma non sono riuscita a non leggerla.
Tutta la saga devo dire che mi ha portato un grande senso di angoscia e tristezza. Nella sostanza ho trovato sia Lila che Lenu abbastanza odiose, chi per un motivo chi per un altro. Il ritratto che è uscito dai 4 libri, secondo me, è che la loro non è un'amicizia bella, ma una sorta di dipendenza che porta solo ad evidenziare il peggio di entrambe. Almeno questa è la sensazione che mi ha lasciato la lettura dell'intera saga. Altro al momento non mi sento di dire, anche se i pensieri che so affollano nella mente sono tanti.
 

alessandra

Lunatic Mod
Membro dello Staff
Questo è il libro che chiude la quadrilogia de L'amica geniale. Trovo la penna della Ferrante, soprattutto in questa quadrilogia, introspettiva e distaccata allo stesso tempo: scava in modo acuto e sapiente nell'animo umano attraverso le parole ma, ciononostante, non mi ha permesso di entrare in empatia con i personaggi, nemmeno con le protagoniste. Forse perché indugia troppo sugli aspetti sgradevoli di entrambe, e quindi fa più "comodo" al lettore evitare di immedesimarsi in loro?
Lila e Lenù crescono e, naturalmente, in parte cambiano, ma il loro rapporto a me sembra rimanere statico: un rapporto di amore e odio, ammirazione e invidia, affetto viscerale e distanza. Di certo, almeno per me, l'autrice è molto brava a descriverne ogni sfumatura. Rimane però quella distanza che, da un lato, protegge la sensibilità del lettore, rassicurandolo; dall'altro, evita di scuoterlo, e quindi per me manca qualcosa per definirlo veramente bello.
 
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