“Questa è la storia vera di Brigitte, così come lei l’ha raccontata a me, e io a voi.”
In questo romanzo non-fiction l’autrice racconta la storia vera di Brigitte, una donna congolese rifugiata in Italia. Il libro è frutto di una lunga serie di interviste, di “chiacchierate” da cui è nato un rapporto solidale e amichevole tra le due. Ma chi era Brigitte, prima di diventare una rifugiata? Brigitte era una stimata infermiera, fondatrice di una clinica, relativamente benestante, che trascorreva il suo tempo tra il lavoro e i suoi quattro figli, come una qualsiasi donna “normale”. Finché non si è rifiutata di piegarsi alla volontà del regime militare al potere, rifiutandosi di rendersi complice di un omicidio nei confronti di alcuni rivoluzionari: da allora è stata oggetto di persecuzioni e torture indicibili, descritte nel libro con efficacia dettagliata ma non morbosa. Persecuzioni e torture che si stenta a credere possano avvenire, ai giorni nostri. Eppure Brigitte, forse perché ha la fortuna di avere conoscenze in qualche modo influenti, riesce a uscire da quell’inferno. Purché sparisca. E qui inizia la sua vita in Italia, fatta di vita nella strada, di centri di accoglienza, di preti caritatevoli, di assistenti sociali o avvocati donne, di cui lei diffida (“le donne bianche sono cattive”), di burocrazia assurda, di limitazioni in tutto, e soprattutto di lontananza dai figli. L’autrice ci parla alternativamente del passato e del presente di una donna con la quale è impossibile non solidarizzare. E’ così facile dire “ma perché queste persone vengono qui, non c’è lavoro per nessuno” e così via. Leggendo questa storia toccante è inevitabile entrare nei dettagli del “perché” e prendere atto della mancanza di alternative. Bravissima la Mazzucco che, oltre a scrivere bene e a raccontare bene la storia, ha assolto con questo libro ad una funzione sociale, se non altro quella di informarci e farci riflettere attraverso il racconto della vita di una singola persona, forse diversa ma nel contempo simile a quella di tante altre.
In questo romanzo non-fiction l’autrice racconta la storia vera di Brigitte, una donna congolese rifugiata in Italia. Il libro è frutto di una lunga serie di interviste, di “chiacchierate” da cui è nato un rapporto solidale e amichevole tra le due. Ma chi era Brigitte, prima di diventare una rifugiata? Brigitte era una stimata infermiera, fondatrice di una clinica, relativamente benestante, che trascorreva il suo tempo tra il lavoro e i suoi quattro figli, come una qualsiasi donna “normale”. Finché non si è rifiutata di piegarsi alla volontà del regime militare al potere, rifiutandosi di rendersi complice di un omicidio nei confronti di alcuni rivoluzionari: da allora è stata oggetto di persecuzioni e torture indicibili, descritte nel libro con efficacia dettagliata ma non morbosa. Persecuzioni e torture che si stenta a credere possano avvenire, ai giorni nostri. Eppure Brigitte, forse perché ha la fortuna di avere conoscenze in qualche modo influenti, riesce a uscire da quell’inferno. Purché sparisca. E qui inizia la sua vita in Italia, fatta di vita nella strada, di centri di accoglienza, di preti caritatevoli, di assistenti sociali o avvocati donne, di cui lei diffida (“le donne bianche sono cattive”), di burocrazia assurda, di limitazioni in tutto, e soprattutto di lontananza dai figli. L’autrice ci parla alternativamente del passato e del presente di una donna con la quale è impossibile non solidarizzare. E’ così facile dire “ma perché queste persone vengono qui, non c’è lavoro per nessuno” e così via. Leggendo questa storia toccante è inevitabile entrare nei dettagli del “perché” e prendere atto della mancanza di alternative. Bravissima la Mazzucco che, oltre a scrivere bene e a raccontare bene la storia, ha assolto con questo libro ad una funzione sociale, se non altro quella di informarci e farci riflettere attraverso il racconto della vita di una singola persona, forse diversa ma nel contempo simile a quella di tante altre.