Maggi, Maurizio - La coda del diavolo

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È una rara notte di temporali, in Sardegna, quando arriva il mostro. La ragazza era riuscita a fuggire, ma lui, il suo rapitore e aguzzino, l'ha inseguita e l'ha uccisa, incurante del fatto che a pochi metri di distanza ci fosse una pattuglia della polizia. Per questo, subito arrestato, il mostro viene portato immediatamente in carcere. Lì, ad attenderlo, c'è un mondo chiuso fra mura spesse e sbarre di ferro alle finestre. Lì, soprattutto, c'è Sante. E l'arrivo di quell'assassino è forse l'occasione di redimersi che Sante attende da tutta la vita. Sante ha un segreto, una colpa da espiare, un passato da cui scappare. Eppure, Sante è in prigione per sua stessa volontà. Perché lui non è un carcerato, ma una guardia. La sua è una condanna autoinflitta. Ma quella notte tutto cambia. Può un peccato cancellarne un altro? Perché quel mostro è ricco e protetto. Ha agganci altolocati. Se la caverà, dice a Sante l'avvocato della madre della vittima. L'assassino ne uscirà, a meno che Sante non intervenga. E lo uccida. L'avvocato promette a Sante un alibi, una copertura, una via d'uscita e soprattutto tanti soldi. Uccidere è la cosa giusta? Si chiede Sante. Ma il giorno dopo, nulla di tutto ciò ha più importanza. Perché il mostro è stato ucciso e tutti i sospetti cadono proprio su di lui, su Sante. Che, da quel momento, non ha altra scelta che la fuga... E la ricerca della verità. Un conflitto morale che ci porta a chiederci: noi cosa faremmo? E una verità che emerge poco a poco in un quadro sempre più sconvolgente.

Il carcere è totalizzante, ti invade, il suo odore si fa spazio, riempie e sovrasta tutto il resto; non importa da quale parte stai, lui ti si attacca addosso e nessuna parte è quella giusta. Per Sante Moras il carcere è la vita reale, sia perché lì ci lavora, è un agente scelto della penitenziaria, sia perché lui il carcere se lo sente dentro… da diciassette anni. E' per questo che non gli pesa abitare da solo nella torre della ex colonia militare; è per questo che non si lamenta quando il direttore – che ce l'ha in antipatia – gli appioppa le consegne più ingrate e i turni più sfiancanti. Come quella notte, quella in cui il Mostro, quello che ha ucciso con un'ammazzabuoi una tredicenne che teneva segregata da mesi, arriva nel suo carcere, alla Nera, nel Sud della Sardegna. Qualcuno gli ha proposto di ucciderlo… sarebbe facile, un'iniezione, alibi, soldi, in più è uno scarto umano, un rifiuto della società… se Sante non lo uccide il Mostro la farà franca, conosce la gente giusta e si sa come va la giustizia……. E mentre ancora Sante sta pensando, l'uomo muore, proprio nel suo turno. E' ovvio, l'hanno incastrato. Che fare se non fuggire? Non sarebbe nemmeno la prima volta… e Sante corre per i boschi di una Sardegna bucolica e aspra, corre con il suo addestramento da ex militare, la sua bravura ad osservare, a capire, un talento raro quello del fuggiasco… ma Sante ha avuto una vita per imparare, specie a fuggire da se stesso. Però lui, Sante, non sa ancora che non è finita, che la vittima non era l'unica prigioniera, che il Mostro non era l'unico assassino… Ed eccolo di nuovo, il bivio, tra verità e vendetta, tra giustizia ed egoismo.
Un thriller ricco d'azione, in cui i buoni non sono mai del tutto buoni e i cattivi, beh, quelli non hanno limiti alla perversione… un po' come nella vita reale. Tra pedofilia, bullismo ed interessi economici, Maurizio Maggi ci conduce, in una corsa a perdifiato, in un'isola in cui la natura è protagonista indiscussa in tutti i suoi elementi. Ed anche quando la claustrofobia si trasforma in angoscia e l'incertezza muta in spaesamento, la tensione non cala mai. D'altronde chi è inseguito non può permettersi distrazioni. Libro consigliato a chi ama il dinamismo e la velocità e non disdegna un po' d'avventura.
 
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