236° MG - La svastica sul sole di Philip K. Dick

estersable88

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Le forze dell'Asse hanno vinto la seconda guerra mondiale e l'America è divisa in due parti, l'una asservita al Reich, l'altra ai Giapponesi. Sul resto del mondo incombe una realtà da incubo: il credo della superiorità razziale ariana è dilagato a tal punto da togliere ogni volontà o possibilità di riscatto. L'Africa è ridotta a un deserto, vittima di una soluzione radicale di sterminio, mentre in Europa l'Italia ha preso le briciole e i Nazisti dalle loro rampe di lancio si preparano a inviare razzi su Marte e bombe atomiche sul Giappone. Sulla costa occidentale degli Stati Uniti i Giapponesi sono ossessionati dagli oggetti del folklore e della cultura americana, e tutto sembra ruotare intorno a due libri: il millenario I Ching, l'oracolo della saggezza cinese, e il bestseller del momento, vietato in tutti i Paesi del Reich, un testo secondo il quale l'Asse sarebbe stato in realtà sconfitto dagli Alleati.

Philip Kindred Dick (Chicago, 1928 – Santa Ana, California, 1982) è tra i più importanti autori della narrativa americana del secondo dopoguerra. Ha scritto capolavori come La svastica sul sole, Ma gli androidi sognano pecore elettriche? e La trilogia di Valis, romanzi che hanno anticipato e segnato profondamente l’immaginario letterario e cinematografico degli ultimi decenni, ispirando pellicole cult come Blade Runner di Ridley Scott o Minority Report di Steven Spielberg. Maestro indiscusso della fantascienza, definito da Stanislaw Lem “un visionario tra i ciarlatani”, Philip K. Dick si esprime al di là di ogni etichetta, ridisegnando con un approccio del tutto personale i canoni del genere. Al festival di fantascienza di Metz del 1977, l’autore afferma davanti a un pubblico sbigottito che i suoi romanzi sono in un certo senso “veri”: è questa la grande rivoluzione di Philip K. Dick, l’aver abbattuto i confini tra reale e immaginario, creando inedite narrazioni della realtà, merito che oggi gli viene riconosciuto da critica e lettori. Fanucci Editore pubblica in esclusiva in Italia tutta la produzione di Philip K. Dick, completata nel 2015 con L’Esegesi.

Pronti? Via!
 

Spilla

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Edcomi!
Preso stamattina in biblioteca, il libro è cartaceo perciò non riuscirò a leggere molto velocemente, spero che tu rimenga comunque a tenermi compagnia :wink:
Lo inizio stasera a letto.
 

estersable88

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Certamente, vai coi tuoi tempi, io rimango qui comunque. Anzi, guarda, lo comincio domani mattina, così andiamo di pari passo.
 

francesca

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Stamani sono andata in biblioteca a prendere Grossman per il mini-gruppo che dovrebbe partire il 19, e avendo quindi questi tre giorni di sospensione, e essendo incuriosita da La svastica sul sole, me lo sono preso…
Insomma io mi accoderei, se per voi va bene.
Così Spilla può leggerlo con calmissima, perché non potrà mai essere più lenta di me :D
Intanto posso dire che ho letto una ventina di pagine, ancora non mi sento proprio dentro il libro, sto facendo un po' di fatica, come quando sei ad una cena e tutti parlano di persone ed eventi che non conosci: tutti sanno bene di chi e cosa si parla e per non sfigurare fai finta di saperlo anche tu :)
Ma procedo fiduciosa.

Francesca
 

estersable88

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Fine cap. 2

Benvenuta Francesca! Sì, anch'io ho cominciato la lettura e capisco la sensazione, normale all'inizio di ogni libro ma qui acuita dal fatto che si tratta di un distopico.

Possibile spoiler
E come volevasi dimostrare, la realtà non è solo modificata, qui è proprio ribaltata: la seconda guerra mondiale è finita da un pezzo, ma è ancora nella memoria di molti. Siamo negli Stati Uniti e la West Coast è governata dai giapponesi (in realtà sconfitti a Pearl Arbour). Abbiamo fin qui conosciuto alcuni personaggi, in cima al gruppo il signor Robert Kildan e il signor Frink, che sono nativi del luogo, ma anche il giapponese Tagomi. Ciò che possiamo già intuire è che c'è una forte e pregnante gerarchia fra gli abitanti, che non è solo la distinzione tra governanti e governati, ma include un insieme di regole, comportamenti, etichetta. E, a giudicare da alcuni velati commenti, sono previste delle sanzioni di una certa entità... che ancora non ci è dato conoscere.
 

francesca

Well-known member
Benvenuta Francesca! Sì, anch'io ho cominciato la lettura e capisco la sensazione, normale all'inizio di ogni libro ma qui acuita dal fatto che si tratta di un distopico.

Possibile spoiler
E come volevasi dimostrare, la realtà non è solo modificata, qui è proprio ribaltata: la seconda guerra mondiale è finita da un pezzo, ma è ancora nella memoria di molti. Siamo negli Stati Uniti e la West Coast è governata dai giapponesi (in realtà sconfitti a Pearl Arbour). Abbiamo fin qui conosciuto alcuni personaggi, in cima al gruppo il signor Robert Kildan e il signor Frink, che sono nativi del luogo, ma anche il giapponese Tagomi. Ciò che possiamo già intuire è che c'è una forte e pregnante gerarchia fra gli abitanti, che non è solo la distinzione tra governanti e governati, ma include un insieme di regole, comportamenti, etichetta. E, a giudicare da alcuni velati commenti, sono previste delle sanzioni di una certa entità... che ancora non ci è dato conoscere.

Brava Spilla, riassunto calzante, non solo perché in poche righe fotografa le prime pagine del libro in modo chiaro, ma anche perché rende questa sensazione che continua a non abbandonarmi via via che procedo, di dover "intuire", cogliere, leggere al di là dei "velati commenti".
Insomma, solo perché avevo letto la trama prima di iniziare il libro mi sto facendo un'idea, perché altrimenti credo che sarei completamente spaesata.

Sicuramente questo crea un senso di suspance abbastanza forte.

Francesca
 

estersable88

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fine Cap. 5

Ora cominciano a delinearsi alcuni scenari, sebbene la gran parte della vicenda sia ancora celata. Sicuramente abbiamo più chiaro il piano geopolitico mondiale: come anticipava la sinossi, l'Asse ha vinto la seconda guerra mondiale; i tedeschi, dopo aver conquistato buona parte del pianeta, (compresa l'Africa), hanno intenzione di spingersi oltre, agli altri pianeti. Ai giapponesi è toccata la costa occidentale dell'America (il Nord-America non coincide con gli attuali Stati Uniti), mentre la situazione della costa orientale è più nebulosa... sappiamo però che a New York ci sono forni crematori...
Quanto ai personaggi, abbiamo conosciuto l'enigmatica Juliana Frink, il signor Vaines che per il momento sembra il più interessante ed assennato di tutti (le sue riflessioni sul volo per San Francisco sono qualcosa di... stupendo). Abbiamo poi scoperto una certa industria di illegalità... preoccupante.
 

estersable88

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Fine cap. 8 - spoiler

La storia e la conoscenza di personaggi, implicazioni ed interconnessioni proseguono. La morte di un'importante figura politica apre nuovi scenari... ma vorrei soffermarmi un attimo sui libri: ci sono, in questa vicenda, due libri molto importanti che sembrano determinare - in qualche modo - le scelte dei protagonisti. Si tratta dell'Iching, l'oracolo attraverso cui si esprime il Tao, e il libro della cavalletta, che racconta una realtà opposta e ribaltata rispetto a quella vissuta dai protagonisti. In realtà non è difficile capire che questa realtà è la nostra, quella che conosciamo ed abbiamo studiato e che ha portato il mondo ad essere ciò che è. Al di là delle teorie, è interessante vedere come i libri condizionino le scelte e la vita dei protagonisti.
 

estersable88

dreamer member
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lettura terminata

Finito... questo il commento che ho postato in PB.

Bene, la quarta di copertina è già indicativa della situazione che Philip K. Dick ci prospetta in questo libro, situazione tutt'altro che inverosimile a pensarci bene, almeno in linea puramente teorica. La domanda di base è semplice: cosa sarebbe successo, ipoteticamente, se la Germania, l'Italia e il Giappone avessero vinto la Seconda guerra mondiale? Dick prende questa possibilità, la estremizza e crea un libro visionario, surreale, allucinato eppure plausibile. Il punto di osservazione della "nuova" realtà scelto dall'autore è una zona corrispondente all'incirca alla costa occidentale degli Stati Uniti, (che, per inciso, non coincidono con gli Stati Uniti del libro poiché anche l'assetto geopolitico è cambiato); qui vivono ed operano i personaggi chiave di questa storia, un rivenditore di manufatti artistici americani, un funzionario giapponese, un enigmatico industriale svedese, una donna singolare, un ebreo insoddisfatto che rischia di essere scoperto ed ucciso. Le interconnessioni, gli intrecci tra queste ed altre persone ci permettono di vivere un esito diverso di uno dei più tristi momenti della storia mondiale, diverso ma non per questo positivo, tanto più che in questa nuova realtà la gente sembra non riuscire a compiere delle scelte oculate senza affidarsi all'IChing, il libro della saggezza oracolare cinese… c'è però un altro libro, il libro della cavalletta, che racconta una realtà speculare, quella che noi conosciamo… anche questo best seller è importante e potrebbe cambiare le sorti dell'umanità… chissà.
La svastica sul sole è un libro particolarissimo, denso di significati e messaggi reconditi; è un libro che per essere compreso pienamente necessita di concentrazione, conoscenza della storia e del pensiero politico degli stati coinvolti nella Seconda guerra mondiale, ma necessita anche di immaginazione e capacità di andare oltre il conosciuto, di immaginare altre possibilità, altre prospettive, altri mondi. Trovo che sia un ottimo libro, anche se gli ho preferito "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?". Comunque, consigliatissimo.
 

Spilla

Well-known member
Scusami... :W mi succede sempre, penso che giugno sarà un mese di libertà e relax (relativo), poi scopro che avere figlio a casa da scuola e mille faccende arretrate risucchia tutto il mio tempo...
Sono solo al capitolo tre e non sono nemmeno entrata bene in sintonia con il romanzo. Ho apprezzato il collegamento von la Storia: effettivamente il patto tra Giappone e Germania prevedeva la spartizione del mondo: l'Europa (centro nord) a Hitler, il Pacifico a Tokyo. Per ora non si fa cenno al terzo partner del patto, Mussolini, che avrebbe avuto il controllo del Mediterraneo, compresa l'Africa del nord. Evidentemente Dick considera questo un dato marginale e trascurabile :mrgreen::mrgreen:
Procedo, con calma :MUCCA
 

francesca

Well-known member
Capitolo X

Eccomi eccomi
finito capitolo X.
La storia è delineata, o almeno le varie storie e il loro intrecciarsi attraverso le relazione dei personaggi.
L'idea di fondo che se ne ricava è che mediamente la parte sotto il controllo giapponese sia più "umana", leggermente più aperta ai diritti umani. La storia però si svolge negli Stati Uniti e quindi di quello che succede veramente là dove ci sono i due centri del potere arrivano solo echi o informazioni già elaborate.
Per esempio nel capitolo VI è il rappresentante degli uffici esteri giapponesi che analizza la situazione politica nella Partei dopo la morte del cancelliere, descrivendo i possibili successori, ma quello che succede veramente in quella parte del mondo viene raccontato solo attraverso stralci di comunicazioni criptate e titoli di giornale.
Così come si intuisce che ci deve essere una qualche missione segreta affidata a questo Baynes, ma non è chiaro per conto di chi, forse un accordo congiunto fra le aree moderate dei due popoli vincitori per mettere in atto qualche particolare cambiamento?
A dir la verità mi trovo in gran difficoltà a seguire il libro. Lo trovo slegatissimo: i personaggi sembrano tutti nascondere qualcosa, con continue allusioni a non ben chiari eventi che dovrebbero averli resi quelli che sono. Le stesse vicende non sono chiare. Immagino che tutto sia per creare tensione nella narrazione ma il risultato su di me è un gran senso di disorientamento.
Poi ci sono questi due libri che dominano la vita dei protagonisti I Ching, che più che un libro è una specie di oracolo tascabile a cui sembra tutti quelli sotto la dominazione giapponese siano quasi obbligati a rivolgersi e "La cavalletta che opprime" che racconta l'altra storia, quella che si fa con i "sé": cosa sarebbe successo se avessero vinto gli Alleati. Ma anche questi due libri sono slegati fra loro, e comunque I Ching viene letto solo nella parte giapponese.

Nel complesso comunque ho la sensazione di un racconto disorganico, contenete i più disparati punti di riflessione, così tanti e così slegati da non riuscire a sentirli veramente parte della narrazione.

Francesca
 

francesca

Well-known member
Finito.

Mah, sono davvero perplessa.
A fine lettura mi viene in mente un solo aggettivo... un libro "sconclusionato".
Ho letto la prefazione di Carlo Pagetti alla mia edizione e alcune cose mi sono apparse più chiare.
Pagetti spiega molto bene i tre piani storici (che lui chiama "testi") che ci accompagnano durante tutta la lettura:
il piano zero che è il punto di vista di chi legge nel 1962 e quindi vive nel mondo diviso in due blocchi contrapposti e in guerra fredda fra loro, quello occidentale sotto l'influenza più o meno dichiarata degli Stati Uniti e quello comunista dominato dall'Unione Sovietica;
il piano primario dei protagonisti del libro che vivono nel mondo diviso nei due blocchi giapponese e quello nazista
il piano storico secondario riportato nel libro "La cavalletta che ci opprime" dove il mondo e sostanzialmente diviso fra Stati Uniti ed Inghilterra.
Questi piani si intersecano fra di loro perché la domanda: "ma chi è veramente ha vinto la guerra?" corre trasversale e la risposta non è semplicemente "le popolazioni che si sono spartite il mondo e dominano gli altri popoli", ma è molto più sottile e complessa. Nel testo primario sembra che abbia vinto l'Asse, nel piano zero e in quello secondario gli Alleati. Ma quanto dei valori dell'Asse, dei valori fascisti e nazisti si ritrovano in realtà nel piano zero mascherati da valori democratici?

Questo è solo uno dei mille spunti del libro, che però mi sono sembrati davvero troppi, e troppo incastrati, ingarbugliati per poter essere capiti e apprezzati appieno. La prefazione sicuramente mi ha aiutato a farmene uno schema mentale, ma anche così l'ho trovata una cosa estremamente faticosa.
Per esempio l'incontro di Juliana con Abendsen nell'ultimo capitolo con la spasmodica rivelazione di una grande verità: la Cavalletta è stata scritta dall'Oracolo, perché Abendsen ha scritto il libro rigo, rigo consultando l'Oracolo. Bene questo lega i due libri insieme, ma poi? Che vuol dire? Che senso ha?
Insomma, non mi sono sentita particolarmente partecipe nella lettura, a tratti anche infastidita da un sacco di allusioni alcune delle quali ho capito solo leggendo la prefazione, la maggior parte invece mi sono rimaste incomprensibili.

Con questo, ogni lettura dà sempre qualcosa, quindi mi fa piacere aver letto questo libro che sicuramente e insolito e originale. Ma per me si è rivelato troppo complesso, o almeno non abbastanza accattivante da indurmi a cercare di capirlo meglio.


Francesca
 

estersable88

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Membro dello Staff
Scusate, sono stata qualche giorno in viaggio, perciò non ho risposto.
@Spilla, è vero, l'Italia per quasi tutto il romanzo viene quasi ignorata... come dice la quarta di copertina "ha preso le briciole", segno che forse già nel 62 Dick aveva capito il grande peso della nostra nazione nel mondo!
@Francesca interessante la spiegazione sui piani... comunque aanch'io ho avuto la sensazione di stare perdendo, durante la lettura, passaggi importanti e significati reconditi... A me il libro è piaciuto, ma forse pensavo che mi sarebbe piaciuto di più.
 

Spilla

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Ok, lo dico: Dick scrive davvero male!
Secondo me, eh?!
Ma proprio non riesce ad andarmi né su nè giù, questa storia poco dettagliata, poco fluida, poco analizzata. I pensieri dei personaggi non hanno nessun ordine, il nesso tra parole e azione spesso deve essere ipotizzato, il testo non dà nessuna indicazione:?. Sarà che il genere non mi fa impazzire :boh:, non so. So che sto trovando ogni scusa possibile per non prendere il libro in mano...:??
 

Spilla

Well-known member
Ecco che si fa interessante. Dick delinea un quadro storico alternativo. Non si limita ad ipotizzare che sia stato l'Asse, e non l'Alleanza, a vincere la guerra, traendone le conseguenze; indica invece anche i precursori di questo evento: Roosvelt ucciso in un attentato, non ha potuto far uscire gli USA dalla Depressione e perciò questi si sono trovati impreoarati alla guerra; l'Inghilterra è spietata quanto il regime nazista e non si rivela un alleato affidabile. E poi Dick propone una distopia nella distopia: circola un libro proibito (perché, poi? visto che delinea lo scenario, peraltro tutt'altro che rassicurante, di cosa sarebbe successo se la guerra avesse avuto un esito diverso :boh:) che ipotizza una realtà alternativa, con gli Usa e l'inghilterra che si spartiscono il mondo.
Impianto intrigante, quindi. Ma rimane il limite, enorme, di una scrittura che rimane balbuziente.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Ecco che si fa interessante. Dick delinea un quadro storico alternativo. Non si limita ad ipotizzare che sia stato l'Asse, e non l'Alleanza, a vincere la guerra, traendone le conseguenze; indica invece anche i precursori di questo evento: Roosvelt ucciso in un attentato, non ha potuto far uscire gli USA dalla Depressione e perciò questi si sono trovati impreoarati alla guerra; l'Inghilterra è spietata quanto il regime nazista e non si rivela un alleato affidabile. E poi Dick propone una distopia nella distopia: circola un libro proibito (perché, poi? visto che delinea lo scenario, peraltro tutt'altro che rassicurante, di cosa sarebbe successo se la guerra avesse avuto un esito diverso :boh:) che ipotizza una realtà alternativa, con gli Usa e l'inghilterra che si spartiscono il mondo.
Impianto intrigante, quindi. Ma rimane il limite, enorme, di una scrittura che rimane balbuziente.

Ti dirò, se avessi conosciuto Dick con questo libro, probabilmente non avrei capito nulla - meno di quanto abbia capito ora - e non avrei letto altro di suo, proprio per la scrittura quasi respingente, quasi criptica. Per fortuna, però, l'ho conosciuto con Ma gli androidi sognano pecore elettriche? che è, a mio avviso, superiore e che non ricordo mi abbia dato tanti problemi riguardo alla scrittura.
 

Spilla

Well-known member
Ti dirò, se avessi conosciuto Dick con questo libro, probabilmente non avrei capito nulla - meno di quanto abbia capito ora - e non avrei letto altro di suo, proprio per la scrittura quasi respingente, quasi criptica. Per fortuna, però, l'ho conosciuto con Ma gli androidi sognano pecore elettriche? che è, a mio avviso, superiore e che non ricordo mi abbia dato tanti problemi riguardo alla scrittura.

Sono troppo indietro con la lettura di questo libro per confrontarlo con Le pecore, ma anche in quel caso il mio giudizio sulla scrittura di Dick non era stato benevolo :mrgreen:. Solo che non l’avevo detto :SISI:SISI:SISI
 

Spilla

Well-known member
Non so se riuscirò a finirlo, continuo a smarrirlo per casa, rimandare, posporle ad altre letture...:boh:
 
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