Gamberale, Chiara - L'isola dell'abbandono

qweedy

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"Pare che l'espressione "piantare in asso" si debba a Teseo che, uscito dal labirinto grazie all'aiuto di Arianna, anziché riportarla con sé da Creta ad Atene, la lascia sull'isola di Naxos. In Naxos: in asso, appunto. Proprio sull'isola di Naxos, l'inquieta e misteriosa protagonista di questo romanzo sente l'urgenza di tornare. È lì che, dieci anni prima, in quella che doveva essere una vacanza, è stata brutalmente abbandonata da Stefano, il suo primo, disperato amore, e sempre lì ha conosciuto Di, un uomo capace di metterla a contatto con parti di sé che non conosceva e con la sfida più estrema per una persona come lei, quella di rinunciare alla fuga. E restare. Ma come fa una straordinaria possibilità a sembrare un pericolo? Come fa un'assenza a rivelarsi più potente di una presenza? Che cosa è davvero finito, che cosa è cominciato su quell'isola? Solo adesso lei riesce a chiederselo, perché è appena diventata madre, tutto dentro di sé si è allo stesso tempo saldato e infragilito, e deve fare i conti con il padre di suo figlio e con la loro difficoltà a considerarsi una famiglia."

E' un romanzo sull'abbandono, ma non mi è piaciuto per nulla. Una donna divisa tra passato e presente, ciascuno riflesso nel volto di un uomo, e con la paura di perdere il controllo della propria esistenza. Si intuiscono molti riferimenti autobiografici, però è confusionario, sconclusionato.
Sconsigliato!


«Lei dà un bacio sulla fronte anche a lui. Poi prende Emanuele in braccio, fa finta di mordergli un piedino, l’altro. Gli sussurra in un orecchio: “Ciao amore. Sono tornata”. Lui le afferra un dito con una mano. Con gli occhi cerca Damiano, lo trova. E si calma. Misteriosamente, come misteriosamente si era turbato.
Ma se sapessimo di che cosa abbiamo bisogno, non avremmo bisogno dell’amore. »
 
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