Avati, Tommaso - Il silenzio del mondo

Trillo

Active member
Il silenzio del mondo, terzo romanzo di Tommaso Avati, tratteggia uno spaccato di vita di tre donne (nonna, madre e figlia) accomunate dall'essere non udenti, in un periodo temporale di quattro generazioni che vanno dal fascismo ai nostri tempi. Nelle storie personali delle tre donne, l’autore, anch’egli non udente, declina le ingiustizie e le difficoltà che i sordi hanno dovuto affrontare nel corso del tempo.

Il titolo del romanzo, al di là del naturale riferimento all'impossibilità dei sordi di percepire suoni e rumori, apre anche ad altri potenziali significati che si fanno strada durante la lettura: rimanda ad esempio al divieto imposto verso i non udenti di utilizzare la lingua dei segni, la loro lingua, autentica, incisiva, densa di significato, obbligandoli invece ad interagire attraverso un linguaggio, quello dell’oralità, che non gli apparteneva, e che quindi, si potrebbe dire, avrebbe reso ai loro occhi il mondo più silenzioso. In un'ottica di scissione tra mondo udente e non udente, indotta dai comportamenti ostili degli udenti e consolidata per reazione dai sordi, il silenzio del mondo è anche quello che nasce dall'impossibilità di comunicazione con un mondo ritenuto estraneo al proprio. Se poi nell'ottica del dualismo tra i due mondi prendiamo in considerazione il mondo degli udenti, allora il silenzio del mondo potrebbe anche essere inteso come l'indifferenza, la mancanza di considerazione, la discriminazione che il mondo udente ha mostrato verso i sordi, ritenuti inferiori e indegni. Dall'altra parte, se prendiamo in considerazione il mondo dei non udenti, allora il silenzio del mondo è anche interpretabile come quello con cui la comunità non udente ha dovuto subire le ingiustizie di cui sono stati oggetto. Significativo in questo senso è il riferimento al titolo del romanzo di Böll E non disse nemmeno una parola che, nel rimandare alla silenziosa accettazione di Gesù del suo destino della crocifissione, ritrae icasticamente la condizione di alcuni personaggi del romanzo che, non accettati né compresi neanche dai propri genitori, sono costretti a subire tacitamente le loro coercizioni o al contrario ad andare avanti senza l’aiuto di nessuno. Spingendosi ancora oltre, il silenzio del mondo potrebbe anche essere inteso come il silenzio del mondo interiore che ognuno di noi mantiene rispetto a temi a cui si è particolarmente sensibili e vulnerabili, e la cui mancata esternazione si riflette in un significativo mezzo di condizionamento della vita altrui, determinante nel definire e modificare i destini e le convinzioni delle persone, come accade per le storie dei personaggi di questo romanzo. Il silenzio quindi inteso non solo come assenza di suono ma anche come barriera con un mondo estraneo e con cui non c’è possibilità di comunicazione, oppure come indifferenza e discriminazione, o ancora come passiva e rassegnata accettazione, o anche come verità celate che condizionano vite intere.

Al linguaggio come mezzo di comunicazione e di aggregazione, il romanzo ne affianca l’importanza - anche nella forma elementare di una basilare lingua dei segni originata a mo’ di argot di una comunità locale - come strumento di sviluppo della cognizione di sé e del circostante, come mezzo di identificazione delle cose, che consente di distinguerle, di creare interconnessioni, e quindi di definire e sviluppare il pensiero, una coscienza, una mente critica.

Una delle caratteristiche messe in luce dall'autore è anche il fatto che, l'aver accesso esclusivo al significato delle cose attraverso l'uso dei segni e il suo peculiare modo di veicolare messaggi plasmando forme e movimenti nello spazio, fa sì che un handicap come la mancanza di udito risulti nello sviluppo di una spiccata sensibilità visivo-spaziale che porta i non udenti a saper cogliere e interpretare micro-espressioni, impercettibili movimenti o cambiamenti, altrimenti impossibili da afferrare per gli udenti, cosa che, ribaltando i punti di vista, si configurerebbe come un handicap rispetto alle potenzialità di chi difetta dell'udito. Allo stesso modo, la costante rappresentazione gestuale delle cose favorisce una particolare capacità di adattamento, accoglimento e flessibilità rispetto a nuovi schemi geometrico-spaziali di organizzazione e strutturazione delle cose. Esempio significativo è il modo con cui la (futura) nonna, a differenza di sua madre, è subito in grado di adattarsi alla grandiosità della capitale quando vi si trasferiscono dopo che la loro vita e il loro mondo erano stati fino ad allora solo quelli dell'umile villaggio di campagna da cui provenivano.

Nel fare emergere questi molteplici temi insieme alle storie delle tre donne in un arco temporale di quasi un secolo sembrerebbe trattarsi di un pesante romanzo di mille pagine, e invece tutto si svolge in poco meno di duecento pagine. Se questa è una cosa che istintivamente, mentre leggevo, mi lasciava insoddisfatto, perché determina inevitabilmente dei buchi narrativi anche di parecchi anni tra i vari episodi raccontati, oltre ad un mancato approfondimento di storie, temi e personaggi, a posteriori penso che sia stato un buon modo con cui raccontare, senza appesantire, le varie generazioni con le loro peculiarità e quelle del tempo in cui vivono, per fornire spunti di riflessione senza cadere nel retorico e nel patetico, e anche per amalgamare le figure delle tre donne, tracciandone un filo indissolubile che le mantiene continuamente legate fra loro, pur nella loro evoluzione e in quelle del loro contesto.

Il silenzio del mondo è un romanzo scritto con cura, delicatezza, con una chiarezza espositiva che, come il linguaggio dei segni, è in grado di riprodurre le immagini con vividezza, e con una ricchezza di dettagli in grado di calare il lettore con precisione nel contesto e momento in cui si svolgono. È scorrevole e mai scontato, presenta diversi spunti, tante piccole svolte e alcuni passaggi di particolare slancio emotivo che contribuiscono a coinvolgere il lettore e a mantenere sempre vivo l'interesse per la storia.

Letto sulla base di una segnalazione di Minerva6 che mi aveva incuriosito, è stata una bella lettura e una piacevole scoperta di un autore che non conoscevo e di cui sarebbe interessante leggere gli altri romanzi.
 
Alto