Genisi, Gabriella - Uva Noir (Lolita Lobosco 03)

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
In una Bari sonnolenta e distratta, dove i tanti scandali scuotono il perbenismo della città, un bambino scompare, e qualche giorno dopo viene ritrovato senza vita nel giardino della villa di famiglia. Le indagini di polizia si rivelano subito piuttosto complesse. Tra i sospettati c'è la mamma del bimbo, donna molto bella e inquieta, meglio conosciuta con il soprannome di Uva 'gnura, Uva nera. Separata dal marito, un farmacista assai noto e rispettato, la donna risulta essere invischiata in affari loschi e frequentazioni malavitose. Ma il caso si ingarbuglia terribilmente, un vero rompicapo per Lolita Lobosco, Commissario in servizio alla Questura di Bari, sezione Omicidi. Finalmente innamorata, per giunta, Lolì si divide tra le investigazioni, i pericoli del mestiere e la variopinta vita privata, fatta di cenette al lume di candela, manicaretti afrodisiaci, amicizie non sempre innocenti e maldicenze a tutto spiano. Un nuovo giallo per la scaltra ed esuberante Lolì.

I delitti in cui sono coinvolti bambini fanno sempre impressione, suscitano sgomento, repulsione, incredulità, paura. Nessuno vorrebbe mai averci a che fare, tantomeno un commissario di Pubblica sicurezza, neanche se è forte e preparato ad affrontare qualunque cosa come Lolita Lobosco. Eppure, Lolita lo sa, è uno dei rischi del mestiere: siccome l'abiezione umana non ha limiti e tu ci devi lavorare ogni giorno, prima o poi ti capita di dover scoprire chi ha ucciso un bambino. Al di là della teoria, però, non si è mai preparati a certe situazioni, non si è mai pronti a un dolore così forte come quello che segue al ritrovamento di un bambino ucciso e chiuso in uno scatolone nel giardino della sua stessa casa. Perciò non si può fare molto per nascondere l'irritazione verso chi, pur mostrandosi afflitto, ha commesso delle leggerezze evidenti in questa storia. Lorena, Uva 'Gnura, la madre del piccolo Morris, per esempio, che ora se ne sta sdraiata in lacrime, eppure ammicca, consapevolmente provocante, perché non ha denunciato subito la scomparsa del bambino che mancava da casa da due giorni? Perché non ha smosso mari e monti per ritrovarlo? E il padre, quest'uomo ricco, debole, sudaticcio, perché non è qui a piangere suo figlio? In vacanza, irrintracciabile. Al suo posto, in questa famiglia sfasciata e allargata, troppe persone interessate e poco trasparenti… come i fratelli Labranca, amici speciali, intimi della madre che, però, non sembra trarre sollievo dalla loro presenza. Cos'è successo davvero a quel bambino? Quale conto ha inconsapevolmente pagato con la vita? A questo pensa Lolita, mentre cammina per i viali della Bari bene; questo è il pensiero di fondo che l'attanaglia per tutta la durata dell'indagine, mentre intanto deve affrontare questioni personali, diverse, decisamente più leggere, ma non meno indecifrabili. Per esempio, qual è l'algoritmo che vede in lei l'uomo di cui sembra che si stia innamorando? Qual è la variabile che risolve la funzione? E poi ci sono quelle scritte… quelle scritte sempre più grandi e sempre più rosse che compaiono davanti all'ingresso della Questura… quelle maldicenze che la feriscono, la addolorano profondamente? Perché Lolita sembra così, impulsiva, passionale, istintiva, ma in fondo è riflessiva e soprattutto sensibile. Non fa male a nessuno, lei.
Ed è tra questi pensieri e un chicco d'uva nera addentato di straforo che settembre si fa strada prendendo il posto dell'estate, e tra uno screzio con un'amica e una cena con un incontro inaspettato, sempre con l'appoggio di amici saggi e sinceri, che pian piano tutte le questioni si chiariscono, si accomodano, si risolvono. Anche quell'omicidio così inspiegabile, purtroppo, troverà una spiegazione, per quanto assurda, inaccettabile, dolorosa. E, col cuore più contento, pure Lolì potrà affrontare un nuovo anno di vita, più cresciuta, consapevole, esuberante, testarda, tosta e dolce che mai.
 

malafi

Well-known member
E' il secondo episodio di Lolita che leggo, malgrado questo sia il terzo.
Di questi brevi romanzi apprezzo molto di più l'ottima caratterizzazione del commissario Lo Bosco e lo stile di scrittura perfetto per descrivere il personaggio, che non le storie in sè.
Sì, sono più attaccato al personaggio che non alla trama. Ma non importa, non è detto debba essere per forza la trama il faro che ti guida nella lettura di un libro. Ho letto alcuni capolavori in questi anni in cui non era il contenuto ad elevarsi.

I camei di Montalbano e Pepe Carvalho ... mmhh bocciati! Forse vogliono essere un tributo sincero a quelli che l'autrice sente come suoi maestri, però li trovo stonati ed una trovata di marketing
 
Alto