Crane, Stephen - Il segno rosso del coraggio

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Più che «un episodio della guerra civile americana» – come recita il sottotitolo del romanzo, pubblicato nel 1895 – Crane narra qui un’esperienza morale: il duro confronto tra coscienza e realtà. Nel giovane Henry Fleming i sogni eroici e gli slanci romantici che l’hanno spinto ad arruolarsi si sono scontrati con gli aspetti meno nobili e gloriosi della guerra e hanno lasciato il posto a dubbi e timori: saprà affrontare la furia della battaglia e andare incontro con onore all’appuntamento con la morte oppure, nell’ora fatidica del battesimo del fuoco, fuggirà come un codardo? Oltre che un capolavoro della letteratura di guerra, si può definire Il segno rosso del coraggio un ritratto psicologico della paura. Non solo quella della battaglia sul campo, del sangue e della morte, ma anche quella che serpeggia nascosta nel quieto vivere quotidiano: la paura di non saper affrontare gli ostacoli e le prove che la vita ci pone di fronte. Con una tecnica impressionista molto moderna, Crane disegna la mappa segreta del cuore di un adolescente in quel cammino dall’innocenza alla maturità che passa anche attraverso l’accettazione dei propri limiti e delle proprie debolezze.

Il protagonista di questa storia si chiama Henry Fleming, è un giovane che, spinto dalla brama di battaglie eroiche e romantiche e dal sogno di gloria ed onore, si arruola nell'esercito durante la guerra civile americana. Ben presto, però, i suoi sogni verranno disillusi: già nel primo scontro egli capisce che la guerra presenta dinamiche e scenari molto diversi da quelli che immaginava, non si comporta da eroe e l'accaduto, oltre a segnare per sempre le sue azioni future, fa emergere – e soprattutto gli fa comprendere – la sua codardia e pavidità. Ma la guerra, il campo di battaglia, la vita dura cambiano le persone ed Henry lo imparerà presto e in fretta. Alla fine di quest'episodio si ritroverà profondamente cambiato. Questo romanzo non è solo un libro di guerra, ma presenta profili psicologici notevoli: Crane ci mostra i cambiamenti nell'attegiamento di un ragazzo e dei suoi compagni in battaglia, in un momento quindi di estrema tensione, ma non svolge la sua analisi, non ci spiega nulla: toccherà a noi lettori il compito di fermarci a pensare, valutare, analizzare. Ma l'aspetto che più mi ha colpita a livello stilistico è stata la prosa di Crane: usa frasi brevi, ma gli piacciono le descrizioni, perciò crea descrizioni simili a scoppi di colore, fuochi d'artificio in grado di evocare scene con poche efficaci parole. All'inizio questa scrittura peculiare è quasi disturbante, stridente, mette a disagio perché si fa fatica ad adattarsi. Il disagio però dura appena qualche pagina, il tempo di accorgersene: non appena inizia la battaglia ci si ritrova perfettamente a proprio agio e la scrittura non avrebbe potuto essere che questa. Crane è un autore che non conoscevo, è ironico, sbrigativo, senza mai risultare frettoloso, sciatto o banale. E' una voce assolutamente particolare che ho trovato molto interessante. Lo consiglio.
 
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