Serao, Matilde - Il ventre di Napoli e altre storie

elisa

Motherator
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Il ventre di Napoli è un'inchiesta giornalistica all'indomani del colera del 1884 dove si cerca di portare alla luce quello che viene tenuto nascosto, nei bassi, nel ventre di Napoli appunto. Speculazioni edilizie, poca lungimiranza e poca attenzione ai reietti, tutto questo denuncia la giornalista, con forza e anche immaginazione e attenzione antropologica. Corredano l'opera dei racconti tra cui spiccano Terno secco e Le virtù di Checchina.
Matilde Serao, purtroppo da noi dimenticata, fu romanziera e giornalista, più volte nominata per il Nobel, dalla scrittura coinvolgente e chiara pur nella ricchezza di dettagli e suggestioni. Autrice da valorizzare e capolavoro da leggere.

incipit:

Efficace la frase, Voi non lo conoscevate, onorevole Depretis, il ventre di Napoli. Avevate torto, perchè voi siete il Governo e il Governo deve saper tutto. Non sono fatte pel Governo, certamente, le descrizioncelle colorite di cronisti con intenzioni letterarie, che parlano della via Caracciolo, del mare glauco, del cielo di cobalto, delle signore incantevoli e dei vapori violetti del tramonto: tutta questa rettorichetta a base di golfo e di colline fiorite, di cui noi abbiamo già fatto e oggi continuiamo a fare ammenda onorevole, inginocchiati umilmente innanzi alla patria che soffre; tutta questa minuta e facile letteratura frammentaria, serve per quella parte di pubblico che non vuole essere seccata per racconti di miserie. Ma il governo doveva sapere l’altra parte; il governo a cui arriva la statistica della mortalità e quella dei delitti; il governo a cui arrivano i rapporti dei prefetti, dei questori, degli ispettori di polizia, dei delegati; i l governo a cui arrivano i rapporti dei direttori delle carceri; il governo che sa tutto: quanta carne si consuma in un giorno e quanto vino si beve in un anno, in un paese; quante femmine disgraziate, diciamo così, vi esistano, e quanti ammoniti siano i loro amanti di cuore, quanti mendichi non possano entrare nelle opere pie e quanti vagabondi dormano in istrada, la notte; quanti nullatenenti e quanti commercianti vi sieno; quanto renda il dazio consumo, quanto la fondiaria, per quanto s’impegni al Monte di Pietà e quanto renda il lotto. Quest’altra parte, questo ventre di Napoli, se non lo conosce il Governo, chi lo deve conoscere? E se non servono a dirvi tutto, a che sono buoni tutti questi impiegati alti e bassi, a che questo immenso ingranaggio burocratico che ci costa tanto? E, se voi non siete la intelligenza suprema del paese che tutto conosce e a tutto provvede, perchè siete ministro?
 
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