Massini, Stefano - Eichmann. Dove inizia la notte

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Nel 1960 viene arrestato in Argentina Adolf Eichmann, il gerarca nazista responsabile di aver pianificato, strutturato e dunque reso possibile lo sterminio di milioni di ebrei. Dai verbali degli interrogatori a Gerusalemme, dagli atti del processo, dalla storiografia tedesca ed ebraica oltre che dai saggi di Hannah Arendt, Stefano Massini trae questo dialogo di feroce, inaudita potenza. Il testo è un atto unico, un’intervista della stessa Arendt a colui che più di tutti incarna la traduzione della violenza in calcolo, in disegno, in schema effettivo. In un lucidissimo riavvolgere il nastro, Eichmann ricostruisce tutti i passaggi della sua travolgente carriera, dagli albori nella piccola borghesia travolta dalla crisi fino all’ebbrezza del potere, con Hitler e Himmler raccontati come mai prima, fra psicosi e dolori addominali, in un tripudio di scuderie, teatri e salotti. Da una promozione all’altra, in un crescendo di poltrone, prestigio e denaro, si compone lentamente il quadro della Soluzione Finale, qui descritta nel suo aspetto più elementare di immane macchina organizzativa: come si sperimentò il gas? Quando fu deciso (e comunicato) l’inizio dello sterminio? Come si gestiva in concreto l’orrore di Auschwitz? Ed ecco prendere forma, passo dopo passo, una prospettiva spiazzante: Eichmann non è affatto un mostro, bensì un uomo spaventosamente normale, privo di alcun talento se non quello di trarsi d’impaccio, capace di stupire più per la bassezza che per il genio. Incalzato dalle domande della filosofa tedesca, egli si rivela il ritratto squallidissimo dell’arrivismo, della finzione, del più bieco interesse personale, ma niente di più. È mai possibile che l’uomo più temuto da milioni di deportati, il cui solo nome incuteva terrore, fosse un essere così vicino all’uomo medio? Contraddittorio, superficiale, perfino goffo, Eichmann assomiglia a noi più di quanto si possa immaginare. Ma è proprio qui, in fondo, che prende forma il male: nella più comune e insospettabile piccolezza umana.

Ce lo siamo chiesto tutti, ascoltando le testimonianze dei sopravvissuti, leggendo libri, guardando film e documentari… come si generò la Soluzione finale? Cosa portò, negli anni della Seconda guerra mondiale, Hitler e i suoi sodali a sterminare milioni di ebrei, zingari, omosessuali, disabili, oppositori? Ce lo chiediamo davanti a ogni guerra, discriminazione, manifestazione di odio, intolleranza, barbarie: dove, come, quando, perché, da chi comincia il male? Il dialogo-intervista che Stefano Massini inscena in queste pagine può essere un buon punto da cui partire nel rispondere a questi interrogativi. A fronteggiarsi sono, in un botta e risposta immaginario, ma plausibilissimo, la filosofa Hannah Arendt e il… - funzionario? Gerarca? Aguzzino? Impiegatucolo? – nazista Adolf Eichmann. Scopriamo, in queste pagine, il ritratto di un uomo che, ben lungi dall'icona di genialità e potenza che vorrebbe ispirare, è profondamente, meschinamente, spaventosamente umano: sì, perché il male mostra qui, nelle parole di quest'uomo, nelle ragioni che lo muovevano, tutta la sua più profonda ed evidente banalità. E forse avremmo preferito che Eichmann fosse un genio del male, un uomo malvagio, mosso dall'odio raziale, avremmo forse preferito vedere in lui un signore oscuro perfino più simile al suo Fuhrer, invece di ritrovarci davanti quest'omuncolo coi complessi di inferiorità. Un uomo che finge di essere ciò che non è, un uomo che orchestra e pianifica una macchina burocratica complessa e funzionale, uno che firma il verbale per introdurre il gas… per cosa? Per l'ansia di essere qualcuno, di ricevere approvazione, di non essere come suo padre. Fa rabbia leggere le sue parole, però serve. Serve a non agire come lui, a non voltarsi dall'altra parte, a non distogliere lo sguardo, a guardare in faccia l'origine del male che spesso è molto più vicina, molto più alla portata di quel che crediamo.
Dai verbali dei processi, dai documenti, dai saggi della Arendt, Stefano Massini con la sua prosa sincopata e d'effetto, crea un'opera d'impatto fortissimo, quasi una pièce teatrale, un dibattito a scena aperta, un processo ex post, implacabile e serrato come può essere la voce della coscienza, la voce di un Dio – semmai Eichmann ne adorasse uno – dinanzi al quale confessare i propri peccati, mettere a nudo le proprie meschinità. Un libro da leggere e rileggere, per non dimenticare mai che il male è molto più banale, molto più umano di quanto ci sembri.
 
Alto