Roth, Philip - Everyman

sun

b
Pubblicitario di successo presso un'agenzia newyorkese, è padre di due figli di primo letto, che lo disprezzano, e di una figlia nata dal secondo matrimonio, che invece lo adora. E l'amatissimo fratello di un uomo buono la cui prestanza fisica giunge a suscitare la sua più aspra invidia, ed è l'ex marito di tre donne diversissime tra loro, con ciascuna delle quali ha mandato a monte un matrimonio. In definitiva, è un uomo che è diventato ciò che non vuole essere.

Non possiamo certo dire che invecchiando il buon Roth ponga dei paletti ai suoi romanzi. Dopo aver letto PATRIMONIO (intenso come qualsiasi tipo di rapporto tra padre e figlio) era quasi scontato leggere anche questo romanzo. La vita e la morte, due strade che s'intrecciano, si allontanano, si avvicinano ma che entrambe (ovviamente) hanno la stessa uscita.
ROmanzo veramente pesante (e non lo dico nel modo di scrivere, anzi) perchè + si arriva in fondo + questo uomo perde i pezzi per strada. Un padre e una madre amorevoli, un rapporto forte con un fratello "modello", un lavoro di successo, tre matrimoni alle spalle che comunque gli hanno un pò sconvolto l'esistenza, una figlia che adora e dalla quale è amato, una passione forte per la pittura e alla fine, quando arriva al capolinea, si ritrova completamente solo a parlare con il becchino che forse gli scaverà la fossa. Siamo TUTTI destinati a questo ????
Mi auguro di no.

PS: Ho percepito parecchie parti autobiografiche in questo romanzo.
 

elena

aunt member
L'impatto di Everyman è stato per me piuttosto duro.....nel senso che ripercorre la vita da una prospettiva di vecchiaia e malattia e accentua molto il senso di rassegnazione ed impotenza del protagonista.......con finale ancora più pessimistico.....il completo senso di solitudine e, quasi, di inutilità della vita vissuta. Indubbiamente fa molto riflettere........sicuramente ognuno di noi si augura di fare, quando sarà il momento, un bilancio veramente diverso della propria esistenza !!!!!
 

lillo

Remember
Grazie Sun per i tuoi commenti. Perche la mia lettura del libro (il primo di Roth) è stata distorta dal fatto che essendo un cardiologo, mi ero molto concentrato sulla malattia del protagonista del libro; ponendomi soprattutto dei dubbi sulla mia capacità di comprensione delle emozioni che un paziente può provare di fronte a diagnosi pesanti ed accantonando la vera psicologia del personaggio. Invece grazie a ciò che hai scritto sono riuscito a raccordare una serie di aspetti che avevo sorvolato. E' vero il protagonista (ma come si chiama? in fondo non merita di avere un nome) è un gran bastardo, prototipo ed archetipo di quanto di peggiore ci possa essere in un maschio della razza umana; ho sottolineato alcune parti significative per me; come quando si rivolge ai figli del primo matrimonio, che lo odiavano: "Fottuti bastardi! musoni figli di puttana! stronzi colpevolizzatori! sarebbe stato diverso ... se io fossi stato diverso...". Be fino alla fine non riesce a fare un po di autocrita. Se la prende anche con il fratello "Ma ora lo odiava e lo invidiava ed era velenosamente geloso di lui". L'unica persona vicina è la figlia Nancy, pronta a comprendere e perdonare tutto, anche il marito, tanto simile al padre scelto quasi per una coazione a ripetere, tipico di certe psicopatologie.
Devo dire che la malattia diventa un fatto secondario, di fronte alle innumerovoli malvagità perpetrate per tutta una vita.
Diverso è il mio giudizio sul piano letterario del romanzo; si penetra con facilità all'interno della psiche, quasi a vedere distesi davanti a noi tutti gli strati della personalità del protagonista.
Ma gli altri libri di Roth sono sullo stesso livello?:OO:OO
 

zolla

New member
grandissima opera tra le migliori di roth in assoluto secondo me,in quanto concentrata in poche pagine,ma di una forza unica è come un piugno nello stomaco,un pò come patrimonio sulla malattia del padre
 
bello, forte, commovente e quasi distruttivo...la malinconia esistenziale e la solitudine senile che permeano le nemmeno 200 pagine sono incredibili e danno un segno della forza della scrittura, consiglio a tutti...è il mio primo Roth e spero che i prossimi mi colpiscano come questo
 

La Lettrice

New member
In una parola? IMPERDIBILE ma forse il parere di una appassionata dello scrittore è un po di parte... ma credetemi, ogni esperienza con lui, ossia con un suo libro, è unica. Provare per credere.
Patty
 

malafi

Well-known member
Libro breve, ma davvero intenso.
Non ho trovato pessimismo ed ipocondria nel soggetto che racconta la sua storia post mortem, ma tanto realismo. Un realismo crudo e severo, soprattutto con se stesso al quale non fa alcuno sconto.
Trovo ogni singola riflessione credibile, ogni singolo stato d’animo esattamente come mi aspetto di poterlo vivere io nelle medesime condizioni.
E’ un uomo attaccato alla vita e come tale spaventato dal suo progressivo declino: forse è il destino di tutti noi. Chi non si è mai chiesto come vivrà il proprio declino? Roth ci dà una risposta dura ed impietosa, ma credibile. Può non piacere la sua risposta, ma chi ama la vita, non può non temerne il suo declino.

Vorrei anche spezzare una lancia a favore della brevità di questo romanzo: potrò anche sembrare poco ortodosso in quel che dico, ma chi ha detto che un romanzo, per essere bello, deve superare le 600 pagine? Si può anche pensare che quando un romanzo ti appassiona (per la sua trama o per la sua prosa o per l’arguzia dei ragionamenti), non vorresti mai che finisse, ma chi ha il dono della sintesi lo deve esercitare. Forse l’autore emergente non se lo può permettere, perché il suo lavoro sarà giudicato anche in base allo spessore della costola del libro, ma uno come Roth, con la sua prosa così efficace, lo deve fare.
Anche perché iniziare un nuovo libro, diciamocelo, è sempre bello. E per me, che ho poco tempo per leggere, questo piacere è spesso troppo differito dalla lunghezza eccessiva di certi romanzi.
 
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