Yeats, William Butler - I tre cespugli

Masetto

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I TRE CESPUGLI
Da un episodio dalla ‘Historia mei Temporis’
dell’abate Michel de Bourdeille


Disse la dama una volta al suo amante:
‘Nessuno può fare affidamento
su un amore che manca del suo proprio alimento;
e se il tuo amore dovesse finire
come potresti cantare le tue canzoni amorose?
Me ne farebbero un rimprovero, giovanotto.'
O mio caro, o mio caro

‘Spegni tutte le candele nella tua camera,’
gli disse la bella dama
‘così che a mezzanotte in punto
io possa infilarmi nel tuo letto,
perché se io mi vedessi farlo
sono sicura che morirei di vergogna.’
O mio caro, o mio caro

‘Amo un uomo in segreto,
cara ancella’ disse la dama
‘So che di certo morirei
se lui smettesse di amarmi,
ma non mi accadrebbe lo stesso
se perdessi la mia castità?’
O mia cara, o mia cara

‘Così tu devi infilarti nel suo letto
e fargli credere che sia io.
E forse noi siamo tutte uguali
quando non ci sono candele,
e forse siamo tutte uguali
quando siamo nude.’
O mia cara, o mia cara

Nessun cane abbaiava, e suonava mezzanotte,
e attraverso i rintocchi la dama si diceva:
‘E’ stata una buona idea la mia;
il mio amato sembrava così felice’;
ma sospirava se la sua ancella
sembrava mezza addormentata tutto il giorno.
O mio caro, o mio caro

‘No, basta canzoni per stasera,’ disse lui
‘perché la mia dama venne
un anno fa per la prima volta
a mezzanotte nella mia camera,
ed io devo essere nel mio letto
quando la campana comincia a suonare.’
O mia cara, o mia cara

‘Una canzone ridente, dolorosa, sacra,
lasciva,’ gli dicevano i suoi amici.
Aveva mai nessuno udito una canzone simile?
No, ma quella sera loro l’udirono.
Aveva mai cavalcato nessuno così in fretta?
No, finchè non lo fece lui quella sera.
O mia cara, o mia cara

Ma quando il suo cavallo mise una zampa
in una tana di coniglio
lui cadde sulla testa e morì.
La sua dama vide questo
e cadde morta anche lei,
perché lo amava con tutta l’anima.
O mio caro, o mio caro

L’ancella visse a lungo
e si prese cura delle loro tombe;
vi piantò due cespugli di rose
che quando furono cresciuti
sembravano spuntare da una sola radice
tanto erano commiste le loro rose.
O miei cari, o miei cari

Quando fu vecchia e morente
il prete fu chiamato al suo letto;
lei confessò tutto quanto.
A lungo lui la guardò in viso,
e, oh! era un uomo buono,
comprese il suo caso.
O miei cari, o miei cari

La fece comporre e seppellire
a fianco dell’amante della sua padrona,
e piantò un cespuglio di rose sulla sua tomba.
Ora nessuno può,
quando abbia colto una rosa da uno dei cespugli,
dire da quale radice essa proviene.
O miei cari, o miei cari

PRIMA CANZONE DELLA DAMA

Mi rigiro
come un animale bruto messo in mostra.
Non so nulla di ciò che ero,
né di cosa sarò;
il mio linguaggio è costretto
in un’unica parola:
sono in amore
e questa è la mia vergogna.
Ciò che ferisce l’anima,
la mia anima adora,
non migliore di una bestia
a quattro zampe.

SECONDA CANZONE DELLA DAMA

Che sorta di uomo verrà
a giacere sul tuo grembo?
Che importa, siamo soltanto donne.
Lavati, rendi il tuo corpo dolce;
ho credenze di profumi essiccati.
Ne cospargerò le lenzuola.
Il Signore abbia pietà di noi

Lui amerà la mia anima
anche se il mio corpo non ci sarà
e amerà il tuo corpo
a dispetto dell’anima:
l’amore può saziare i due desideri
mantenedosi tuttavia intero.
Il Signore abbia pietà di noi

L’anima imparerà un amore
che si addice al mio petto,
le membra un amore in comune
con ogni nobile animale.
Se l’anima vede e il corpo sente,
chi è il più beato dei due?
Il Signore abbia pietà di noi

TERZA CANZONE DELLA DAMA

Quando tu ed il mio amore sarete insieme
e lui intonerà melodie sul tuo grembo
non pensare male dell’anima,
non credere che il corpo sia tutto,
perché io che sono il suo amore di giorno
conosco del corpo i mali peggiori;
dunque spartisci con onore il suo amore
in modo che entrambi non l’abbiano intero,
così che io possa udire quando lo bacio
in contrappunto il sibilo del serpente
e tu, quando una mano ti esplora la coscia,
il sospiro di tutti i cieli in travaglio.

CANZONE DELL’AMANTE

L’uccello sospira per l’aria,
il pensiero non so per che cosa,
per il grembo il seme sospira.
Ora scende la stessa pace
sulla mente, sul nido,
sulle cosce sforzate.

PRIMA CANZONE DELL’ANCELLA

Come venne questo invasore
ora sprofondato nella pace,
straniero con straniera,
sul mio freddo seno?
Per che cosa ancora sospirare?
Strana notte è venuta:
l’amore di Dio l’ha sottratto
ad ogni dolore;
il piacere l’ha fatto
debole come un verme.

SECONDA CANZONE DELL’ANCELLA

Dopo il piacere del letto,
torpido come un verme;
la sua verga dalla testa battente,
flaccida come un verme;
il suo spirito volato via
cieco come un verme.

W. B. Yeats
 
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