Awad, Mona - Tutto è bene

estersable88

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Miranda Fitch cammina sul filo della vita come un funambolo, in bilico tra amore per l'arte e orrore per la quotidianità. L'incidente che ha messo fine alla sua promettente carriera di attrice l'ha lasciata con un mal di schiena inestinguibile, un matrimonio fallito e una crescente dipendenza dagli antidolorifici. E adesso è sul punto di perdere il lavoro da regista teatrale al college. Decisa a mettere in scena "Tutto è bene quel che finisce bene" di Shakespeare, l'opera teatrale che le è stata promessa e che le è costata tutto, si trova ad affrontare un cast ribelle che vuole invece portare in scena Macbeth. Miranda vede scivolare via la sua possibilità di riscatto. È allora che incontra tre bizzarri benefattori che, misteriosamente, conoscono il suo passato e hanno una proposta allettante per il futuro: lo spettacolo andrà in scena, gli studenti rivoltosi avranno ciò che si meritano, e quei dolori invisibili e ignorati da tutti che l'hanno tenuta lontana dai riflettori verranno resi noti. Ma chi sono davvero? Angeli o demoni, presenze reali o spettri? Non importa. Del resto, cosa può davvero salvarci dai nostri mali se non la potenza dell'immaginazione? Se non il teatro, che ci permette di vivere almeno per un po' in un mondo parallelo dove gli equilibri si ristabiliscono, il senso di giustizia prevale, dove tutto è bene? Un romanzo che è un'esperienza mistica, ricco di ironia e tensione drammatica, permeato di inquietudine, maledizioni e infinita magia.

Beh, mi è capitato di leggere svariati romanzi particolari, surreali, strani, ma probabilmente finora non avevo ancora mai letto nulla che arrivasse al livello di delirio che ho riscontrato in quest'ultimo romanzo di Mona Awad. Siamo in un college del New England e un gruppo di studenti si appresta a preparare lo spettacolo annuale conclusivo del corso di teatro tenuto dalla professoressa Fitch. Lo fanno controvoglia, perché l'opera che la docente ha deciso di rappresentare non li coinvolge affatto: è "Tutto è bene quel che finisce bene" di Shakespeare, un'opera pressocché sconosciuta alla quale avrebbero certamente preferito il Macbeth. O non sarà forse proprio lei, Miranda Fitch, a non coinvolgerli affatto? Miranda era un'attrice con davanti a sé una carriera promettente, ma si è infortunata cadendo dal palco. Un'operazione all'anca e molti, molti dolori dopo, si ritrova – senza averne veramente titolo – ad insegnare teatro e fare la regista in quel college. Il dolore, però, le condiziona le giornate, le relazioni, la vita. Miranda oramai ha ceduto alla malia del dolore, se ne lascia sopraffare, sembra quasi crogiolarcisi. Tutti sembrano essere contro di lei, la collega invidiosa e subdola, gli studenti mediocri che la osteggiano e vorrebbero sabotarla, persino Grace, l'unica collega amica che aveva… ma una sera, un incontro apparentemente casuale sembra poter cambiare la situazione. Mentre è al bancone di un pub e cerca di alleviare il dolore con l'alcol, tre uomini le propongono una soluzione… E lei accetta, senza chiedersi niente, senza pensare alle conseguenze. E se questa misteriosa proposta potesse ridarle la sua vita? In una moderna rivisitazione del Dorian Grey, Miranda Fitch ci porta nei meandri di una mente scossa, provata, instabile, allucinata. Seguendo la sua parabola di apparente guarigione, analizziamo l'evoluzione del dolore, la sua dimensione prettamente mentale più che corporale, i compromessi cui è disposto a scendere chi crede di non poterlo più sopportare. Un ruolo chiave, in questa storia, è affidato all'immaginazione, al teatro come mondo parallelo che "guarisce" e consente di esternare tutti i propri sentimenti e combattere i propri demoni. C'è, inoltre, una percentuale di magia, se così vogliamo chiamarla, in queste pagine. A voi, qualora vogliate provare l'esperienza mistica che è leggere questo strano romanzo, scoprire perché.
 
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