Domes, Robert - Nebbia in agosto

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Nella Germania del Terzo Reich, mentre imperversa l'occupazione nazista e milioni di persone vengono perseguitate, Ernst Lossa si chiede: Perché io? Perché proprio io? Ernst ha solo quattro anni quando, nel 1933, viene separato dalla sua famiglia di nomadi e mandato in un orfanotrofio, e poi da lì trasferito in un riformatorio. Giudicato "irrecuperabile", all'età di dodici anni viene trasferito ancora, questa volta in un manicomio. Ernst però non si arrende all'immagine di sé che vede riflessa negli sguardi degli altri. Non si sente né diverso, né sbagliato. Nonostante gli orrori nazisti non risparmino neanche i bambini, lui stringe amicizie e vede nascere il suo primo amore, lottando fino alla fine per la salvezza. Tra il 1939 e il 1945 oltre 200.000 persone furono vittime del programma di eutanasia nazista. Questa è una storia vera, per ricordare Ernst e tutti coloro che come lui hanno amato la libertà.

Un libro splendido, commovente, semplice che racconta una storia vera, struggente, disarmante. La storia di Ernst Lossa e di tanti, troppi come lui, che pagarono con la vita la follia nazista. Quando comincia questa storia, nel 1933, Ernst è un bambino intelligente e acuto di appena quattro anni, ha due sorelline e un fratellino appena nato; si è appena trasferito in un appartamento di Augusta, in Germania, insieme alla famiglia, anche se lui avrebbe preferito continuare a vivere sul carrozzone con il quale il padre lavora e che aveva fatto da casa per tutti loro negli anni precedenti. Purtroppo non è più possibile vivere sul carrozzone perché la situazione per i Lossa si sta facendo difficile: sono Jenisch, lavorano come ambulanti, sono nomadi, fanno parte di una minoranza impropriamente accomunata agli zingari e come loro perseguitata. E proprio per questo appena trasferitisi i Lossa vengono presi di mira dal Comune, dall'ufficio minori, dai servizi sociali: approfittando del fatto che il padre è sempre girovago e che la madre è in pessime condizioni di salute, i servizi sociali separano i figli dalla donna, mandando Ernst in un orfanotrofio gestito dalle suore e le sorelle e il fratellino in un altro istituto. È da qui che comincia la peregrinazione di Ernst da un istituto a un riformatorio, poi ad un ospedale psichiatrico, poi alla sua succursale. Considerato psicopatico, asociale, irrecuperabile, soggetto non gradito, Ernst è in realtà un ragazzino sanissimo, con l'unico vizio di rubare qualsiasi cosa gli piaccia, non può farne a meno, ma per il resto è intelligentissimo, acuto, capisce bene ciò che gli succede intorno, si fa degli amici in ogni posto in cui lo trasferiscono. Ciò che Ernst proprio non capisce è perché vogliano liberarsi di lui, perché lo perseguitino, perché questo destino sia toccato proprio a lui. Questa è la storia di un bambino come tanti, capitato nella rete degli indesiderati da un sistema discrezionale che non perdonava le imperfezioni. Questa è la storia di un ragazzino che ha provato, con le sue poche forze, a ribellarsi al sistema, e che per ordine di qualcuno è morto per overdose di morfina a quattordici anni, ucciso da infermieri senza scrupoli convinti che gli scarti della società dovessero essere eliminati perché non infettassero più la razza. Ernst è uno dei tanti morti dell'Action T4, il programma di eugenetica nazista che sterminò centinaia di miliaia di bambini e ragazzi disabili, minorati, asociali, diversi per qualunque motivo. Questa è la storia di un abominio, raccontata con la semplicità e l'atrocità del punto di vista di un bambino. Una biografia romanzata che unisce l'accuratezza della ricerca storica e la passione nel raccontare una storia straziante. Un libro che fa male, ma che va letto.
 
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