Assolutamente da leggere "anche" in originale, perché la traduzione italiana proposta da Eco non è letterale.
Un esempio:
Composition de mots.
Je plate-d'autobus-formais co-foultitudinairement dans un espace-temps lutécio-méridiennal et voisinais avec un longicol tresseautourduchapeauté morveux. Lequel dit à un quelconquanonyme : « Vous me bousculapparaissez. » Cela éjaculé, se placelibra voracement. Dans une spatiotemporalité postérieure, je le revis qui placesaintlazarait avec un X qui lui disait : tu devrais boutonsupplémenter ton pardessus. Et il pourquexpliquait la chose.
diventa
Parole composte
In una trafficora mi buspiattaformavo comultitudinariamente in uno spaziotempo luteziomeridiano coitinerando con un lungicollo floscincappuccato e nastrocordicellone, il quale appellava un tiziocaiosempronio altavociando che lo piedimpresse. Poscia si rapidosedilizzò. In una posteroeventualità lo rividi stazioncellonlazzarizzante con un caiotizionio impertinerntementenunciante l’esigenza di una bottonelevazione paltosupplementare. E gli perchépercomava.
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Per chi non lo avesse ancora letto ecco alcuni gustosi assaggini:
COMUNICATO STAMPA
Chi ha detto che il romanzo è morto? In questo nuovo e travolgente racconto l’autore, di cui i lettori ricorderanno l’avvincente “Le scarpe slacciate”, fa rivivere con asciutto e toccante realismo dei personaggi a tutto tondo che si muovono in una vicenda di tesa drammaticità, sullo sfondo di lancinanti pulsioni collettive. La trama ci parla di un eroe, allusivamente indicato come il Passeggero, che in mattina si imbatte in un enigmatico personaggio, a sua volta coinvolto in un duello mortale con uno sconosciuto. Nella allucinante scena finale, ritroviamo il misterioso personaggio dell’inizio che ascolta con assorta attenzione i consigli di un ambiguo esteta.
Un romanzo che è al tempo stesso di azione e di stranite atmosfere, una storia di terso e spietato vigore, un libro che non vi lascerà dormire.
VOLGARE
Aho! Annavo a magnà e te monto su quer bidone de la Esse – e ‘an vedi? – nun me vado a incoccià con ‘no stronzo con un collo cche pareva un cacciavite, e ‘na trippa sur cappello? E quello un se mette a baccaglià con st’artro burino perché – dice – je acciacca er ditone? Te possino! Ma cche voi, chi spinge! Chi, io? Ma va a magnà er sapone!
‘Nzomma, meno male che poi si va a sede.
E bastasse! Sarà du’ ore dopo, chi s’arrivede? Lo stronzo, ar Colosseo, che sta a complottà con st’artro quà che se crede d’esse er Christian Dior, er Missoni, che so, er Mister Facis, li mortaci sui! E metti un bottone de quà, e sposta un bottone de là, a acchittate così alla vitina, e ancora un po’ ce faceva lo spacchetto, che era tutta ‘na froceria che nun te dico. Ma vaffanculo!
TANKA
Il carro avanza
Sale con il cappello
Subito un urto
A sera a San Lazzaro
Questione d’un bottone.
GASTRONOMICO
Dopo un’attesa gratinata sotto n sole al burro fuso, salii su di un autobus pistacchio dove i clienti bollivano come vermi in un gorgonzola ben maturo. Tra questi vermicelli in brodo v’era una specie di mazzancolla sgusciata dal collo lungo come un giorno senza pane, e un maritozzo sulla testa che aveva intorno un filo da tagliar la polenta. E questa mortadella si mette a friggere perché un altro salame gli stava stagionando quelle fette impanate che aveva al posto degli zamponi. Ma poi ha smesso di ragionar sulla rava e la fava, ed è andato a spurgarsi su di un colabrodo divenuto libero.
Stavo beatamente digerendo nell’autobus dopopranzo, quando davanti al ristorante di Saint-Lazare ti rivedo quella scamorza con un pesce bollito che gli dava una macedonia di consigli sul suo copritrippa. E l’altro si fondeva come una cassata.