Ravera, Lidia - Il terzo tempo

Enriquez

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Romanzo Bompiani

Lidia Ravera afferma che niente e il suo contrario sono la medesima cosa.
In un racconto che vede nella dissoluzione dell’entità il suo il principio, vita e morte sono due facce della medesima medaglia.
Secondo me, la grandezza del romanzo sta nella contraddizione che percorre tutte le pagine come un filo conduttore.
Costanza Gatto, pensionata benestante e culturalmente evoluta non è vecchia, ma si sente vecchia. Daltra parte: “si era sempre sentita vecchia perchè da quando aveva memoria (…) esisteva sempre qualcuno più giovane di lei”. Ma nello stesso tempo a sessantaquattro anni si sentiva giovane.Infatti, agli albori della terza età, la donna trasgredisce l’ortodossia reagendo al problema come un’adolescente: scappa, rompe, desidera.
a Chelsie bellissima ragazza madre inglese, dedica tutta se stessa; non solo le confessa – lo ha già fatto con altri - il suo imminente immaginifico desiderio, ma la coninvolge nella sua realizzazione: ricostruire in un convento la “comune” nella quale ha vissuto a Milano al tempo della contestazione giovanile.
A rendere materialmente possibile il progetto è la morte di suo padre: il comandante Athos.
Il vecchio non soltanto le lascia il convento di Civita di Bagno Regio, ma una fortuna in titoli che la rende ricca. L’uomo, comunista di prima maniera, ferreo nella missione di abbattimento del capitalismo spende gli ultimi anni della propria esistenza fabbricando denaro, come un abilissimo e freddo broker.
Anche Dom, ex marito di Costanza, si contraddice: pur non approvando l’idea della comune:“ mi sembra (…) un po’ temerario e un po’ superfluo” la sostiene sino alla fine con un servizio assiduo ed attento; anzi si contraddice due volte, poiché pur amandola profondamente – per tutta la vita ha sempre ceduto al suo volere per amore – non rinuncia all’avvenente Evelin. Eppure sa bene quanto questa nuova relazione ferisca nel profondo Costanza, che lui odia veder soffrire.
Ma è stata lei - che reagisce alla notizia del tradimento come una belva ferità - a chiedere ed ottenere la separazione consensuale.
Anche Matteo, suo figlio, vive nella contraddizione: non è d’accordo sulla comune e cerca di dissuaderla: “Che ***** ci vai a fare in mezzo ai calanchi? (…) come funziona la tua curva psichiatrica? Siccome hai paura di morire ti seppellisci viva?” così le scrive; eppure sarà proprio lui a seppellirsi nel convento di Civita, riuscendo finalmente a scrivere; lui che ha messo a repentaglio il suo futuro di autore per rendere felice Martina, la ragazza americana che sposa senza amarla.
In una realtà dove dove tutto cambia per rimanere uguale a se stesso – i vecchi amici della comune non sono più quelli di una volta ma a guardar bene già c’era già in ciascuno il disegno di ciò che sarebbero diventati - la protagonista esorcizza in un modo del tutto originale lo spettro del decadimento, perché : vecchi, scrive l’autrice, lo si diventa ciascuno a modo suo.
In un viaggio disperato lungo la costa azzurra alla ricerca di se stessa giovane, Costanza tenta disperatamente di vincere la paura della morte, per accorgersi - alla fine - che quest’ultima ancora le siede accanto.
 
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