Szpilman, Wladyslaw - Il Pianista

Shoshin

Goccia di blu
Il Maestro Wladyslaw Szpilman ci ha lasciati nel 2000,dopo una vita trascorsa nella musica.
Aveva vissuto anche lui ,cone tanti ebrei, i drammatici anni dell'Olocausto,rinchiuso e poi braccato nel ghetto di Varsavia.
Il suo libro fu pubblicato per la prima volta in Polonia nel 1946 con il titolo di uno dei capitoli
Morte di una città.
Sparì quasi subito dagli scaffali delle librerie,
eliminato e poi distrutto dai polacchi tirapiedi di Stalin.
Non fu mai più stampato,né in Polonia né altrove.
Soltanto molti anni dopo il figlio Andrzej Szpilman
scopri in un cassetto una copia del libro e la fece ristampare in tedesco,con il titolo Das wunderbare Úberleben,aggiungendo parti del Diario di Wilm Hosenfeld ed una postafazione chiesta direttamente dal Maestro Szpilman a Wolf Biermann.

Scrive Bierman:
"Szpilman descrive le sue sofferenze ancora brucianti con una presa di distanza quasi malinconica.
Si ha come l'impressione che non sia ancora riemerso dal viaggio in cui ha attraversato i diversi gironi dell'inferno ,quasi stesse scrivendo con una sorta di stupore ,quasi si trattasse di un'altra persona.
Della persona che lui è diventata dopo l'invasione tedesca della Polonia."

E ancora
..."Una cosa mi colpisce nel registro emotivo di Szpilman non traspare alcun desiderio di vendetta.
Una volta a Varsavia abbiamo avuto una conversazione:lui eta reduce dal giro del mondo per una tournée di concerti e se ne stava seduto spossato al suo vecchio pianoforte a coda che aveva bisogno di essere accordato.Fece un'osservazione quasi infantile,per metà ironica per metà molto seria"quando ero molto giovane ho studiato per due anni musica a Berlino.Non riesco a capire i tedeschi...
Erano tanto amanti della musica..."

Ho letto questo libro perché avevo promesso di farlo
tempo fa.
Sapevo che avrebbe evocato molti pensieri e ricordi nel mio cuore ,e pian piano tutto si è destato .
In una prosa semplice ma intensa proprio come
fosse una partitura musicale ,il Maestro racconta della sua esperienza terribile durante la prigionia nel ghetto di Varsavia,in un crescendo di avvenimenti che portarono all'inesorabile svuotamento di una città intera, i cui abitanti ebrei vennero prima confinati in un lurido ghetto
e poi "trasferiti"su treni per bestiame verso le nuove destinazioni...Sobibor...Treblinka...Auschwitz...Birkenau...

Così anche tutta la famiglia del Maestro Szpilman.
la madre il padre e fratelli e sorelle un giorno furono caricati su un treno presso la Umschlagplatz.Lui si salvò ,ma restò solo e soffrì di un dolore che non avrebbe mai più avuto fine nel suo cuore.

Di quel giorno il Maestro ricorda un ultimo attimo eterno in cui divise la sua vita con i propri cari..

"Ad un tratto un ragazzo si fece largo in mezzo alla folla e si avvicinò a noi.Portava appesa al collo con una cordicella una scatola di dolci.Li vendeva a prezzi ridicoli , solo il cielo sa che cosa pensava di farsene del denaro.Mettendo insieme le ultime monetine che ci restavano comperammo un'unica crème caramel.Papà la suddivise in sei parti con il temperino.Quello fu l'ultimo pasto che consumammo insieme..."

I mesi successivi alla perdita della famiglia ,trascinarono il Maestro Szpilman in una grande prostrazione interiore.
Ma tutto questo non gli impedì di rendere anche aiuto in maniera coraggiosa ai pochi compagni rimasti nel ghetto e al di là delle sue mura,trovando il modo di fare passare nelle mani dei fratelli in rivolta munizioni,bombe a mano e armi.La resistenza ebraica nel ghetto di Varsavia fu strenua e coraggiosa.Si racconta che molte sollevazioni avvennero anche a Sobibor e persino a Treblinka.

Ma questo racconto ha anche un altro protagonista.
Un ariano,un soldato tedesco che adorava la musica,i bambini e la giustizia e che salvò con coraggio molti ebrei dalla fine terribile delle camere a gas.
E salvo'anche Szpilman ,aiutandolo come poteva
e trovandogli un nascondiglio sicuro nel ghetto oramai completamente deserto,dove l'ebreo musicista era rimasto da solo e allo stremo delle forze.
Di questo ufficiale tedesco Szpilman non conobbe neppure il nome se non dopo la guerra,quando provò a cercarlo per salvarlo dalla prigionia.Fece di tutto per avere sue notizie.Chiese aiuto anche ad alcune persone di cui non aveva stima,essendo consapevole della loro influenza politica,ma fu tutto vano.
Non riuscì nel suo intento.Wilm Hosenfeld,un ufficiale della Wehrmacht mori prigioniero a Stalingrado,un anno prima della morte di Stalin.
Prima di morire riuscì a mandare i suoi diari in Germania.L'ultima annotazione sull'ultima pagina del diario reca la data dell'11 agosto del 1944 il che significa che Hosenfeld mandò i suoi commenti durissimi sul regime per normale posta militare.Se quei due quaderni fossero caduti nelle mani sbagliate...

Scrive Detlef Hosenfeld di suo padre:


"Mio padre era un insegnante pieno di entusiasmo e di generosità.Nel periodo successivo alla Prima guerra mondiale,quando picchiare i bambini era ancora il metodo disciplinare usato nelle scuole,la gentilezza nei confronti dei suoi allievi non era affatto formale.Nella scuola del villaggio di Spessari era solito prendere i bambini delle elementari che avevano difficoltà con l'alfabeto e metterseli seduti sulle ginocchia.Teneva sempre due fazzoletti nella tasca...uno per sé e uno per i nasi colanti dei bambini più piccoli..."


https://nonsoloproust-wordpress-com...t.wordpress.com/2018/09/22/il-nazista-giusto/


La testimonianza di Andrezj Szpilman e davvero molto intensa e la lascio a termine di questa mia breve spiegazione del libro,perché si possa cogliere il valore della testimonianza del padre ancora meglio.

https://youtu.be/3FfyiPOeGAo
 
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Shoshin

Goccia di blu
Ho voluto rivedere il film di Roman Polánski.
Dopo avere letto il libro alcune sfumature
non mi sono più sfuggite.
Nel diario di vita di Szpilman
è narrata anche questa amara circostanza.
Alla fine dell'occupazione del ghetto da parte
dei tedeschi,in un mattino nebbioso e freddo,
il Maestro uscì dal suo nascondiglio
in cerca di cibo e notizie nuove.
Indossava il pastrano donatogli dall'ufficiale tedesco che lo aveva protetto,e per questo motivo
venne scambiato per un nemico.
I soldati polacchi gli spararono addosso,e lui che non era più abituato a parlare riuscì appena a sussurrare"sono polacco"...aveva un filo di voce e nessuno lo udi.

Fu il suo aspetto che lo salvò.
Era un ebreo polacco,magro,
vestito di stracci coperti da un pastrano militare
donatogli perché non morisse di freddo
nelle notti solitarie del ghetto di Varsavia.


 
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