Greison, Gabriella - Einstein ed io

francesca

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Gabriella Greison è una giovane fisica che ha fatto delle divulgazione scientifica uno degli scopi del suo sapere. In questo non è senz’altro la sola: sono tanti gli scienziati che si impegnano a rendere alla portata anche dei non gli addetti ai lavori materie spesso difficili e ostiche.
Ha scelto di parlare della fisica partendo dalla vita dei grandi scienziati del passato e anche in questo non è certo la prima.
Ma il suo modo di fare divulgazione ha un tocco di originalità che la distingue: infatti le sue biografie dei grandi scienziati del passato sono particolari, perchè sceglie sempre un punto di vista insolito: il suo narrare non ha mai semplicemente lo scopo di raccontare la genialità e le scoperte di uno scienziato piuttosto che di un altro.
Probabilmente avendo studiato fisica, sa che le grandi scoperte partono spesso da idee geniali concepite da menti geniali, ma necessitano poi un grande lavoro di tutta la comunità scientifica per essere verificate, trovare basi solide e continui nuovi sviluppi.
Inoltre essendo un fisico donna sa di quanto lo studio delle materie scientifiche sia stato in passato precluso alle donne, che per decenni hanno dovuto dimostrare di valere il doppio di qualsiasi collega maschio prima di avere un qualche riconoscimento del loro apporto alla conoscenza scientifica.
Il libro “Einstein ed io” coniuga quindi proprio questi aspetti: non è una vera e propria biografia di Einstein, ma di quel non ben identificato “io” del titolo, che è la prima moglie di Einstein, Mileva Maric.
Di riflesso nella bibliografia della Maric, l’autrice racconta in realtà la vita del grande scienziato attraverso gli occhi di questa donna, brillante mente scientifica anche lei: si incontrano al Politecnico di Zurigo, dove Mileva è la quinta donna della storia iscritta al corso di fisica.
La Greison ci svela le aspirazioni della Maric, il suo desiderio di diventare una ricercatrice, la sua consapevolezza delle difficoltà per una donna di farsi accettare in un mondo prettamente maschile, la sua complicità iniziale con Einstein che in lei vede una confidente e un’interlocutrice alla pari… fino alla nascita del primo figlio (figlia per la precisione) a cui ne seguiranno altri due, che dà il via ad un progressivo ripiegamento di Mileva nel ruolo di madre e moglie di uno scienziato geniale e senza pari.
Più sale la stella di Einstein, più si offusca e si spenge la luce e la forza della Maric, fino alla fine del loro matrimonio e del conseguente divorzio, quando ormai però il treno di Mileva sembra essere passato e averla lasciata a piedi per sempre.
La storia è costellata di riferimenti alle più grandi intuizioni di Einstein che ne hanno fatto il più influente scienziato della fisica del Ventesimo secolo.
La Greison non ne fa un personaggio tutta genialità e positività, non omette le ombre, per esempio il suo maschilismo forse frutto semplicemente dell’epoca in cui vive, ma in cui non ha mostrato nessuna apertura particolare.
Quello che non mi ha convinto del libro è la chiave di lettura che ne dà l’autrice nelle pagine finali, in cui dà una sorta di chiave di lettura del romanzo.
Nel leggerlo io mi era rimasto un senso di sconforto e pena per Mileva che non ce l’ha fatta, che forse non ha avuto abbastanza forza per emergere, soffocata dalla genialità dell’uomo che il destino le ha messo accanto. La Greison invece elegge la Maric a icona delle donne che hanno lottato per qualcosa e infila nelle pagine finali un tentativo di messaggio positivo che non mi sembra possa emergere dal libro.
La Maric ha lottato è vero, ma è stata amaramente sconfitta, e in fondo la Greison ha dovuto intitolare il suo romanzo “Einstein ed io”, perché “Maric e lui” non avrebbe richiamato l’attenzione di nessuno.
Comunque al di là del messaggio, davvero un bel romanzo che aiuta non solo a conoscere Einstein sotto una luce diversa, ma rende il senso di un’epoca, i primi anni del Novecento, estremamente feconda per la fisica tutta.
Dal romanzo la Greison ha tratto un meraviglioso monologo teatrale che ho avuto la fortuna di vedere. Bellissimo. Lo consiglio, come consiglio il libro.
 
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