Robinson, Marilynne - Le cure domestiche

estersable88

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Ruth e Lucille non hanno mai visto Fingerbone, la cittadina del Midwest che ha dato i natali alla loro mamma Helen, né le acque fonde e cupe del lago intorno a cui sorge. Ma quel lago, che in passato è stato teatro di un tragico e spettacolare disastro ferroviario, divenendo luogo di eterno riposo per molti abitanti della zona, pretende un grande tributo dalle loro giovani vite. Lo esige il giorno in cui Helen decide di riconsegnare le bambine alle loro origini e, dopo aver affrontato il lungo viaggio da Seattle, le deposita sul portico della casa avita con un pacco di biscotti da sgranocchiare per ingannare l’attesa; quindi, senza una parola di commiato né una riga di spiegazioni, risale in macchina e va a gettarsi nel lago. La cura delle due orfane e dei loro cuori attoniti passa da quel momento nelle mani di parenti sconosciuti, mani ora tenere ed efficienti, ora timide e inette, fino alle lunghe mani ossute della sorella minore di Helen, Sylvie, mani nude e perennemente screpolate, mani che sanno carezzare ma non trattenere. Sylvie porta scarpette leggere in pieno inverno e una banconota da venti dollari spillata sotto il bavero del cappotto. Ama la luce e la natura, fa lunghe passeggiate senza orari, prepara pasti frugali e non particolarmente nutrienti. Dei cani ha la paura tipica dei vagabondi. Ruth e Lucille, cosí esperte di perdite e abbandoni, sanno di non poter fare affidamento sul suo restare: «Sylvie assomigliava a nostra madre, e inoltre si toglieva di rado il cappotto e ogni storia che raccontava aveva a che fare con un treno o con una stazione degli autobus». La stessa casa di famiglia, il nucleo originario cui Sylvie ha accettato di tornare per amore delle nipoti, con la sua gestione va rapidamente in rovina: una moltitudine di gatti e sporcizia, infiniti giornali e lattine vuote, un accumulo erroneamente scambiato per l’essenza di ogni cura domestica. Di fronte al modello aereo e sradicato della zia, le due sorelle, fino a quel momento una sola anima scagliata nel mondo, devono interrogarsi sul senso dell’appartenenza e del ritorno, venire a patti con la solitudine, e scegliere la loro idea – reale, metaforica e universale – di casa. Questi temi, dunque, variamente e luminosamente esplorati nella piú recente trilogia – Gilead, Casa e Lila – sono già al centro del romanzo che alla sua pubblicazione negli Stati Uniti, nel 1980, ha immediatamente consacrato Marilynne Robinson alla grande letteratura del mondo e, grazie alla sua sola dirompenza, ha saputo conservarle quella posizione per i quasi venticinque anni che l’hanno separato dalla successiva prova narrativa.

Commento:
Primo romanzo di Marilynne Robinson, pubblicato per la prima volta nel 1980, Le cure domestiche è un libro complesso, lento, in cui emerge dirompente il disagio. Vi è disagio, disorientamento, difficoltà di adattamento in Ruth e Lucille, due bambine alla soglia dell'adolescenza che d'improvviso si ritrovano sballottate dalla loro casa a Seattle nella vecchia casa della nonna. La loro madre, Helen, un bel giorno le ha lasciate lì senza spiegare niente a nessuno ed è andata a suicidarsi nel lago nei pressi di Fingerbone, la sua cittadina natia. Disagio è ciò che provano le ragazzine davanti alla miriade di sconosciuti che pretendono di prendersi cura di loro… disagio è ciò che provano davanti alla loro zia, Silvie, un'anima errante abituata ad essere sempre in viaggio con poco o nulla, a spostarsi sui treni e gli autobus, a conoscere gente che alle ragazze sembra balorda… eppure, nonostante la sua stramberia, è rimasta solo lei ad occuparsi di loro e lo fa anche, ma in modo strano, inconsueto, non convenzionale. Mentre Ruth, che ci racconta questa storia in prima persona, si abitua alla zia e riesce anche a cogliere somiglianze caratteriali con lei, non si può dire lo stesso della sorella minore, Lucille. Quando il modo strano che ha Silvie di prendersi cura delle ragazze viene notato in paese, la situazione precipita e appare chiaro che le cose, in qualche modo, dovranno cambiare.
Le cure domestiche è un libro singolare, enigmatico, che parla della desolazione, arretratezza culturale ed isolamento della provincia americana; in questa storia inoltre si trovano tutti gli argomenti che Marilynne Robinson affronterà nei suoi libri successivi: la famiglia e l'importanza di non infrangerla, la religione, l'abbandono, la perdita, la solitudine. Per quanto i temi siano – almeno sulla carta – interessanti, la storia risulta però piatta, quasi senza cambiamenti significativi se non nel finale. In termini di gusto personale, dirò che mi rendo conto che si tratta oggettivamente di un buon libro, ma che personalmente non è riuscito a coinvolgermi, a delineare i contorni della situazione, ed ecco spiegato il perché di una valutazione intermedia. Però lo consiglio, foss'anche solo per il fatto che Marilynne Robinson è un'autrice poco conosciuta e che, a detta di molti, ha scritto ottime cose tra cui questa… a me è piaciuto discretamente, chissà che a qualcun altro piaccia molto!
 
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