Queneau, Raymond - Esercizi di stile

Un episodio di vita quotidiana, di sconcertante banalità, e novantanove variazioni sul tema, in cui la storia viene ridetta mettendo alla prova tutte le figure retoriche, i diversi generi letterari (dall'epico al drammatico, dal racconto gotico alla lirica giapponese), giocando con sostituzioni lessicali, frantumando la sintassi, permutando l'ordine delle lettere alfabetiche. Umberto Eco, nella prefazione, dichiara che per anni è stato tentato di tradurre questi racconti, perché erano ritenuti intraducibili, legati come sono al "genio" specifico della lingua francese. E infine la decisione: non si trattava di tradurre, ma di capire le regole del gioco che Queneau si era poste, e quindi giocare la stessa partita con un'altra lingua.
Divertente e utile per chi voglia ampliare il proprio repertorio linguistico. :mrgreen:
 

gio84

New member
una sfida anche per i traduttori!
é un po' che lo considero. mi sa che lo comprerò!
 

zolla

New member
stupendo!un'opera bellissima e piena di inventiva ogni tanto fanno anche delle riduzioni teatrali
 

Alfredo_Colitto

scrittore
A me è piaciuto molto il concetto (tipico di quegli anni), però il libro dopo un po' mi ha annoiato e ho cominciato a scorrerlo in fretta, leggendo solo qua e là. Interessante la traduzione di Eco, perché praticamente è una riscrittura.
In ogni modo un esperimento interessante.
 

Fabio

Altro
Membro dello Staff
L'ho iniziato questa notte. E' qualcosa di favoloso. L'esercizio arcobaleno, anagramma e metafore sono fantastici.

Di una creatività sublime.
Una bellissima scorpacciata di idee!
 

Lauretta

Moderator
Iniziato ieri sera e quasi finito....ma mi sento già di recensire..
sto giro sono d'accordo con Fabio; una bella idea, da Queneau me la dovevo aspettare. Avevo già letto alcune parti in passato, ma non sapevo fossere tratte da questo libro...finchè un lampo di genio mi ha trapassato il cervello (a volte capita) e ho ricollegato il racconto al libro.

Direi che ci vuole veramente una mente Sublime a scrivere per ben una novantina di volte la stessa storia in modi completamente diversi; alcuni veramente esilaranti....alla fine quest'uomo dal collo lungo mi stava anche simpatico.

infine vorrei aggiungere un "complimento" anche a Eco....perchè in alcuni casi non ha riportato fedelmente le parole di Queneau, ma si è inventato una nuova interpretazione della storia di testa propria. Comunque è un libro da tenere nel comodino...ogni tanto è bello sfogliarlo!!!
 

Vladimir

New member
Un invenzione geniale! Credo che sia l'opera più originale che mi sia capitata sotto mano. La struttura e il concetto mi ricorda la musica blues: tre accordi che si ripetonono ossessivamente e 5 note con cui improvvisare, ma nonstante la "penuria" di mezzi, il risultato non annoia mai, anzi è sempre fresco e interessante.
 

Teo82

New member
Il termine piu' consono per sintetizzare in una sola parola la portata del libro è GENIALE.
Immediatamente da immettere nelle scuole e nelle università. Subito.
 

alexyr

New member
sfortunatamente, in italiano è una pallida ombra di quello che è in lingua originale. Queneau sta al francese come Mozart alla musica. E' difficilissimo da tradurre.
magnifico libro, ça va sans dire.
 

elena

aunt member
Concordo con l’attributo maggiormente usato con riferimento a quest’opera ….. geniale!!!
E non parlo solo dell’indiscutibile capacità di Queneau di realizzare un testo incredibile, che spazia tra figure retoriche e giochi enigmistici vari in modo divertente e appassionante, ma anche di Umberto Eco che ha saputo non solo tradurre (cosa letteralmente irrealizzabile) ma anche penetrare nei meccanismi di un gioco complesso e intrigante.
Alcune parti sono così esilaranti che mi sono ritrovata con le lacrime agli occhi per le risate; altre decisamente complesse, difficili da comprendere anche dopo la lettura dell’ottima postfazione di Bartezzaghi.
Difficile commentare con parole un’opera tanto innovativa e acuta ……… se ne capisce il valore solo leggendola!!!
 

pigreco

Mathematician Member
Mi sento di concordare con Alfredo Colitto. Apprezzo moltissimo l'idea e la genialità dell'opera, però dopo circa metà libro ho cominciato a scorrere velocemente le pagine e una volta capito il "trucco letterario" passavo a quello successivo.

Ho scorso brevemente sia la traduzione di Eco sia l'originale in lingua francese. Ho forse perso più tempo a leggere l'introduzione al testo italiana scritta dallo stesso Eco che a leggere i 99 Esercizi.

Diciamo che nell'ambito delle invenzioni letterarie apprezzo di più un romanzo del tipo "Se una notte d'inverno un viaggiatore" che oltre alla sua genialità mi intriga fino alla fine anche per il suo contenuto che un libro (non direi romanzo) come questo che tolto l' (enorme) interesse prettamente stilistico non ha nient'altro da dire.

Sicuramente consigliato per la particolarità, ma niente di più.
 
Infatti, solo il bravissimo Calvino, ne Les fleurs bleues, poteva tradurre un capolavoro simile.
Adoro Queneau, una penna geniale. Mi dispiace non poterlo apprezzare in francese.
Dev'essere sublime.
 

Shoofly

Señora Memebr
Assolutamente da leggere "anche" in originale, perché la traduzione italiana proposta da Eco non è letterale.

Un esempio:

Composition de mots.

Je plate-d'autobus-formais co-foultitudinairement dans un espace-temps lutécio-méridiennal et voisinais avec un longicol tresseautourduchapeauté morveux. Lequel dit à un quelconquanonyme : « Vous me bousculapparaissez. » Cela éjaculé, se placelibra voracement. Dans une spatiotemporalité postérieure, je le revis qui placesaintlazarait avec un X qui lui disait : tu devrais boutonsupplémenter ton pardessus. Et il pourquexpliquait la chose.




diventa​

Parole composte

In una trafficora mi buspiattaformavo comultitudinariamente in uno spaziotempo luteziomeridiano coitinerando con un lungicollo floscincappuccato e nastrocordicellone, il quale appellava un tiziocaiosempronio altavociando che lo piedimpresse. Poscia si rapidosedilizzò. In una posteroeventualità lo rividi stazioncellonlazzarizzante con un caiotizionio impertinerntementenunciante l’esigenza di una bottonelevazione paltosupplementare. E gli perchépercomava.

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Per chi non lo avesse ancora letto ecco alcuni gustosi assaggini:

COMUNICATO STAMPA
Chi ha detto che il romanzo è morto? In questo nuovo e travolgente racconto l’autore, di cui i lettori ricorderanno l’avvincente “Le scarpe slacciate”, fa rivivere con asciutto e toccante realismo dei personaggi a tutto tondo che si muovono in una vicenda di tesa drammaticità, sullo sfondo di lancinanti pulsioni collettive. La trama ci parla di un eroe, allusivamente indicato come il Passeggero, che in mattina si imbatte in un enigmatico personaggio, a sua volta coinvolto in un duello mortale con uno sconosciuto. Nella allucinante scena finale, ritroviamo il misterioso personaggio dell’inizio che ascolta con assorta attenzione i consigli di un ambiguo esteta.
Un romanzo che è al tempo stesso di azione e di stranite atmosfere, una storia di terso e spietato vigore, un libro che non vi lascerà dormire.

VOLGARE
Aho! Annavo a magnà e te monto su quer bidone de la Esse – e ‘an vedi? – nun me vado a incoccià con ‘no stronzo con un collo cche pareva un cacciavite, e ‘na trippa sur cappello? E quello un se mette a baccaglià con st’artro burino perché – dice – je acciacca er ditone? Te possino! Ma cche voi, chi spinge! Chi, io? Ma va a magnà er sapone!
‘Nzomma, meno male che poi si va a sede.
E bastasse! Sarà du’ ore dopo, chi s’arrivede? Lo stronzo, ar Colosseo, che sta a complottà con st’artro quà che se crede d’esse er Christian Dior, er Missoni, che so, er Mister Facis, li mortaci sui! E metti un bottone de quà, e sposta un bottone de là, a acchittate così alla vitina, e ancora un po’ ce faceva lo spacchetto, che era tutta ‘na froceria che nun te dico. Ma vaffanculo!

TANKA
Il carro avanza
Sale con il cappello
Subito un urto
A sera a San Lazzaro
Questione d’un bottone.

GASTRONOMICO
Dopo un’attesa gratinata sotto n sole al burro fuso, salii su di un autobus pistacchio dove i clienti bollivano come vermi in un gorgonzola ben maturo. Tra questi vermicelli in brodo v’era una specie di mazzancolla sgusciata dal collo lungo come un giorno senza pane, e un maritozzo sulla testa che aveva intorno un filo da tagliar la polenta. E questa mortadella si mette a friggere perché un altro salame gli stava stagionando quelle fette impanate che aveva al posto degli zamponi. Ma poi ha smesso di ragionar sulla rava e la fava, ed è andato a spurgarsi su di un colabrodo divenuto libero.
Stavo beatamente digerendo nell’autobus dopopranzo, quando davanti al ristorante di Saint-Lazare ti rivedo quella scamorza con un pesce bollito che gli dava una macedonia di consigli sul suo copritrippa. E l’altro si fondeva come una cassata.
 
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