LettriceBlu
Non rinunciare mai
Trama:
Una sparatoria in pieno giorno sulla porta di un bar nella periferia di Brescia. E, mentre una Vespa si allontana a tutto gas verso la tangenziale, un barbone che passava di lì per caso si accascia sul marciapiede. Sembrerebbe una faccenda di poco conto, eppure... Subito emergono alcune stranezze: se si trattava di un vagabondo, perché allora indossava una camicia cifrata e di ottima fattura e aveva le unghie dei piedi curate? E come mai è stato colpito da ben due colpi, uno di striscio alla spalla e l'altro, letale, in pieno viso? Un proiettile vagante passi, ma due... I conti non tornano per il commissario Miceli, che, in assenza del commissario titolare Grazia Bruni, è stato reintegrato a tempo pieno, con buona pace della sospirata e sempre più lontana pensione. E, come sempre, quando i conti non tornano, Miceli chiama in aiuto il suo vecchio amico, l'inossidabile ex giudice Petri, che non tarda a rendersi conto che non è certo un caso di morte accidentale. Quanto basta per scatenare il fiuto dei due investigatori, che, nonostante le flebili, se non quasi inesistenti tracce - un anonimo mazzo di fiori di campo lasciato chissà da chi sul luogo del delitto - riusciranno a dare corpo a un caso che rischiava di scomparire, come la sua vittima.
Commento:
Classica indagine fatta di indizi da verificare, alibi da controllare e segreti dei sospettati da svelare, che porta alla luce una storia più complessa di quanto poteva apparire a un primo sguardo. Anselmo era un uomo colto e gentile, diventato vagabondo perché tormentato da un rimorso che non aveva motivo di esistere, e qualcuno ha voluto deliberatamente farlo fuori. Più che mai in questo caso il giudice Petri è stato fondamentale per scovare il colpevole, che non mi è dispiaciuto in sé perché vederlo all’opera è sempre molto stimolante, ma Miceli e la sua squadra non hanno quasi contribuito, se non ovviamente alla fine, e questo non è molto credibile.
Il movente dell’assassinio mi ha colpito e sorpreso parecchio: Simoni ci ha ricordato che anche i sentimenti in apparenza più positivi possono far emergere il lato più oscuro e disperato delle persone, che spesso non si rendono nemmeno conto di quanto le loro azioni siano contraddittorie.
Una sparatoria in pieno giorno sulla porta di un bar nella periferia di Brescia. E, mentre una Vespa si allontana a tutto gas verso la tangenziale, un barbone che passava di lì per caso si accascia sul marciapiede. Sembrerebbe una faccenda di poco conto, eppure... Subito emergono alcune stranezze: se si trattava di un vagabondo, perché allora indossava una camicia cifrata e di ottima fattura e aveva le unghie dei piedi curate? E come mai è stato colpito da ben due colpi, uno di striscio alla spalla e l'altro, letale, in pieno viso? Un proiettile vagante passi, ma due... I conti non tornano per il commissario Miceli, che, in assenza del commissario titolare Grazia Bruni, è stato reintegrato a tempo pieno, con buona pace della sospirata e sempre più lontana pensione. E, come sempre, quando i conti non tornano, Miceli chiama in aiuto il suo vecchio amico, l'inossidabile ex giudice Petri, che non tarda a rendersi conto che non è certo un caso di morte accidentale. Quanto basta per scatenare il fiuto dei due investigatori, che, nonostante le flebili, se non quasi inesistenti tracce - un anonimo mazzo di fiori di campo lasciato chissà da chi sul luogo del delitto - riusciranno a dare corpo a un caso che rischiava di scomparire, come la sua vittima.
Commento:
Classica indagine fatta di indizi da verificare, alibi da controllare e segreti dei sospettati da svelare, che porta alla luce una storia più complessa di quanto poteva apparire a un primo sguardo. Anselmo era un uomo colto e gentile, diventato vagabondo perché tormentato da un rimorso che non aveva motivo di esistere, e qualcuno ha voluto deliberatamente farlo fuori. Più che mai in questo caso il giudice Petri è stato fondamentale per scovare il colpevole, che non mi è dispiaciuto in sé perché vederlo all’opera è sempre molto stimolante, ma Miceli e la sua squadra non hanno quasi contribuito, se non ovviamente alla fine, e questo non è molto credibile.
Il movente dell’assassinio mi ha colpito e sorpreso parecchio: Simoni ci ha ricordato che anche i sentimenti in apparenza più positivi possono far emergere il lato più oscuro e disperato delle persone, che spesso non si rendono nemmeno conto di quanto le loro azioni siano contraddittorie.