Capote, Truman - A Sangue Freddo

alisa

Amelia Member
Bello, bello, bellissimo! Ti cattura da subito, le descrizioni dei paesaggi sono meravigliose; la capacità che Capote ha nel metterti dentro alla testa dei protagonisti è... inquietante! Lo consiglio a tutti, anche a chi ha già visto il film.
 
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bludemon

New member
Ciao.. ke entusiasmo... wow.. però ke ne dici di scrivere anke qualkosa sulla storia eh eh :) giusto per sapere di ke parla.. per uno kome me ke nn ha visto neanke il film... :)
 

alisa

Amelia Member
E' il racconto dettagliato dell'omicidio di una famiglia del Kansas, realmente accaduto nel 1959. Fu un fatto di cronaca che generò stupore e sgomento in tutti gli Stati Uniti. Capote lo esamina approfonditamente e in modo oggettivo, dal suo compimento alla tragica fine.
 
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bludemon

New member
Questo Capote inizia a essere famoso eh eh toccherà metterlo in elenco... :) gh gh
 
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LouD

blowfisher
che artigiano con le palle il caro capote.
 

Shoofly

Señora Memebr
Boh, che dire? L'ho comprato un mese fa e dopo i due o tre giorni di rito nei quali io e il libro ci conosciamo un po' in un rapido corteggiamento :mrgreen: l'ho iniziato. Alla fine del primo capitolo ero già stufa di lui. Non dico di averlo lasciato perdere, no, ma ho avuto la stessa impressione che ti da il figaccione rinomato al primo appuntamento, nonostante tutta la sua parlantina e i modi azzimati alla fine della serata ti ritrovi con l'amaro interrogativo "tutto qui?" Lo ammetto, ho visto prima il film (quello del '67, bellissimo) e forse ho attaccato il libro con aspettative diverse, troppo diverse, ma finora quello che mi ha colpito è soltanto la "confezione", non trovando ancora all'interno qualcosa che assomigli a un contenuto che mi piaccia. Capote ha una prosa elegante ma troppo piatta per i miei gusti, una narrazione di stampo cronachistico i cui argomenti non riescono proprio a stuzzicarmi, anzi mi hanno stoppato subito gli entusiasmi impedendomi di arrivare al cuore "criminale" della storia. Per ora mi sento abbastanza stranita da decidere di tenerlo in sospeso per un po', magari tra qualche tempo mi tornerà la curiosità (o il coraggio?) di affrontarlo di nuovo per scoprire con soddisfazione tutte le belle cose per cui è universalmente decantato. E' vero, i grandi amori a volte nascono proprio da una scazzottata :mrgreen: io nel frattempo però ho deciso di girargli al largo.
 

Ember

New member
Uno dei miei libri preferiti... strano (ma bello) come i gusti cambino da persona a persona :mrgreen:
Sarà che io sono molto interessata alla psicologia criminale e nell'opera di Capote ho trovato degli spunti di riflessione oltre che un avvincente resoconto della vicenda tristemente nota.
 

c0c0timb0

Pensatore silenzioso 😂
A sangue freddo di Truman Capote è la pietra miliare della non-fiction del novecento. L'autore ha inventato il romanzo documento. Pochi scrittori vantano una padronanza della lingua inglese come lui. La raffinatezza e l'eleganza della sua prosa è stata invidiata da molti ed eguagliata da pochi. Non c'era concetto letterario che lui non conoscesse.
Una curiosità: riusciva a ricordare l'84% di ogni conversazione. Se gli leggevi una pagina di una rivista, te la ripeteva tale e quale. Hanno citato la cosa pure nel bellissimo film con il compianto P. S. Hoffman (RIP).
Per scrivere quel romanzo ci ha impiegato anni e anni, spostandosi dall'Alabama al luogo del delitto più e più volte. È stato un romanzo che gli è costato davvero tanto, uno di quelli di cui bisogna leggerne la storia prima di affrontarlo.
Dopo A Sangue Freddo non ha più scritto un altro romanzo fino alla sua morte.
È stato un intellettuale in tutto e per tutto. Scrivendo per il cinema che conta e frequentando H. Bogart, J. Houston, A. Hepburn...
L'analisi di Capote è pregna di attenzione per la qualità. La descrizione dell'uomo di cui si invaghì, uno dei due condannati, che lo fece cadere in una profonda depressione, esalta la sua capacità iper descrittiva. Nel romanzo ne esalta le caratteristiche del volto:
"Era un volto mutevole e gli esperimenti guidati dallo specchio avevano insegnato a controllarne le espressioni, a sembrare ora inquietante, ora malizioso, ora sentimentale; un leggero movimento del capo, una contrazione delle labbra, e lo zingaro corrotto si trasformava nel nobiluomo romantico. Sua madre era una Cherokee puro sangue, e da lei aveva ereditato i colori: la pelle color iodio, i liquidi occhi scuri, i capelli che teneva imbrillantinati, abbastanza folti da permettergli lunghe basette e una frangetta untuosa. I doni di sua madre erano evidenti: meno lo erano quelli del padre, un irlandese lentigginoso, dai capelli sale e pepe. Pareva che il sangue indiano avesse cancellato ogni traccia di stirpe celtica. Tuttavia le labbra rosee e il naso all'insù ne confermavano la presenza, insieme a una specie di malizia, di arrogante egocentrismo irlandese che spesso animavano la maschera cherokee e ne prendevano l'assoluto controllo quando egli suonava la chitarra e cantava".

Questo è un romanzo-documento. Diverso da qualsiasi altro. Forse per certi versi si avvicina a quello che ha inventato anni dopo Hunter S. Thomson con il suo Gonzo Journalism. Voglio dire una sorta di esperimento, una scrittura nella quale ti addentri obiettivamente/soggettivamente.

Mi fermo e vi invito a rileggere quello che ha scritto Ember qui sopra, soprattutto le ultime righe.

Edit: typos
 
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bouvard

Well-known member
La prima cosa che salta all’occhio leggendo questo libro è che non si tratta di un romanzo nel senso classico del termine. Infatti le storie raccontate da un romanzo o sono totalmente frutto della fantasia dell’autore, oppure questi prende spunto da fatti realmente accaduti per raccontare una propria storia che è quindi in parte frutto della sua fantasia, di sicuro comunque un romanzo non è mai un resoconto fedele, imparziale di un fatto realmente accaduto. A sangue freddo è invece proprio questo. Romanzo-reportage, romanzo-cronaca, romanzo-verità sono tante l’etichette con cui è stato definito, di sicuro è un libro innovativo nel suo genere, capace di mettere a disagio il lettore che ha l’impressione di assistere direttamente ai fatti narrati, tanto le descrizioni sono precise, dettagliate, meticolose. Non ci sono omissioni, non ci sono filtri. Ci sono solo i fatti nudi e crudi. Si può quasi dire che se gli assassini hanno commesso i loro crimini a sangue freddo, Capote ce li racconta a sangue altrettanto freddo. Sia chiaro non c’è un’attenzione macabra per i dettagli cruenti, c’è semmai la volontà di capire le ragioni di un crimine così efferato, di un atto che non ha alcuna giustificazione, c’è il tentativo di capire i meccanismi della mente umana così fragili e delicati che basta poco per farli deviare dalla “normalità”. E forse per tutto questo un’analisi imparziale, fredda e distaccata è necessaria.
“…la legge ci dice che stroncare una vita umana è male, ma poi la legge stessa dà il cattivo esempio. Il che è contro natura quasi quanto il delitto che punisce. Lo stato non ha diritto di infliggerla. Non serve a nulla. Non impedisce il crimine ma degrada semplicemente la vita umana e dà luogo ad altri delitti”. Già resta aperto quest’altro interrogativo: un delitto può esser punito con la pena di morte? Applicarla significa esercitare un atto di Giustizia o è invece semplicemente una vendetta legalizzata, nient’altro che un occhio per occhio?
Leggetevi questo libro per apprezzare la prosa ricca, elegante di Capote, ma soprattutto per riflettere e non dare niente per scontato, men che meno la vita.
 
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Denni

New member
Riporto ciò che è scritto nella prima di copertina dell’edizione Garzanti, perché trovo che renda perfettamente l’idea di cosa si ha davanti :
Resoconto giornalistico e racconto si fondono in un meccanismo narrativo perfetto

Il libro è ben scritto, Capote è conciso, la sua prosa è essenziale ma non per questo povera. Apprezzo la scarsità di dialoghi; lo scrittore non si limita a delineare le figure con qualche misero e banale aggettivo, le descrizioni sono attente e per nulla superficiali. Questo innalza il romanzo ad un piano superiore, che si differenzia dai soliti thriller sia perché si tratta di un resoconto di un fatto reale, che fa di questo libro un documento, sia per la buona scrittura. La storia non viene tracciata solo da fatti o dialoghi, ma da un analisi profonda dei temperamenti, dei ricordi e dei pensieri dei "personaggi". Interessante la parte dedicata agli esami psichiatrici di entrambi gli assassini. Truman lascia spazio alla soggettività di entrambi con la lucidità che denota tutto lo scritto. Perry tra i due è chiaramente quello che mi è restato maggiormente impresso, come credo sia capitato a molti che abbiano letto il libro. Lasciando da parte, se è possibile farlo, ciò che ha fatto, credo che sia stata una persona profondamente vera. Bellissimo quando viene riportata la lettera della sorella e l’analisi di Willie-Jay, altrettanto bello l’incontro con Dun Sullivan.
Per finire credo che questa lettura valga la pena farla sia per la scorrevolezza sia per gli innumerevoli spunti di riflessione che offre, in special modo riguardo alla pena di morte.
Consigliato.
 

Valuzza Baguette

New member
il mio secondo incontro con Capote è stato decisamente migliore rispetto al primo,infatti non avevo apprezzato questo autore con Colazione da Tiffany,ma in questo libro/resoconto giornalistico l'ho decisamente rivalutato.
Bellissimo,ben scritto,una prosa elegante,un libro ben scritto,appassionante.
Una capacità incredibile di fare immedesimare il lettore nei personaggi.
Ho apprezzato che nonostante l'argomento delicato non ci fossero particolari morbosi o tentativi di "idealizzare" le vittime della strage.
 

estersable88

dreamer member
Membro dello Staff
Da quando ho cominciato ad interessarmi più approfonditamente del mondo thriller mi è capitato spesso di imbattermi in "A sangue freddo" di Truman Capote. Questo romanzo, pubblicato per la prima volta a puntate nel 1965 e poi in volume nel 1966, mi era stato prospettato come imprescindibile per chiunque fosse, un minimo, anche solo un pochino, appassionato di questo genere letterario, così mi ero accinta a leggerlo già un po' di tempo fa, ma l'avevo abbandonato, perplessa, dopo poche pagine: mi era parso arido, freddo, distaccato, sicuramente impegnativo… insomma, non era il suo momento. Ero rimasta, però, con il cruccio di perdermi una lettura, a detta di tutti, fondamentale per un'appassionata di thriller e di True crime. Ebbene, ora che l'ho letto posso dire che… ne è valsa decisamente la pena! È vero, è un romanzo impegnativo, ma non è assolutamente arido, né freddo, né distaccato. È un romanzo-verità, espressione coniata proprio a partire da questo noir, pertanto è necessariamente realistico, con tutto ciò che questo comporta, trattandosi del racconto di una storia vera. Quello magistralmente ricostruito in queste pagine da Truman Capote è l'omicidio, tanto truce quanto sbalorditivo ed inspiegabile, di un'intera famiglia di quattro persone, avvenuto un sabato notte di novembre del 59 in una cittadina del Kansas. Le vittime sono, come ci dice Capote, le ultime persone che ci si sarebbe immaginati potessero essere uccise, tanto erano apprezzate e ben volute in paese. Gli assassini sono Perry Smith e Dick Hickcock e beh… se deciderete di imbarcarvi in quest'esperienza di lettura, avrete modo di conoscerli da voi, ammesso che si possa davvero arrivare a conoscerli. Noir, thriller psicologico, cronaca di un quadruplice omicidio, A sangue freddo è uno di quei libri che superano le etichette e si possono tranquillamente annoverare tra gli evergreen, i must, i libri da leggere almeno una volta nella vita se si vuole provare a fare i conti, una volta di più, con la perversità dell'animo umano. Consigliato, ovviamente.
 
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