Simenon, Georges - Il borgomastro di Furnes

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Furnes è un borgo fiammingo dove, accanto alle opulente dimore in cui si perpetuano opachi rituali borghesi, cominciano ad apparire i primi segni di una modernizzazione strisciante. Domina sulla piccola città la figura di Joris Terlinck, il borgomastro, che tutti chiamano Baas e che di Furnes è effettivamente il padrone: un padrone autorevole, arrogante, inflessibile, temuto. Intorno a lui, un tessuto di sguardi, chiacchiere, delazioni, subdole manovre. E una ragazza nascosta, in condizioni abiette. Ma, una sera come tante altre, persino nel borgomastro, in questo imperturbabile monolite, si apre una crepa. Simenon ci mostra, fino alle estreme conseguenze, che cosa accade quando l’implacabile e sinistro ordine quotidiano si lacera all’improvviso facendo affiorare per un attimo l’illusione di un’altra possibile esistenza. Quando lesse questo romanzo (steso, secondo le parole dello stesso autore, «in un vero e proprio stato di allucinazione»), Gaston Gallimard, che non usava essere indulgente con i suoi autori, scrisse a Simenon: «È un libro notevolissimo. Uno dei suoi romanzi migliori. Glielo dico con entusiasmo, non solo per amicizia, da vero lettore disinteressato».
Il borgomastro di Furnes, scritto nell’autunno del 1938, apparve nel 1939.

Joris Terlinck è un uomo tutto d'un pezzo. E' alto, autorevole, duro, inflessibile, egoista, cinico. E' il borgomastro (il sindaco) della piccola città di Furnes ed il padrone di una delle aziende più fiorenti, la fabbrica di sigari, qualifica che gli è valsa l'appellativo di Baas (padrone). E' rispettato e temuto, non amato da cittadini e collaboratori, poiché con la sua arroganza impone la sua autorità e il suo rigore a tutti, persino alla sua famiglia non così perfetta ed unita. Su di lui è incentrato questo libro, il primo che leggo di Simenon, che sembra volerci mostrare una sorta di eroe al contrario, non proprio un antieroe, ma un uomo con molti difetti, anche gravi, che eroicamente persegue ogni giorno, con la massima coerenza e il più stretto rigore, le sue idee di come dovrebbe andare il mondo. La figura di Joris Terlinck sembra essere un neanche troppo discreto elogio del non cambiamento, della stasi e della conservazione di cose, situazioni, dinamiche. Ma cosa succede quando, per una sua decisione dettata dal rigore, un uomo muore e una ragazza vede la sua vita stravolgersi radicalmente? La prospettiva non cambia, ma le certezze e l'equilibrio si incrinano pericolosamente.
Un libro, questo, davvero singolare ed inconsueto: non si comprende con chiarezza il messaggio che Simenon vuole lanciarci, ma si giunge alla fine facendosi comunque un'idea di fondo, maturando comunque delle riflessioni personali. Perciò ritengo che questo libro valga una lettura, possibilmente due per cercare di comprenderne il senso più profondo. Consigliato, non il solito romanzo.
 
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