Delacourt, Grégoire - Danzando sull'orlo dell'abisso

estersable88

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Emma, quarant’anni, felicemente sposata, tre figli, incontra lo sguardo di uno sconosciuto nella brasserie della cittadina in cui vive. E in un istante, capisce. Capisce che per quell’uomo è disposta a rischiare ogni cosa. Il matrimonio. La sicurezza. La serenità di coloro che ama più di se stessa. Quando lui dimostra di ricambiarla, Emma chiude gli occhi, spalanca il cuore e fa il grande salto. Danzando sull’orlo dell’abisso è il racconto di quel salto. Di cosa accade quando l’amore, la consuetudine, le fondamenta stesse di un’esistenza, vacillano sull’orlo di un abisso che tutto promette e tutto minaccia di inghiottire. Con precisione chirurgica e straordinaria sensibilità poetica, Grégoire Delacourt mette in scena la vertigine del desiderio, le conseguenze della libertà e l’intensità del momento in cui capisci che “il presente è l’unica eternità possibile.”

Inutile girarci intorno: Danzando sull'orlo dell'abisso è un libro struggente e difficile da leggere. Non perché sia brutto, tutt'altro! Quella racchiusa in queste pagine è una storia tanto bella quanto triste, sia per le vicende in sé, sia per la sensibilità con cui vengono raccontate. Esistono, infatti, qui due dimensioni: quella della storia, della narrazione, e quella della scrittura. La storia è quella di Emma che alla soglia dei quarant'anni, pur non avendo nulla da recriminare, con un marito e una famiglia presente, inciampa per caso in un gesto sobrio e insignificante compiuto da uno sconosciuto e si perde completamente per lui. Emma non era infelice, ma da sempre – e se ne rende conto quando lo trova in quell'uomo al tavolo di una brasserie – cercava qualcosa, qualcosa che le mancava: non un'avventura, non un amante, ma una vertigine. Soccombere al desiderio e lasciare famiglia e sicurezza o distogliere lo sguardo e barricarsi contro gli attacchi del proprio io? Una scelta dura, resa durissima dagli accidenti che il destino, il fato, Dio o il diavolo mette sul cammino di Emma. Una storia di scelte, desiderio, dolore, amore, famiglia, incidenti, amicizia, vita, morte. Poi c'è la dimensione della scrittura: sì, perché una storia diventa tanto più bella quanto più chi la racconta sa far emozionare. E Grégoire Delacourt qui non solo emoziona, ma crea empatia, crea poesia. Tutto il libro è venato di un lirismo profondo, intenzionale e intrinseco, naturale, mai spocchioso o contraffatto. E tra un bicchiere di vino, un'ostrica e un'antidolorifico tutto diventa più intenso, anche la sofferenza ci sembra più vivida se raccontata così. E perciò è ovvio che, anche se è difficile da leggere perché non distoglie lo sguardo davanti ai sentimenti e al dolore, io ve lo consiglio lo stesso questo libro… perché la vita va affrontata sempre, qualsiasi calice ci ponga davanti.
 
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