Saraceni, Guido - Fuoco è tutto ciò che siamo

estersable88

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Davide Manfredi frequenta l'ultimo anno di un Liceo Scientifico romano, suona la chitarra elettrica, ama il cinema e la letteratura. A differenza della totalità dei suoi coetanei, ha scelto di non avere alcun profilo sui social network. Qualche volta la sua età gli sta stretta e lo rende insofferente nei confronti di un mondo che lo offende e lo irrita «come lana sulla pelle». Per fortuna può contare sugli amici, con cui, tra una situazione esplosiva e una partita di calcetto, prova a sopravvivere alla propria adolescenza. Soprattutto, può contare sul sorriso di Alice - la sua fidanzata - che lenisce ogni dolore, restituendogli, oltre ogni amarezza, una invincibile voglia di vivere. «Fare il professore di liceo è un gesto di puro autolesionismo», amava ripetere suo padre, ma Giulio Lisi non gli ha dato retta; così, ha trascorso metà della sua vita a insegnare, con passione e impegno. Molto attivo sui social, dove ormai sono in parecchi a seguirlo, il prof conserva verso i suoi studenti lo stesso «pudico stupore» che cerca di trasmettere loro nei confronti della vita. Oltre a fare lezione, gestisce un servizio di counseling dedicato agli studenti problematici: tre giorni a settimana riceve i ragazzi che, per svariate ragioni, hanno bisogno del suo serio, professionale e consapevole ascolto. Davide e Giulio sono volti di un dittico: insieme compongono un'immagine realistica e attuale della scuola di oggi. Le loro strade si incroceranno un lunedì di gennaio. Quel giorno, ciascuno avrà qualcosa di importante da insegnare all'altro.

Seguo da tempo il professor Guido Saraceni e mi capita spesso, scorrendo la home di Facebook, di fermarmi a leggere i suoi interventi su politica, cronaca, diritto, quotidianità: li trovo spesso condivisibili, ma spesso non vuol dire sempre… Sono, perciò, arrivata a questo libro spinta dalla curiosità.
Cosa posso dire a fine lettura? … … … Sarò critica: non vi dirò se è bello o brutto, non vi dirò se mi è piaciuto oppure no… la verità? Non ho capito se questo libro è una genialata – scritto bene, profondo, alla portata di tutti (comunque tutte cose vere a prescindere dal mio giudizio) – o è un bel mappazzone alla Moccia/Volo (s'è capito che non mi piacciono?), con qualche concetto interessante sommerso tra gli stereotipi. Possibile essere così incerti su un libro? Sì, certo che sì. Perché la storia di Davide – adolescente sensibile, anticonformista, un po' introverso – e di Giulio – professore quarantenne, counselor didattico, social addicted – entrambi abbastanza incasinati e perciò normali, è una bella storia e tutto sommato realistica, però… l'idea, sebbene non originale, non è malvagia, ma la realizzazione è quantomeno dubbia. I punti che mi lasciano perplessa sono diversi: intanto basta con questa moda degli adolescenti troppo adulti e degli adulti in fase prepuberale… ok, gli adulti non sono tutti seri e bacchettoni e qualche volta sanno capire i giovani, i giovani a loro volta non sono tutti deficenti con un cellulare al posto della propuberanza del naso… però non bisogna nemmeno esagerare! Poi, altro punto dubbio: la moltitudine di temi trattati: è chiaro che i due temi portanti sono l'adolescenza e la scuola. I punti di vista su cui si sviluppa il romanzo sono, infatti, quello di un ragazzo al quinto anno di liceo – con tutti i problemi legati all'adolescenza sua e degli amici e con la percezione che la scuola non lo consideri veramente – e quello di un docente di filosofia al liceo, oberato dalla burocrazia e dalle scaramucce tra colleghi e stanco di non potersi dedicare pienamente al suo lavoro, ai suoi ragazzi. Ci sono, però, nel libro, una molteplicità di altri temi collaterali e non meno importanti che Saraceni ha trattato con consapevolezza, ma forse con troppa fretta: i social, i disturbi alimentari, l'utilità della filosofia, la malattia, i problemi dei genitori, la legalizzazione delle droghe, i cellulari (cito a memoria)… è come se l'autore avesse voluto parlare di troppe cose tutte insieme finendo per comprimerle in uno spazio in fin dei conti ristretto. Altro aspetto da considerare: la scrittura. Saraceni, lo sapevo già, ha un ottimo stile, dinamico, scorre, non annoia, ha una prosa alla portata di tutti, e questo può essere un bene o un male… in questo caso io non saprei dirlo, proprio in funzione delle cose che ho scritto più in alto.
In definitiva… non posso dire che questo libro non mi sia piaciuto, perché è stata una lettura gradevole, scorrevole, mi ha fornito degli spunti di riflessione… però per tutto il tempo della lettura mi sono ritrovata a chiedermi:"Ma cosa sto leggendo?". Non essendo riuscita a darmi una risposta chiara, vi dico… se vi va, provate a leggerlo e fatevi un'idea vostra!
 
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